Se nel settore ferroviario la propulsione elettrica è ormai consolidata, nel trasporto stradale, tramontato il periodo felice in cui i sistemi tranviari rappresentavano la colonna portante della mobilità urbana ed extraurbana, questo tipo di trazione è stato relegato a mercati di nicchia rappresentati dalle poche filovie superstiti e da un insieme di flotte di autobus di ridotte dimensioni e a carattere per lo più sperimentale diffusesi vero la fine degli anni Novanta.
Il panorama sta oggi cambiando radicalmente, sotto la spinta di fenomeni macroeconomici che se per le lunghe distanze rendono vantaggiosa la propulsione a gas naturale (CNG e più recentemente GNL), negli ambiti urbani e periurbani portano ad una nuova centralità della propulsione elettrica.
Fra le tante città europee che si sono dotate di obiettivi ambiziosi in tal senso, non a caso innervate da estese reti metropolitane e tranviarie, vi è Milano, le cui autorità hanno dichiarato di puntare al 100% di trazione elettrica entro il 2030.
Gli autobus elettrici impongono però un cambio completo di paradigma: non si acquistano più lotti di veicoli da immettere in circolazione, ma veri e propri “sistemi” nei quali modalità di ricarica (anche peculiari, come quella induttiva al capolinea o quella conduttiva per mezzo di pantografi o aste filoviarie), turni, soste, missioni sono accuratamente studiati prima del servizio.
Nuova centralità per l’autobus elettrico, dunque, che muta il modo di impostare i servizi: cambieranno di conseguenza anche le officine di manutenzione?
La “fase fredda”
Volendo esaminare gli elementi costitutivi di un veicolo su gomma, la diffusione della propulsione elettrica cambia le prassi di manutenzione della componente meccatronica, soprattutto per un più complesso approccio alla diagnostica e ricerca guasti che diventa orientata più che sulla logica di bordo, ormai standardizzata, sugli apparati di regolazione della trazione.
La carrozzeria e la parte meccanica, per converso, risultano generalmente meno sollecitate in virtù della diminuzione delle vibrazioni e della maggiore frequenza delle stesse, che poco interferisce con giunzioni e incollaggi; maggiore rigidità, invero, si registra nelle sospensioni, a causa delle masse elevate associate alla presenza di equipaggiamenti di trazione e batterie.
In termini di Ordini di Lavoro aperti, molto meno pesante risulta la manutenzione del sistema di propulsione e trasmissione, tradizionale e indiscusso vantaggio della propulsione elettrica. Ciò può apparire non del tutto vero nel caso delle soluzioni ibride, oggi diffuse, che mantengono a bordo propulsori o generatori Diesel; gli stessi lavorano peraltro in condizioni migliori e possono essere di dimensioni generalmente ridotte.
Fin qui il sistema manutentivo non richiede significativi cambiamenti, mantenendosi lavorazioni in fossa o su ponti, estendendosi al limite il numero di lavorazioni da effettuare sull’imperiale dei veicoli, che spesso ospitano apparecchiature elettriche, con necessità di adeguate attrezzature di officina e relativi sistemi a presidio della sicurezza (linee vita).
Peculiarità degli autobus elettrici sono però i sistemi di ricarica e la gestione delle batterie e, in conseguenza di questi, I depositi-officina necessitano di locali idonei ad ospitare cabine elettriche dimensionate per un impegno di potenza significativo, il che richiede sovente di ripensare l’intero layout delle stesse.
Le batterie stesse richiedono aree di stoccaggio idonee, anche in considerazione della nota caratteristica delle batterie al Litio di provocare autoinneschi in conseguenza del raggiungimento di temperature elevate, un aspetto da tenere in grande considerazione in sede di definizione del certificato di prevenzione incendi.
La “fase calda”
In generale, si osserva come le officine di manutenzione di veicoli elettrici appaiano generalmente più pulite e silenziose, altro aspetto importante al fine di un’organizzazione del lavoro orientata alla gestione del fattore umano.
L’aspetto cruciale che richiede il passaggio alla propulsione elettrica è rappresentato proprio da un elemento immateriale quanto essenziale: cambiano, e di molto, le professionalità.
I datori di lavoro devono entrare in familiarità con i concetti di PEI PES PAV, figure la cui attribuzione è a loro carico previa formazione conforme alla CEI 11-27, e più in generale devono comprendere come non solo il dimensionamento del servizio (e quindi la strategia di rinnovo della flotta) è influenzato dal tipo di propulsione, ma soprattutto che l’intero presidio delle competenze deve essere ripensato alla luce di lavorazioni che richiedono logiche di make or buy completamente differenti rispetto a quelle tipiche del mercato dei veicoli termici.
Con l’ausilio dell’Associazione Manutenzione Trasporti sono stati messi a punto specifici moduli di formazione teorico-pratici da 16 ore dedicate sia al personale di manutenzione sia ai loro responsabili basati su specifiche linee guida in corso di elaborazione per questo settore; non a caso i pochissimi professionisti del settore a conoscere a fondo tale materia partecipano al relativo Gruppo di Lavoro e hanno coinvolto i principali costruttori automotive, così da garantire un prezioso riconoscimento trasversale ad un’attività così delicata.
Considerato il cambio di paradigma sopra enunciato, un ruolo importante in questo contesto è dato dall’influenza dello stile di guida sui consumi energetici, che come le numerose esperienze insegnano può comportare variazioni fino al 30%: anche la formazione degli autisti risulta in questo caso centrale, proprio per garantire il rispetto delle missioni assegnate ai veicoli con sufficiente margine di confidenzialità.
Conclusioni
Pur rimanendo in prospettiva sempre più centrale il ruolo dei sistemi su ferro, il mercato del trasporto urbano e periurbano è ormai maturo per l’acquisto di significative quantità di autobus elettrici e ibridi; l’industria automobilistica, con marchi che vanno da Solaris a Mercedes a MAN fino a IVECO e BYD, è da parte sua pronta per offrire soluzioni non più prototipali o di ridotte dimensioni, presentando modelli da 12, 18 fino a 24 metri.
Le strutture di manutenzione, officine interne o fornitori di Service che siano, devono però adeguarsi, e in fretta, adottando le soluzioni impiantistiche necessarie e soprattutto formando il proprio personale con corsi non generici ma dedicati a questo specifico settore.
Alessandro Sasso,
Presidente ManTra, Coordinatore Regionale A.I.MAN. Liguria