Bruno Sasso è Responsabile trasporti A.I.MAN., membro Commissione manutenzione UNI e Presidente del settore trasporti della stessa Commissione. Dal 1997 è collaboratore della Rivista Manutenzione & Asset Management. Prima Consigliere, poi Segretario Generale dal 2018 al 2021 e attualmente Presidente dell’Associazione per il biennio 2022-2023.
Ing. Sasso, innanzitutto complimenti per la nomina a Presidente A.I.MAN. Quali sono le sensazioni per questo importante incarico in A.I.MAN.? E cosa cambierà o è già cambiato rispetto ai suoi precedenti ruoli all’interno dell’Associazione?
Grazie. Essere stato chiamato a ricoprire questo ruolo nell’immediato ha suscitato in me sentimenti contrastanti. Da un lato, gratitudine ai consiglieri che mi hanno eletto all’unanimità e soprattutto per le loro parole di incoraggiamento, di appoggio, e – perché no – di speranza per l’Associazione. Dall’altro, timore di non essere all’altezza dell’incarico, delle aspettative e degli obiettivi che dentro di me mi sono dato. Ma poi si deve guardare avanti, i momenti in cui viviamo richiedono lo sforzo di tutti. Rispetto poi ai miei precedenti ruoli: molto è già cambiato e molto ancora cambierà, sia perché non avrò più ruoli operativi (Trasporti, SC4 UNI), sia perché dovrò indirizzare la mia attività alla gestione dell’Associazione, coinvolgendo sempre più consiglieri e soci.
Quali sono i suoi obiettivi come Presidente dell’Associazione? Qual è la strada che vuole che A.I.MAN. Intraprenda nei prossimi due anni?
Parto dallo slogan con cui ho aperto la mia presidenza: “A.I.MAN. per i manutentori”. Significa coinvolgere A.I.MAN. nella realtà sociale e industriale del nostro Paese, metterla al servizio dei manutentori a tutti i livelli e in particolare rivalutare la loro posizione, da sempre considerata cenerentola nel mondo variegato delle aziende di produzione e di servizio. Il primo passo fatto in questa direzione è stato quello di commissionare al Centro Studi di Confindustria una indagine sul mondo dei manutentori. Il secondo sarà quello di attivare una interlocuzione continua con le Aziende per far comprendere appieno cosa significa il ruolo della manutenzione e il supporto culturale in questa direzione che A.I.MAN. può fornire.
A.I.MAN. deve calarsi nella società con un assetto distribuito nei vari livelli delle attività industriali e di servizio. Per questo, una delle prime attività è stata quella di strutturare A.I.MAN. con delle sezioni operative (Trasporti, Sicurezza, 4.0, Service, Infrastrutture, Distribuzione, Formazione, Aeroporti). Tutti i soci A.I.MAN. sono chiamati a contribuire, con la loro disponibilità di tempo e con le loro competenze, alla diffusione “culturale” della manutenzione, a fare sì che parlare di manutenzione sia parlare di futuro. Infatti, ogni iniziativa compatibile con i principi dell’Associazione è benvenuta.
Alle Aziende chiediamo di associarsi ad A.I.MAN. non per vantarci di avere aumentato i soci ma perché queste possano trovare nell’Associazione le risposte, gli indirizzi, le informazioni per le loro problematiche di manutenzione; perché possano comprendere che “fare bene la manutenzione fa bene alla Manutenzione” non è solo uno slogan; ma soprattutto, perché approcciare nel modo giusto le attività manutentive comporta un migliore ritorno degli investimenti, una ottimizzazione dei costi, in definitiva, un business in un settore che fino a pochi anni fa era considerato passività da subire e se possibile da tagliare.
E ancora, ulteriore obiettivo: creare un network di Associazioni che siano interessate in qualche modo alla manutenzione e valutare con loro le modalità di collaborazione. Abbiamo iniziato, in tale direzione, a stringere importanti accordi con UNI, AIAS e HUNTERS GROUP e altri ne abbiamo in corso.
Quale è, secondo lei, e quale deve dev’essere il ruolo che la manutenzione è chiamata a ricoprire oggi nelle aziende?
In troppe realtà la manutenzione è vista ancora come un male necessario, un costo da contenere il più possibile. Ci troviamo di fronte a una sfida culturale enorme in cui A.I.MAN. può e deve fare la sua parte. Guardando avanti, la risposta a questa domanda chiama in causa il concetto di Asset Management. Gestire correttamente un asset significa in generale impostare determinate attività che da un lato proteggano il business aziendale, e che dall’altro abbiano come obiettivo/responsabilità la sostenibilità (della società, dell’ambiente). Garantire affidabilità, integrità tecnica e operatività di un bene aziendale significa assolvere a una funzione pubblica, in conformità con le normative vigenti, nel rispetto dell’ambiente, in tutela delle persone coinvolte e delle varie componenti delle comunità in cui l’azienda è insediata o su cui produce i suoi effetti.
