Il congresso A.I.MAN. era parte della seconda edizione del Summit Italiano per la Manutenzione, tenutosi il 2-3 ottobre scorso presso il quartier generale della Lavazza. Ho trovato molto interessante l’epilogo di queste giornate, che riportano al titolo di questo breve resoconto. C’è stata una svolta? Un salto quantico? Un passaggio di stato?
Per capire meglio facciamo una breve passeggiata nella storia recente di A.I.MAN.
Tre anni fa, nell’estate 2016, Saverio Albanese è il nuovo Presidente A.I.MAN., Franco Santini, l’ultimo “grande vecchio della manutenzione”, se ne va. Si chiude così un lungo periodo di transizione, che ha visto il passaggio del testimone dalla “vecchia guardia” ad un nutrito gruppo di giovani ingegneri che, a diverso titolo, sono la struttura portante del Consiglio Direttivo. Un salto generazionale che col tempo ha portato A.I.MAN. a inglobare i principali mantra di questa stagione “liquida”, dove siamo ancora nella terra di mezzo, presi fra il non più che se ne va e il non ancora che stenta ad arrivare.
A.I.MAN. ha rappresentato bene questa transizione, forse arrivata ai vertici della nostra Associazione tardivamente, ma arrivata in tempo per far vivere ad A.I.MAN. questi mutamenti tecnologici da protagonista.
Conobbi praticamente tutti i manutentori d’antan che orbitavano attorno ad A.I.MAN., e ne fui anche per lungo tempo loro collega, ad eccezione di Carlo Enrico Oliva, che se ne andò prima del 1982, anno in cui feci la mia prima apparizione in Associazione. Ricordo la grande passione e l’amicizia di Renzo Davalli e Giuseppe Meneguzzo, compagni di tante avventure, e poi Franco Cangialosi, Vittorio Emmanuele, Djiell Vinjau, Franco Santini, Luigi Grugnetti, Giorgio Miani, per non parlare dell’amico, collega, socio, testimone di nozze, Luciano Furlanetto e tanti altri, molti dei quali ci hanno lasciato da tempo.
C’è sempre stato un interesse particolare in A.I.MAN. per la sostenibilità ambientale, come si chiamerebbe oggi, fin dal “Manuale della Manutenzione degli Impianti Industriali”, che Franco Angeli pubblicò nel 1974.
Il manuale, primo libro sulla manutenzione in italiano, scritto da italiani, fra le prima pagine riportava una sintesi de “I Limiti dello Sviluppo” (ed. Italiana, Mondadori, EST, 1972), un progetto del MIT coordinato da Donella Meadows, ed elaborato per conto del Club di Roma, fondato da Aurelio Peccei. Una testimonianza “primordiale” dell’interessamento di A.I.MAN. alle tematiche ambientali con una assoluta consapevolezza dei limiti delle risorse e del nostro pianeta. Limiti che furono poi confermati dalla crisi petrolifera del 1973, dove gli italiani misurarono la scarsità delle risorse non rinnovabili, con le domeniche a targhe alterne e lunghe passeggiate a piedi.
Nel 2008, la pubblicazione di “Cultura di Manutenzione” (scritto da quattro componenti del Consiglio Direttivo A.I.MAN. di allora: Cattaneo, Di Sivo, Furlanetto, Ladiana), che già nella prefazione recita «… quattro saggi riuniti in un quaderno… attraversati dall’attualissimo tema della sostenibilità presente come una “radiazione fossile” in ogni aspetto della manutenzione».
A.I.MAN. ha sempre avuto il senso del limite, al punto da coordinare con il Censis, un meraviglioso convegno “Produrre non basta!”, tenutosi a Roma verso la fine degli anni Ottanta. Successivamente dedicò ben due congressi il XXIII nel 2008 e il XXIV nel 2012, rispettivamente ai limiti dello sviluppo, e alla sostenibilità.
Non si può dire quindi che l’Economia Circolare citata dal Presidente qualche settimana fa sia un argomento nuovo o alieno per A.I.MAN.
