Riprendiamo le conclusioni dell’editoriale di direzione del numero di dicembre per alcune considerazioni sul ruolo dell’Ingegneria (non solo di manutenzione) nella gestione del ciclo di vita di un Asset.
«Il focus si sposta adesso sulla più grande immagine della gestione del ciclo di vita dell’asset (l’asset lifecycle management), includendo diversi elementi come una visione strategica di gestione degli asset, e la gestione del rischio, per indirizzare le decisioni sotto un approccio integrato che promuove la generazione di valore in risposta alle diverse esigenze “centrate” sull’asset.
Obiettivi di profittabilità del business e di prestazione delle operations, garanzia di sicurezza e protezione ambientale e, ultimo, non meno importante, ruolo fondamentale del fattore umano per poter competere nella gestione degli asset industriali, diventano tutti ingredienti che possono essere affrontati, ponendo l’asset al “centro” della disciplina e processo di management».
Se poi si vanno a vedere i requisiti di Asset Management descritti nella ISO 55000, fra i tanti si legge che l’Asset deve essere “attuato e mantenuto”. Il sistema richiede quindi un nuovo approccio manutentivo, basilare per la dinamicità degli approcci e la definizione delle priorità da assegnare agli interventi.
In particolare il contributo della Manutenzione deve portare a:
1. Determinazione dell’ambiente di vita e delle effettive condizioni di utilizzo, cioè individuazione delle specificità e criticità dell’esercizio. Non solo quindi un profilo di missione genericamente definito, ma tutti i parametri che in qualche misura hanno influenza e sono significativi per il sistema manutentivo.
2. Definizione delle esigenze di affidabilità e manutenibilità. Chi acquista deve avere ben chiaro e definire in capitolato le caratteristiche funzionali del prodotto (che poi generano le specifiche di progetto) in grado di soddisfare compiutamente l’esercizio.
3. Realizzazione di un programma di manutenzione mirato, che discende dalle informazioni tecniche del Costruttore ma che deve essere sviluppato dal manutentore sulla base di dati storici, dell’esperienza consuntivata e del programma di utilizzo che l’esercizio adotterà.
Questo per valutare compiutamente:
1. Effetti prodotti dal guasto dei beni sulla produttività aziendale, sulla sicurezza del personale, sulla conservazione dell’ambiente.
2. Obiettiva necessità e possibilità di applicare al bene (o parte di esso) considerato critico una determinata politica di intervento in funzione delle modalità di guasto e dell’esistenza di segnali deboli (diagnostica).
3. Convenienza economica ad implementare la politica individuata, aggiornamenti organizzativi e varianti tecniche nell’ottica del costo del ciclo di vita (LCC) del bene.
In definitiva la Manutenzione assume un ruolo fondamentale nell’Asset Management e nella sua componente di Asset Integrity. Un piano di Asset Integrity è determinante sia per gli aspetti legati alla sicurezza sia per traguardare gli obiettivi produttivi e tenere vivo un piano strategico di sostenibilità nel medio/lungo periodo e comunque per tutta la vita attesa dell’Asset.
Nuovo ruolo dell’ingegneria
Tenere in piedi quanto sopra descritto è il nuovo ruolo dell’Ingegneria.
Non più Ingegneria di Manutenzione, ma strumento basilare ed ineludibile per fare sì che l’Asset resti in condizioni tali da consentire di realizzare gli obiettivi aziendali in sicurezza, efficacia, efficienza.
Stiamo assistendo ad un graduale cambiamento e superamento dell’Ingegneria di manutenzione come finora definita nei sacri testi verso una forma di Ingegneria che potremmo definire di affidabilità e disponibilità dell’Asset e che quindi deve essere presente in tutte le fasi del ciclo di vita.
La figura 1, tratta dalla norma UNI 11454, e che esemplificava il legame tra manutenzione e progettazione, diventa ora paradigmatica della nuova impostazione, non più Ingegneria di manutenzione ma Ingegneria a pieno titolo nella gestione dell’Asset, dalla progettazione, alla costruzione, all’esercizio ed alla dismissione dell’Asset stesso.
Asset Manager
Arriviamo così al passo successivo che rappresenta il vero cambiamento a livello di sistema.
L’impostazione funzionale della gestione dell’Asset ruota attorno alla funzione dell’Asset Manager, figura che per conto del Management aziendale fa da cerniera tra i portatori di interesse (stakeholders) e le funzioni operative secondo lo schema di figura 2.
La nuova funzione dell’Asset Manager riprende in parte i requisiti delle Operations ma con responsabilità di fare funzionare al meglio l’intero sistema di Asset, basandosi sulla piena operatività dei tre pilastri indicati.
Bruno Sasso, Coordinatore Comitato Tecnico-Scientifico, Manutenzione T&M