Chi sa cosa cercare trova

Numerosi metodi a disposizione dei manutentori, di anno in anno più sofisticati, ma difficoltà nella loro applicazione dove si richiede una buona familiarità con il pensiero logico (o computazionale)

  • Ottobre 22, 2018
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    Chi sa cosa cercare trova

L’efficacia dei processi inerenti all’area Mi­gliorativa-Problem Solving (MPS), grazie al supporto informatico, si è accresciuta, ma i risultati ottenuti sono ancora scarsi perché nonostante le facilitazioni date dall’uso dei computer e delle banche dati, i tecnici fati­cano a cimentarsi con il Problem Solving e quindi a risalire alle cause prime o radice delle fermate (o dei guasti o delle derive).

Il nostro Gsm.NET (SIM, sistema informativo di manutenzione), dal 2012, si è arricchito via via dei nuovi processi che abbiamo inserito per adeguare la gestione del WCM (World Class Manufaturing) al diffondersi della Manifattura 4.0.

Una serie di processi per supportare, in modo semplice e orientato al manutentore in campo, l’in­sieme di metodi mirati alla analisi dei guasti, delle derive e delle fermate di impianto, con l’obiettivo di eliminare alla radice le cause che li producono ri­correndo alla manutenzione migliorativa (Maurizio Cattaneo, Manutenzione, una speranza per il futuro del mondo, 2012).

Siamo però riusciti a raggiungere solo parzialmen­te gli obiettivi che ci eravamo prefissati, proprio a causa delle difficoltà ad applicare la MPS dovute alla inadeguatezza nel Problem Solving.

La domanda è: come addestrare i tecnici al Pro­blem Solving?

Abbiamo visto come Problem Solving e Migliorati­va siano strettamente collegati (MT&M, Settembre 2018). La capacità di Problem Solving infatti è ne­cessaria “sia per l’attività di diagnosi, sia per valu­tare le cause prime delle fermate, sia per escogita­re percorsi di miglioramento”, da qui la sua utilità e l’esigenza di addestrare i tecnici di manutenzione e in particolare i manutentori in campo.

L’addestramento, nello sport come nelle materie scientifiche, ad esempio, la matematica, è figlio dell’esercizio. Occorreva quindi mettere a punto una Palestra per esercitare i manutentori al Pro­blem Solving o meglio ancora all’MPS.

Abbiamo subito incontrato due difficoltà.

La Formazione, intesa come strumento di adde­stramento al sapere, è sempre più segnata da per­corsi rigidi che portano alla fine a qualche forma di certificazione (diploma, attestato, normativa, ecce­tera) e non consente di stimolare adeguatamente la creatività e il gioco di squadra che sono cruciali per accrescere le capacità MPS.

Poi, troviamo spesso nelle aziende più metodi e strumenti che persone in grado di metterli in ope­ra, ma affinché la Palestra sia efficace occorre contare su un certo numero di soggetti che col­laborano stabilmente fra loro. In questo senso non aiutano certo outsourcing, service e altre soluzioni organizzative che portano a dividere e frammen­tare su imprese diverse il gruppo dei manutentori.

Superate queste difficoltà abbiamo provato a co­struire la Palestra.

La Palestra MPS ha bisogno di una formazione aperta dove le persone imparano ad interagire fra loro nella soluzione dei problemi. Abbiamo quindi preso spunto dalla esperienza dei FabLab che a loro volta si sono ispirati agli atelier rinascimentali dove c’è un maestro e degli allievi come “primus inter pares”, dove il maestro auspica di essere su­perato da un allievo. Certo l’individualismo dei tem­pi moderni non si presta tanto a questo genere di esperimenti, ma non bisogna mai abbandonare la speranza nella natura umana.

Poi abbiamo cercato degli strumenti addestrati­vi: i nostri anelli, pesi, parallele, la nostra algebra. Li abbiamo trovati, dopo qualche tentativo, fra gli strumenti afferenti al cd Pensiero Computazionale. Avendo scartato Scratch, usato per insegnare la logica nei primi cicli scolastici, per addestrare alla logica gli adulti, non ci è rimasto che il più comples­so lavoro di gruppo.

Ci sono ambiti dove la passione di alcuni insegnanti e i fini elevati del cd Terzo Settore, con forte senso etico e consapevoli del valore dell’educazione per il progresso della società, hanno portato alla rea­lizzazione di laboratori dove il gioco di squadra e gli stimoli verso il pensiero creativo e non conven­zionale, raggiungono lo scopo addestrativo con un intenso lavoro di gruppo.

Fare la Palestra allora si può!

Come ricreare queste condizioni nelle nostre im­prese manifatturiere?

Oggi c’è un forte e potente stimolo che viene pa­radossalmente proprio da un percorso di certifica­zione: le ISO 9000 e annessi.

Come abbiamo documentato lo scorso mese, le ISO 9000:2015 e, per il settore Automotive, la IATF 16949:2016, hanno un deciso orientamento alla gestione dei rischi (Risk Management) e al mi­glioramento continuo, elementi di grande impatto sui sistemi di manutenzione e parte del più ampio sistema WCM.

Il legame fra gestione dei rischi e Problem Solving è indiscutibile, anche senza arrivare ai dettagli della FMEA e del suo indice di priorità del rischio, va da sé che l’uno e l’altro sono indissolubilmente col­legati (Ivan Fantin, Applicare il Problem Solving, II ed. 2018).

Il settore Automotive, ha fornito il commitment ne­cessario per avanzare nel WCM soprattutto e ini­zialmente nell’area dei fornitori FCA, come riporta anche il collega Alessandro Amadio: … “L’interes­sante ritorno del WCM di questi anni è da associare fondamentalmente all’era Marchionne nel periodo attorno al 2005. Il WCM si sta infatti rivelando una delle principali ragioni della recente svolta industria­le positiva del Gruppo Fiat-FCA”. Ha affermato Ser­gio Marchionne: “Il WCM ha l’obiettivo di rendere gli stabilimenti del Gruppo FCA flessibili e competiti­vi con i migliori del mondo” (Alessandro Amadio, World class manufacturing: I pilastri, la dinamica e l’evoluzione di un Modello eccellente orientato dalla Lean Manufacturing e dai costi, 2017).

La novità è che la WCM non è più solo fra gli obietti­vi strategici di FCA, ma i suoi principi fondanti, sono comparsi fra i principali requisiti delle nuove ISO 9000:2015. Ora, dallo scorso 14 settembre in man­canza di questi requisiti, le aziende perderanno la preziosa certificazione ISO 9000: Il commitment è assicurato.

La Palestra non è più appannaggio dei visionari e del Terzo Settore, ma diventa un elemento neces­sario per accrescere la competitività e mantenere le certificazioni acquisite.

Ricordiamo che in Italia le aziende certificate sono circa 200.000, la platea per MPS quindi è immen­sa. La posta in gioco è: zero fermate, zero difetti, zero infortuni.

Parafrasando un vecchio proverbio, non dimenti­chiamo che … “chi SA cosa cercare trova”.

 

Maurizio Cattaneo, Amministratore di Global Service & Maintenance