La Manutenzione si deve quindi porre come uno dei pilastri, assieme all’ingegneria, della gestione di un bene in quanto deve dare: garanzia della continuità delle attività; opportunità di risparmiare in termini economici ottimizzando costi e tempi di manutenzione dell’intero ciclo di vita del bene; possibilità di prolungare la durata del bene e quindi la sua operatività.
Parliamo del capitale umano e delle persone. In un mondo dove la digitalizzazione la fa sempre più da padrona che ruolo ha il manutentore e quanto spazio occupa chi lavora in prima linea per la risoluzione dei problemi?
L’argomento richiederebbe una trattazione molto ampia e non si può esaurire in poche righe. La professionalità con cui agisce un sistema manutentivo è la somma di una complessità di valori legati alle capacità gestionali e organizzative, oltreché alle conoscenze tecniche e tecnologiche. Fermo restando che i principi della manutenzione non cambiano, le nuove tecnologie impongono anche ai manutentori un salto culturale fondamentale, dove la persona è chiamata prima di tutto a usare il cervello. Nel futuro, quindi, non è in discussione il ruolo del manutentore, come l’enfasi posta in passato sul paradigma 4.0 poteva aver fatto pensare, ma come questo ruolo può e deve evolversi sfruttando gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione (come la realtà aumentata). Si dovrà parlare di collaborazione uomo-macchina e non di sostituzione del lavoro umano.
In definitiva, cambierà il mondo del lavoro, al quale verranno aggiunti nuovi ruoli e maggiormente specializzati: l’impiego delle intelligenze artificiali infatti è volto a favorire il lavoratore, non ad eliminarlo. Semplicemente si prevede una ridefinizione delle attività umane all’interno di un contesto di collaborazione con le macchine (cobot, robot collaboranti).
Il tema della digitalizzazione e dell’Industry 4.0 è ormai pane quotidiano per le aziende. Quanto questo aspetto ha influenzato e sta influenzando la manutenzione? E soprattutto, come è cambiato il ruolo del manutentore dopo questa trasformazione?
Adottare efficacemente strumenti e tecnologie dell’Industria 4.0 richiede di cambiare l’operatività in modo sostanziale, ragionare con mentalità più veloce, più globale, più indirizzata al cambiamento e soprattutto smettere di ragionare in modo lineare e addizionale come si è – tradizionalmente – sempre fatto. Ciò significa che è necessario dotarsi di nuove competenze e raggiungere un livello più alto di coinvolgimento e di partecipazione dei lavoratori nei processi produttivi. Lo sviluppo delle competenze non è più basato su una struttura nella quale operano i più bravi ma su di un sistema spinto dall’offerta di nuove tecnologie insite nelle entità (beni o servizi) che vengono acquisite dall’impresa. Questo cambio di paradigma non è stato ancora sviluppato completamente nelle organizzazioni della manutenzione. La formazione continua, il learning by doing, non sono più mode ma sono strumenti indispensabili per poter ottenere risultati accettabili.
Le organizzazioni che eseguono manutenzione devono porsi il problema dello sviluppo continuo delle competenze. Lungi dal poter ormai programmare l’inserimento delle nuove tecnologie solo con opportuno sviluppo cognitivo, devono ormai operare con le difficoltà già ampie del mantenimento competenze e si devono ora misurare con le spinte tecnologiche esterne che sono continue e associate all’acquisizione di una qualunque nuova entità.
Quindi l’apprendimento diventa più importante dell’efficienza cognitiva e questo deriva dal fatto che non è più l’organizzazione a scegliere i tempi del rinnovo tecnologico, in un ambiente tecnologico stabile, ma si deve adattare ai tempi dell’ambiente continuamente a modifiche continue caotiche.
Il manutentore, se vuole “sopravvivere” dovrà riqualificarsi come risorsa umana all’interno del contesto industriale. Un operaio che sarà sollevato dalla manutenzione ordinaria potrà elevare le proprie competenze e dimostrare la propria creatività. E l’azienda ne trarrà beneficio, in termini di un time-to-market più immediato e di un business più agile.
Si parla, sempre più spesso, di formazione dei manutentori e di academy aziendali. Cosa può fare A.I.MAN. per i manutentori in questo senso?
