I dati economici degli ultimi anni hanno evidenziato un rallentamento dell’intera filiera delle costruzioni, con conseguenze anche nell’ambito della manutenzione edilizia (Cresme, 2016). Numerosi investimenti che in passato garantivano tempi di rientro nel breve-medio periodo, hanno visto negli ultimi anni prima un allungamento nei tempi di recupero dell’investimento, poi un definitivo annullamento della sostenibilità economica. Inoltre, la riduzione delle risorse pubbliche, i mancati pagamenti, i costi per tasse e contributi e in generale tutte le criticità di natura micro-economica hanno peggiorato le condizioni del mercato.
Al problema legato alla crisi del mercato si aggiunge una maggiore attenzione alle tematiche ambientali che ha portato ad un irrigidimento delle regole e normative vincolistiche, determinando da un lato immobilismo e impossibilità ad intervenire, dall’altro, un incremento del fenomeno dell’abusivismo. Da una analisi dei processi in atto condotta sull’intero territorio della Città Metropolitana di Napoli (cfr. lavoro di ricerca “Supportare le Imprese Edili per la Tutela Attiva del Paesaggio Storico Urbano: il caso studio della “buffer zone”, autore Biancamano, P. F., 2015, DiARC, Università Federico II), sono state riscontrate una serie di problematiche tecniche che hanno inciso all’interno dei processi di sviluppo. In particolare, per le imprese che lavorano nel settore della manutenzione civile (imprese edili) le criticità sono legate soprattutto ai processi autorizzativi: ad esempio, in alcune esperienze monitorate, i passaggi procedurali per l’approvazione dei titoli abilitativi, variano tra i 50 e i 100. L’effetto immediato è un oggettivo allungamento dei tempi, che genera a sua volta impatti, oltre che perdite economiche dovute ai tassi di interesse sui capitali investiti, determinando sempre più spesso il fallimento progettuale dell’iniziativa.
Nascono due ordini di problemi, uno legato alla tempestività dell’intervento, l’altro all’inadeguatezza delle analisi tecniche, esigenziali ed economiche alla base degli interventi. Il mutamento delle esigenze evidenzia un’insufficienza di modelli processuali attualmente utilizzati, che non sono adatti a gestire il cambiamento in atto (Seravalli, G., 2011): è importante sottolineare come le imprese edili, rispetto agli altri settori commerciali, operano generalmente in condizioni adattive (cantieri) soggetti a pressioni esterne variabili (FederCostruzioni, 2014), determinando una maggiore richiesta di innovazione per rispondere al meglio alle nuove esigenze.
La complessità di un processo manutentivo può essere evidenziata a partire dalla definizione degli attori che interagiscono normalmente nelle diverse fasi di programmazione, esecuzione e attuazione degli interventi (fig. 1). Ogni attore definisce una serie di esigenze/bisogni che determinano impatti ed interessi, anche conflittuali, sui processi di gestione, contribuendo di fatto ad aumentare la complessità: i principali attori coinvolti intervengono nello scenario operativo al fine di soddisfare i propri bisogni (UNI 8289:1981). Secondo la norma UNI 10722 nella fase di programmazione dell’intervento avviene il processo di identificazione e analisi dei bisogni, degli obiettivi e dei vincoli (relativi al contesto e alle risorse) del committente e delle altre organizzazioni coinvolti in un intervento edilizio (Molinari, 2002). Se questo schema ben rappresenta i bisogni tecnici a scala edilizia del committente (Di Giulio, 2011), le esigenze dell’intero processo a scala più ampia, le criticità, e i bisogni degli altri attori e del contesto, non possono, tuttavia, essere trascurate. Inoltre, le criticità legate all’economia hanno evidenziato la necessità di affiancare alle esigenze tecniche quelle economiche. Si definiscono in questo modo nuovi bisogni emergenti che differiscono sia per ogni attore coinvolto che per il contesto in cui si prevedono le trasformazioni. Le scelte e le soluzioni intraprese dovranno essere, pertanto, frutto di valutazioni tra le diverse istanze di conservazione/cambiamento del paesaggio.
Inoltre è importante sottolineare come l’interdipendenza tra imprese edili e la società (comunità locale) è più importante rispetto ad altre forme di impresa: la manutenzione del paesaggio implica impatti sulla società che nel corso del tempo ha prodotto il paesaggio stesso. La comunità locale “produce il paesaggio” (Magnaghi, 2010) e ne è parte.
