Alcune nuove (e vecchie) sfide della manutenzione aziendale

  • Maggio 28, 2014
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    Alcune nuove (e vecchie) sfide della manutenzione aziendale

In questi tempi di crisi profonda e di riorganizzazione aziendale la manutenzione degli asset aziendali può contribuire in modo determinante al raggiungimento delle efficienze necessarie per rendere remunerativi i processi di produzione.

 

Negli ultimi anni i contesti aziendali sono mutati in maniera sostanziale, e questo pone la manutenzione di fronte a sfide nuove, delle quali accenneremo più avanti.

 

Peraltro le differenti indagini che ripetutamente sono state condotte in questi ultimi anni da vari enti ed associazioni (e.g. Osservatorio TeSeM) hanno mostrato come la manutezione fatichi ad adeguarsi a standard e metodologie la cui bontà è oramai consolidata da diversi anni di applicazione sul campo.

 

Brevemente si possono ricordare alcuni dei pilastri fondamentali che consentono alle aziende di conseguire dei buoni risultati in termini di disponibilità e di costi di mantenimento degli asset.

 

La misura oggettiva delle performance attraverso un opportuno set di indicatori (i.e. disponibilità, OEE, predictability, etc.) ed il tracciamento di poche ma importanti informazioni a seguito degli interventi correttivi e preventivi effettuati  (i.e. data e ora del guasto, durata dell'intervento, materiali sostituiti, causa presunta, etc.) rappresenta un punto di partenza fondamentale per una reale conoscenza del comportamento di un sistema complesso e può quindi consentire la scelta di efficienti politiche manutentive, e soprattutto la valutazione degli effetti che esse producono effettivamente.

 

La reale integrazione fra l'ente manutenzione e l'ente operativo (tipicamente la produzione) è un'altra sfida oramai focalizzata da anni, che se da un lato può rappresentare un vero valore aggiunto per la gestione degli asset, d'altro canto sconta ancora dei significativi problemi di mentalità che fanno in modo che troppo spesso non ci sia la necessaria collaborazione e soprattutto una visione "di insieme" del sistema che si deve utilizzare e gestire.

 

Questa integrazione fra manutenzione e produzione, per quel che concerne le politiche di manutenzione, dovrebbe agevolare il contenimento dell'approccio correttivo a favore  della implementazione massiccia delle politiche preventive e ispettive all'inseguimento dell'oramai mitologico rapporto 20/80.

 

Venendo alle nuove sfide, in questa sede si vuole semplicemente fornire qualche spunto di riflessione e stimolo.

 

Nonostante la questione sia sul tavolo da diverso tempo ormai, ancora molto strada appare quella da percorrere nella direzione delle strategie manutentive su condizione: la tecnologia attuale mette a disposizione robuste catene di misura di una serie molto ampia di parametri, peraltro è ancora di difficile correlazione il segnale "debole" raccolto con lo stato affidabilistico dei componenti.

 

Un altro aspetto rilevante, che può rappresentare un interessante terreno di lavoro futuro per la manutenzione è quello dell'efficientamento energetico dei sistemi (e.g. elettrici, termici, etc.), ad oggi spesso affrontato senza il coinvolgimento dell'ente che gestisce quotidianamente gli apparati.

 

Infine con l'introduzione della direttiva europea 2008/98/CE si si è introdotta una fase nuova nella gestione dei rifiuti: la preparazione al riutilizzo, cioè quell'insieme di attività che consentono di reimpiegare i beni prodotti per un nuovo uso.

 

In questo senso nasce una nuova sfida e un nuovo ambito di applicazione per la teoria della affidabilità e per le scelte che attengono alle politiche di manutenzione. Diventerà sempre più rilevante costruire modelli efficaci per la valutazione della vita residua dei beni (e.g. apparecchiature elettriche ed elettroniche, beni strumentali in genere, etc.)  anche connessi al loro rendimento energetico e all'impatto ambientale legato al loro riutilizzo.

 

In questo numero della rivista si possono trovare, tra gli altri, alcuni interessanti articoli che trattano alcuni aspetti citati in questo breve commento, in particolare la necessità di oggettivare le prestazioni, di integrare produzione e manutenzione nelle politiche di mantenimento e l'opportunità di costruire modelli affidabilistici per la previsione e gestione del fine vita dei beni.

 

 

Alberto Regattieri,

Dipartimento di Ingegneria Industriale  - Università di Bologna

 

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