Diagnostica puntuale: lubrificando s'impara!

Una pratica fondamentale in manutenzione

  • Aprile 10, 2015
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  • Diagnostica puntuale: lubrificando s'impara!
    Diagnostica puntuale: lubrificando s'impara!

Da diversi anni in Mecoil ci occupiamo delle problematiche legate alla "questione lubrificanti" in chiave gestionale, a complemento della Manutenzione predittiva; senza mai entrare nelle eventuali controversie se un prodotto sia migliore o peggiore, ma piuttosto con lo sguardo rivolto alla Sicurezza ed Efficienza dei sistemi industriali.

Un olio lubrificante è un prodotto sviluppato per garantire che un determinato macchinario possa esercire a lungo, senza eccessivi problemi legati all' usura, ed entro certi limiti avendo la capacità di migliorarne le performances in termini di efficienza, o di energia assorbita.

Dobbiamo tenere presente che in quel "ridicolo" film di olio che si interpone tra due superfici metalliche (poco più di un velo impercettibile) sono presenti in realtà oltre centomila strati di molecole di un determinato tipo (a seconda della base di partenza, minerale o sintetica) che in maniera molto più schematica di quanto possiamo immaginare, si dispongono a "ranghi serrati" per farsi carico di tutti gli sforzi ed attriti in gioco, secondo una legge fisica ben precisa.

Un lavoro oscuro (in tutti i sensi, dato che "dentro le macchine" che noi conosciamo non c'è molta luce!) che procede in genere 24/24 per numerosi mesi o anni - anche a temperature elevate - senza che noi ci facciamo più di tanto attenzione. Oscuro in senso più ampio perché le vere informazioni "tribologiche", racchiuse in un macchinario, rimangono confinate al suo interno e ben poco noi sappiamo delle problematiche più intime in gioco.

A meno che? Tutto ad un tratto si oda un "lamento" seguito ad uno sferragliare che dai visceri del ns item si propaga nell'ambiente; la mancanza di olio, o una temporanea carenza dell'impianto stesso di lubrificazione possono creare i presupposti per un'anomalia meccanica di rapida propagazione.

Quei pochi micron di spessore di olio che dinamicamente si interpongono tra le superfici sono la condizione indispensabile per un comportamento affidabile di un meccanismo, privo di grandi sorprese.

Se il fluido in oggetto è esente da contaminanti esogeni, ed attraverso sistemi filtranti adeguati lo si mantiene in condizioni ottimali - provvedendo in contemporanea al suo raffreddamento - per il nostro "complessivo" macchina più lubrificante si possono immaginare rosei scenari di duraturo e soddisfacente funzionamento.

Il presupposto di tutto ciò risiede però in un legame molto stretto tra le performances dell'olio nuovo e la sua intrinseca resistenza allo sforzo da taglio, o "shear stress". Nella vita quotidiana tale proprietà è riconosciuta a livello internazionale come Viscosità ed espressa in varie forme.

Tra le più diffuse la "ISO VG?" che per ogni tipologia di macchinario avrà un ben determinato valore; in estrema sintesi nella scelta del prodotto lubrificante più idoneo per un determinato meccanismo (ad es. un riduttore inteso come insieme di ingranaggi, cuscinetti, etc), devo tenere presente che (per quella determinata T°C di esercizio) in condizioni di carico "x" e velocità delle ruote "y" la quantità di olio presente (interposta ad evitare che le superfici metalliche entrino in contatto tra loro) deve essere almeno di qualche micron.

Perché ciò accada si deve scegliere la più opportuna gradazione ISO tale da consentire che la Viscosità (nelle condizioni menzionate) permetta lo scorrere dell'olio in quantità sufficiente a garantire una vera lubrificazione idrodinamica.

Per chi avrà voglia di approfondire questa problematica "untuosa", vi rimandiamo alla lettura del primo articolo.

 

Giuseppe Adriani,

 

Amministratore di Mecoil Diagnosi Meccaniche Srl - Consigliere AIMAN

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