Tuttavia, è la modalità, il senso di un sentire moderno e in sintonia con questi tempi di grandi incertezze, dove Greta e i FFF (Friday for Future), si contrappongono a testimoni eccellenti, anche premi Nobel, che minimizzano le loro tesi. Quel “come osate?” che Greta ha sparato nella sessione plenaria dell’ONU come un imperativo categorico. È sentire moderno di una A.I.MAN. che è arrivata in partita.
Ecco alcune dichiarazioni rilasciate nel corso del Summit dal Presidente A.I.MAN., Saverio Albanese: «Il modello della Economia Circolare si basa proprio sul riutilizzo, sul riciclo sulla rigenerazione degli asset che devono raggiungere il massimo fattore di utilizzo senza nessun ulteriore dispendio di risorse e quindi senza nessun impatto ambientale».
Ma non esprime solo un suo parere, infatti in una sintesi delle due giornate di Summit, sempre Albanese dice: «Quello che emerge in questi due giorni di incontri è un profondo senso di urgenza che ci motiva a muoverci subito verso un fronte comune. Le risorse di questo pianeta sono assolutamente limitate dobbiamo identificare dei modelli di business circolari che permettano di ridurre l’impatto ambientale e di mantenere e preservare questo pianeta».
Curiosamente qualche giorno fa, il 19 di ottobre, cadeva la Giornata Mondiale della Riparazione, uno dei capisaldi della manutenzione, fin dai primordi. Si dovrà arrivare alla rivoluzione industriale per muovere lentamente la manutenzione dalla riparazione verso altre mete. L’ingegneria di manutenzione si sviluppò a partire dal periodo fra le due guerre fino ad oggi, e non è ancora finita.
E come impatta la riparazione sulla Economia Circolare?
In buona sostanza i percorsi per ridurre i flussi dei rifiuti sono principalmente tre: aumentare la longevità dei sistemi (o beni patrimoniali o asset, ma noi preferiamo il termine fisico di sistemi), in modo da ridurre nel tempo il numero dei sistemi rottamati; trasformare i rifiuti in risorse riutilizzabili (le cd materie prime seconde); trasformare i rifiuti in energia.
La riparazione e in subordine la manutenzione, interviene in modo decisivo sulla longevità dei sistemi, infatti, con sapienti sostituzioni di componenti “buoni come nuovi”, è possibile tendere verso la vita eterna. Poi ci sono altri ostacoli come avranno notato i più assidui lettori della nostra rubrica, ma in prima approssimazione se si riescono a fare opportuni upgrade tecnologici che scongiurano l’obsolescenza tecnica, la longevità di un sistema può essere tranquillamente raddoppiata o triplicata, con conseguente riduzione della massa dei rifiuti.
Va da sé che se mancano o non sono sufficientemente disponibili le competenze per eseguire le riparazioni il cerchio si spezza e l’Economia Circolare anche.
Un buon motivo per stimolare la partecipazione a scuole professionali o istituti tecnici tecnologici che purtroppo, in Italia (ma fino a qualche anno fa anche negli USA), sono il settore scolastico maggiormente in crisi nell’istruzione superiore di secondo grado.
Ecco quindi che la presa di posizione del nostro Presidente verso l’Economia Circolare e la longevità dei sistemi, diviene quindi un fenomeno importante, nuovo, rimarchevole, un indice del percorso individuato dal nuovo gruppo dirigente A.I.MAN. che vede aderire l’Associazione a quel non ancora di cui stiamo aspettando tutti qualche segnale per iniziare ad uscire dalla terra di mezzo e risalire la collina del XXI secolo.
Il 2019 volge al termine, per A.I.MAN. è l’anno della svolta. Una svolta che trae forza ed energia dal lavoro sistematico della nostra rivista Manutenzione Tecnica & Management e dall’impegno del suo editore TIMGlobal Media da sempre sostenitore dell’Associazione e foriero di nuovi sviluppi per la manutenzione. Non una mosca cocchiera ma avanguardia e laboratorio culturale indispensabile sia nella elaborazione sia nella comunicazione di quel dominio sempre più complesso di valori e contenuti che formano il corpus disciplinare della manutenzione.
Maurizio Cattaneo