Il contesto competitivo nel quale le aziende si trovano ad operare è in continua evoluzione e questa dinamicità crea per le realtà industriali difficoltà nell’adattarsi e rispondere prontamente a nuove opportunità e/o minacce quali:
- Globalizzazione
- Invecchiamento degli asset
- Budget stringenti
- Contesto normativo in rapida evoluzione
- Requisiti di qualità del prodotto/servizio sempre più stringenti
Una risposta a tutte queste esigenze può essere l’implementazione di un robusto e strutturato sistema di Asset Management (AM), che funga da leva per rispondere alle “sfide” del contesto competitivo e per sostenere il business dell’azienda.
L’introduzione di sistemi di Asset Management è stata regolamentata attraverso le nuove normative ISO 55000-1-2, nate per la prima volta nel 2014 ed oggetto di continue rivisitazioni negli ultimi anni. Nelle norme, si è cercato di definire una prima panoramica dell’Asset Management e le linee guida per la sua implementazione ed applicazione in maniera sistemica e strutturata.
All’interno di questo contesto come si è evoluta concretamente la Manutenzione?
Nell’era dell’Industria 4.0, la necessità di trovare il giusto bilanciamento tra i tre principali fattori della gestione di un bene quali:
- RISCHIO
- COSTO
- PERFORMANCE
ha portato nel corso degli anni la manutenzione a passare da un processo inizialmente operativo, finalizzato al miglioramento e mantenimento delle performance di un asset industriale, ad un processo ingegneristico strutturato grazie all’introduzione dell’Ingegneria di Manutenzione, fino ad un processo proattivo che ha contributo alla creazione di prime aree di attività che possono essere ricomprese nella disciplina dell’Asset Management e, in particolare, della gestione degli asset attraverso un’analisi del loro intero ciclo vita.
Secondo la mia esperienza di Asset Manager, il tema dell’Asset Management, inteso come “l’insieme delle attività coordinate attraverso le quali un’organizzazione crea valore dalla gestione dei beni lungo il loro ciclo di vita” (ISO 55000:2014 Asset management -- Overview, principles and terminology), non è nuovo, ma solo a partire da questi ultimi anni il mondo accademico e quello industriale si stanno accorgendo della sua fondamentale importanza come area di processo.
Ad oggi qual è quindi il ruolo di un Asset lifecycle manager in azienda?
Il compito principale è quello di fungere da facilitatore tra i diversi processi aziendali per definire standard univoci, analizzare e classificare i rischi, strutturare sistemi informatici idonei per le analisi di performance, ed uniformare i target non più secondo una logica isolata per area funzionale, cosiddetta “A SILOS”, ma implementando una visione ASSET-centrica che permetta una gestione a lungo termine da un unico punto di vista centralizzato sul singolo bene e non più indipendente per ogni singola area.
Partendo quindi da un’analisi strutturata degli asset, attraverso metodologie proprie dell’Ingegneria di Manutenzione, durante la fase di “Middle of Life” del ciclo vita di un bene, è fondamentale implementare una standardizzazione tecnica che tenga conto dell’utilizzo di un bene nei processi produttivi specifici per la propria realtà industriale. Lavorando in anticipo, diventa altrettanto importante pensare a decisioni nel “Beginning of Life”, facendo tesoro delle esperienze e dei dati a disposizione all’interno dell’azienda, e allargando la prospettiva a temi di natura affidabilistica in fase di progettazione di impianto.
In questa nuova visione, l’Asset Management avrà inoltre il compito di implementare un unico modello di calcolo di TCO (Total Cost of Ownership) utile sia come strumento decisionale per supportare l’implementazione di strategie di manutenzione, e la progettazione e acquisto sia nel breve che nel medio-lungo periodo, sia come strumento di analisi del livello di maturità di Asset Management presente in azienda, attraverso l’analisi della completezza dei dati e fattibilità del modello di calcolo.
Ing. Andrea Ferrero Global Asset Manager, Ferrero