L’argomento formazione è sempre stato affrontato in relazione ai diversi aspetti della Manutenzione, dando per scontato che ne fosse da tutti riconosciuta e accettata l’importanza. Così non è, come purtroppo continuiamo a vedere. Ma soprattutto, con il rinnovamento in atto in tutti i settori industriali e non (paradigma 4.0), anche in Manutenzione diventa fondamentale possedere, a tutti i livelli, le opportune conoscenze ed essere in grado di governare e utilizzare le nuove tecnologie. La situazione attuale, sotto gli occhi di tutti, richiede nuovi modi di pensare e di operare per la gestione delle unità organizzative che si occupano di manutenzione.
Posta la capacità di reperire nuove tecnologie con progetti mirati, cosa che rimane un fatto e un elemento qualificante, sono presenti, nell’agenda dei manutentori, temi urgenti che richiedono scelte realmente strategiche: mantenimento delle competenze, sviluppo delle competenze, adeguamento culturale continuo.
Con la costituzione della Sezione Formazione, A.I.MAN. si pone come riferimento strategico e supporto di tutte le realtà che erogano formazione nel campo manutentivo, siano esse Centri di Formazione, Academy aziendali o Associazioni in cui il tema Manutenzione, pur non centrale, riveste una sua importanza. Particolare attenzione sarà riservata inoltre alla formazione dei giovani con il progetto “A.I.MAN. per la scuola”.
Passando invece a parlare della rivista Manutenzione & Asset Management. Quanto è strategica come Organo Ufficiale di un’Associazione come A.I.MAN.? Sotto il suo coordinamento, e con le direzioni Macchi e De Carlo, la linea tracciata è stata quella dell’Asset Management. I contenuti tecnici manterranno questa direzione?
La rivista è assolutamente strategica per la nostra Associazione, non solo per rendere pubblica l’immagine di A.I.MAN. e la sua missione culturale, ma soprattutto per indicare e sviluppare i nuovi indirizzi della manutenzione, evidenziati dai Comitati Tecnico Scientifici di A.I.MAN. e della rivista. Il CTS della rivista non è solo di facciata, ma è un organismo fondamentale per elaborare queste prospettive mettendo assieme gli aspetti teorici e le applicazioni pratiche delle attività manutentive. La rivista quindi non si pone solo come cassa di risonanza di quello che succede nel mondo della manutenzione ma ha l’ambizione di essere partecipe e attore soprattutto della sua evoluzione.
Si dovrà inoltre ragionare su come Manutenzione possa e debba evolversi, sia nella sua forma cartacea che in quella digitale. Per il momento si sta sperimentando la pubblicazione di articoli in lingua inglese in ottica di diffusione oltre i confini nazionali e dell’evento Euromaintenance, che si terrà in Italia nel 2024.
Per quanto riguarda i contenuti tecnici, ferma restando l’attenzione sull’Asset Management e i suoi vari aspetti per sottolineare l’importanza della manutenzione, ci si dovrà muovere su tre importanti direttrici e cioè: il Servizio di Manutenzione, l’evoluzione 5.0 e tutto quello che comporta e la sostenibilità. Aspetti che sono comunque in stretta correlazione fra loro.
Guardando al futuro di A.I.MAN., cosa si sente di augurare alla sua Associazione?
Vorrei promuovere e affermare l’importanza di A.I.MAN. nella nostra società, partendo dall’assunto che la manutenzione non è fine a sé stessa, un mondo chiuso, ma deve interessare nelle modalità opportune tutte le attività di produzione e servizi di un’Azienda. A.I.MAN. deve quindi fornire le linee guida delle azioni manutentive in collaborazione con le altre Associazioni interessate e deve essere di supporto per queste entità. Pensiamo solo all’aspetto normativo. In molte Commissioni Tecniche di UNI la manutenzione poco o tanto è presente, ma non A.I.MAN. Ed è necessario che anche la nostra Associazione sia presente con i suoi rappresentanti.
Auguro ad A.I.MAN., ai consiglieri, ai soci la voglia e la forza di proseguire in questa direzione. I primi risultati sono incoraggianti, ma la strada oltre che impervia è ancora lunga.
Per fare comprendere l’importanza della manutenzione non bastano i casi eclatanti degli ultimi anni (dall’incidente di Viareggio, al ponte di Genova, alla funicolare del Mottarone) o i casi di incidenti spesso mortali che giornalmente vengono registrati, dove si è messo sempre l’accento sugli aspetti negativi, sulla “mancanza” di manutenzione, chi doveva fare e non ha fatto. Cercare i responsabili dopo, anche se dovuto penalmente o civilmente, può essere una cosa sterile. È necessaria un’opera di convincimento e coinvolgimento in senso positivo di tutti gli attori interessati. Questa deve essere la missione strategica di A.I.MAN.