Tutti questi fattori, insieme ai fattori di rischio naturale, determinano la mancanza di manutenzione e la presenza di nuove pressioni, connotando l’intensificazione della vulnerabilità del patrimonio tangibile ed intangibile. Di conseguenza, in un sistema in cui le pressioni non sono controllate, si genera una evoluzione non lineare (Fujita, Viola, 2014), che vede l’aumento generale di degrado non solo fisico, ma anche nelle relazioni dinamiche tra pressioni perturbative e salvaguardia dell’identità del paesaggio culturale (Miller et all, 2010). Un sistema/paesaggio vulnerabile è un sistema che ha perso le capacità di resistere alle pressioni, divenendo esposto al rischio di impatti negativi dove piccole perturbazioni possono determinare alti livelli di vulnerabilità, e di conseguenza alterare lo sviluppo economico, sociale e fisico/ambientale. In un sistema vulnerabile, dove è difficile gestire le istanze di trasformazione, il cambiamento non riesce a creare opportunità e sviluppo diminuendo l’attrattività (Biancamano, 2016).
L’introduzione di un nuovo modello per il supporto decisionale alle imprese che operano nel settore della manutenzione civile (fig. 2), in linea con gli indirizzi dell’approccio UNESCO al paesaggio storico urbano (UNESCO, 2011), può essere necessario per integrare le istanze tecnico/esigenziali con quelle economiche e gestionali in una prospettiva di valorizzazione dell’ambiente costruito. La costruzione del framework di supporto decisionale parte dal presupposto che il modello di gestione attraverso la tutela e la manutenzione (prevedendo il coinvolgimento della comunità locale e la consapevolezza delle qualità del paesaggio), è capace di ridurre la vulnerabilità, aumentando l’attrattività. E così come per la vulnerabilità, si definisce in tal modo un nuovo concetto ampliato di capacità attrattiva, che include le componenti relative non solo al patrimonio storico e culturale, ma anche alla sfera sociale, ai benefici fiscali, alla vivibilità, alla sicurezza ambientale.
L’utilizzo di un modello procedurale per la gestione della complessità dello scenario operativo, in grado di integrare istanze tra paesaggio, imprese e attori del processo, ha lo scopo di ridurre il conflitto tra conservazione e trasformazione (Pinto, De Medici, 2012). In questa nuova visione, gli attori ripensano alle procedure e priorità per mitigare la vulnerabilità (sociale, economica e fisico/ambientale) degli interventi. L’approccio multiscalare, dal singolo manufatto alla relazione tra costruito, contesto e paesaggio, connota la necessità di delineare procedure di gestione degli interventi sul patrimonio, espressione delle modalità insediative delle comunità che concorre al valore corale dei siti (Unesco, 2013), per limitarne l’esposizione a perdite e snaturamento dei caratteri distintivi (Caterina, 2012).
Bibliografia
- CRESME, (2016), Il mercato delle costruzioni 2015, Rapporto Congiunturale Cresme, Roma
- Seravalli G. (2011), Conflitto e innovazione. Le capacità innovative delle imprese tra organizzazione e intenzionalità, EGEA Università Bocconi Editore, Milano
- FederCostruzioni, (2014), Primo Rapporto sullo stato dell’innovazione nel settore delle costruzioni, Edito per Made Expo, Milano
- Magnaghi A. (2010), Progetto locale. Verso la coscienza di luogo, Bollati Boringhieri, Torino
- Pinto M.R., De Medici S., (2012), Public cultural heritage properties enhancement and reuse strategies, TECHNE 2240-7391: 140-147
- Fujita K., Viola S., (2014), Built heritage vulnerability: synergies between the Universities of Naples and Tokyo, Techné n. 07
- Miller, F., H. Osbahr, E. Boyd, F. Thomalla, S. Bharwani, G. Ziervogel, B. Walker, J. Birkmann, S. Van der Leeuw, J. Rockström, J. Hinkel, T. Downing, C. Folke, D. Nelson, (2010), Resilience and vulnerability: complementary or conflicting concepts?. Ecology and Society 15(3): 11
- Unesco (2011), Recommendation on the Historic Urban Landscape, portal.unesco.org
- Unesco (2013), Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention, whc.unesco.org/en/guidelines/
- Caterina, G. (2012), “Prefazione”, in Viola, S., Nuove sfide per città antiche, proprietà, Innovazione tecnologica e bellezza, Liguori Editore, Napoli.
- Molinari, C.(2002), Procedimenti e metodi della manutenzione edilizia, Sistemi Editoriali, Napoli
- Di Giulio, R. (2011), Manuale di manutenzione edilizia. Valutazione del degrado e programmazione della manutenzione, Maggioli Editore, Roma
- Biancamano P.F. (2016), La vulnerabilità multidimensionale dei paesaggi degradati: il caso studio della buffer zone di Pompeii, in “Le regioni europee. Politiche per la coesione e strategie per la competitività”, di Nisticò R., Mazzola F. (a cura di), Franco Angeli Edizioni, Roma, ISBN 9788891743312
Dott. Ing. Paolo Franco Biancamano