Chi è il manutentore 4.0?

La quarta rivoluzione industriale è in corso e sta coinvolgendo trasversalmente tutte le attività aziendali dei principali settori produttivi

  • Dicembre 22, 2022
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    Chi è il manutentore 4.0?

Se da un lato lo sviluppo e le implementazioni di innovazioni tecnologicamente avanzate stanno migliorando l’efficienza e la flessibilità dei processi di produzione; dall’altro questo cambiamento sta richiedendo importanti investimenti non solo in termini di risorse ma anche di formazione. Attualmente, implementare sistemi di quarta generazione vuol dire introdurre nei processi aziendali tecnologie avanzate, quali intelligenza artificiale, Internet of Things (IOT), Cloud computing, realtà aumentata, Big Data, e molte altre. I processi manutentivi non possono prescindere da tale evoluzione; la sempre maggiore complessità degli asset si riflette, inevitabilmente, sulla richiesta di una manutenzione adeguata agli elevati standard tecnologici. Quindi, non stupisce scoprire che oltre ai concetti di “Industry 4.0”, in ambito scientifico e industriale si parla sempre più spesso di “Manutenzione 4.0”, intesa come un’opportunità per riorganizzare le strategie manutentive supportandole con modelli matematici e statistici di ultima generazione capaci di prevedere i guasti prima ancora che si manifestino, consentendo un’adeguata pianificazione degli interventi, una migliore gestione delle risorse ed una riduzione dei disservizi. Grazie allo sviluppo della tecnologia digital twin, nella quale oggetti fisici vengono convertiti in repliche digitali pur mantenendo una “sincronizzazione” con la risorsa fisica, è possibile monitorare le prestazioni e lo stato di salute di un sistema prevedendone le anomalie, valutandone i possibili impatti e simulando gli interventi.

Pertanto, ecco che la quarta rivoluzione industriale diventa un’opportunità di miglioramento ed efficientamento dei processi manutentivi, basata sull’individuazione di una nuova sinergia nell’ecosistema “Asset-People-Process”. Quindi non si tratta solo di innovare gli asset o riorganizzare i processi, il terzo pilastro di questa rivoluzione sono le “persone” e la loro capacità di gestire i sistemi garantendone l’efficienza e la flessibilità auspicata.

Ecco, quindi, che la domanda sempre più ricorrente associata ad un investimento in questa direzione è “ci sono persone competenti nell’uso dei sistemi 4.0?”.

In letteratura esistono diverse espressioni per definire la “competenza” di un individuo; può essere intesa come la capacità di eseguire un compito e di risolvere problemi. Oppure, si identifica nella capacità di risolvere problemi complessi utilizzando elementi cognitivi e aspetti personali che includono formazione, conoscenza e attitudine. Tra queste, la definizione più recente esprime il concetto di competenza come un set di caratteristiche personali (soft and technical skills) che un individuo acquisisce al fine di eseguire un’attività all’interno di un certo contesto, massimizzandone le prestazioni.   

Quindi, tornando al quesito precedente, cosa ci si aspetta e quali saranno i compiti dei lavoratori che, inevitabilmente, rappresenteranno gli elementi chiave di questa rivoluzione. Il manutentore 4.0 riceverà informazioni in tempo reale relative allo stato di salute degli asset, corredate da report diagnostici, simulazioni dei comportamenti e previsioni sui possibili guasti. Dovrà, quindi, interpretare queste informazioni e risolvere, nei casi ove questo fosse consentito, le eventuali anomalie da remoto. In alternativa, dovrà pianificare un intervento on-site allocando il personale idoneo sulla base della formazione, della disponibilità e dei costi. In molti casi l’intervento del manutentore sarà supportato da istruzioni virtuali, occhiali intelligenti e dispositivi digitali che dovrà utilizzare adeguatamente alle corrispondenti potenzialità. Sempre più frequente sarà il ricorso, in tal senso, ad assistenti virtuali che attraverso funzioni vocali saranno in grado di monitorare l’intervento condotto e/o rispondere a quesiti sulla modalità di esecuzione dello stesso. L’intervento, integrato da raccomandazioni su azioni future, dovrà quindi essere descritto e registrato su specifiche piattaforme gestionali.

Secondo studi recenti, l’articolazione delle suddette attività richiede competenze specifiche per ciascun task. Pertanto, la prima caratteristica consiste nella capacità di monitorare i parametri di processo avendo le competenze analitiche e decisionali per poter individuare un’anomalia e programmare le modalità ed i tempi di intervento. La seconda competenza riguarda la capacità di interpretare i dati in real-time, individuando e prevedendo una rilevante ricorrenza statistica tale da anticipare una possibile anomalia. La terza competenza consiste nel verificare l’attendibilità delle misurazioni combinando informazioni e dati ad essa correlati. Gli aspetti di esecuzione dell’intervento presuppongono una spiccata capacità di interagire con software, dispositivi IT e strumenti digitali che, se da un lato possono semplificare l’entità dall’intervento, dall’altro richiedono specifiche competenze per consentirne un corretto utilizzo. Lo sviluppo dell’intera attività dovrà essere sempre più orientato a lavorare in gruppo, approccio imprescindibile per gestire sistemi complessi, garantendo flessibilità, adattabilità ed efficacia d’intervento.

Naturalmente, le cinque competenze evidenziate, di fatto, aggregano molteplici skills che vanno dal “Decision-making”, al “Problem solving”, al “multitasking”, solo per citarne alcuni.

In quest’ottica risulta evidente che le hard-skill, strettamente connesse alle conoscenze dei principi manutentivi, dovranno essere completate da competenze trasversali (soft-skills) sempre più necessarie a valorizzare gli interventi manutentivi negli ambienti di lavoro secondo i principi di efficacia ed efficienza.

Dall’analisi condotta, inoltre, emerge quanto sia radicale rispetto al passato, il cambiamento della tipologia di capacità richieste. È facile osservare che la maggior parte delle “nuove” competenze hanno fondamenti sempre più cognitivi e meno fisici. In altre parole, la quarta rivoluzione industriale sta mettendo il lavoratore al centro del sistema produttivo, designandolo come il principale attore delle decisioni concernenti gli aspetti che regolano i processi aziendali, sollevandolo da tutte quelle attività gravose o a basso valore aggiunto che potranno essere, sempre più spesso, delegate a sistemi artificiali.    

Francesco Facchini, Ricercatore del “Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management” del Politecnico di Bari