Vi pare lecito che un manutentore si domandi cosa fa quel personaggio che lavora in ufficio? Probabilmente sì, soprattutto se – ahimè - soprattutto se non conosce i compiti o il ruolo di quella figura. Il fatto che qualcuno abbia sempre le maniche sporche fino al gomito e qualcuno sia comodamente seduto alla scrivania è innegabile, e deriva dalle diverse competenze di ciascuno. Per evitare che il manutentore si faccia domande sul supervisore o sull’ingegnere di manutenzione, è necessario che la competenza si tramuti in capacità, e poi in effettiva performance di risultato. Solo così si può ottenere il riconoscimento della qualifica.
Focalizziamoci su questi tre passaggi per le figure che si qualificano nell’ingegneria di manutenzione, provando a tradurli nel contesto delle aziende a ciclo continuo, basandoci sulla mia esperienza.
I tre passi di competenza.
Per affrontare le competenze in modo preciso, possiamo riferirci alla norma UNI 15628, che rappresenta la base per conoscere gli strumenti che un ingegnere di manutenzione deve padroneggiare. A breve è prevista una revisione, già in cantiere, che chiarirà la distinzione tra il supervisore e l’ingegnere, attualmente sfumata e sovrapposta. Nella norma le parole chiave sono: definizione dei piani, controllo e analisi, progetti di miglioramento. iò che spicca è una frase che cito integralmente, poiché è densa di significato: “Utilizzare metodologie ingegneristiche e strumenti organizzativi per migliorare le attività”.
Chi ha redatto questa norma merita tutta la mia ammirazione, poiché non saprei aggiungere nulla di più. Comprendendo che il primo passo ha solide basi normative, vediamo come queste possano tradursi in capacità. In questo mestiere, è essenziale strutturare ogni iniziativa; ciò significa che ogni azione deve essere descritta, con regole e criteri esplicitati, e deve essere data una forma, anche visiva, al metodo da seguire. Questo rende le attività riconoscibili anche per chi è nuovo, traducendo controllo, analisi e pianificazione in qualcosa di chiaro e inequivocabile. È fondamentale, inoltre, evitare di lasciarsi sopraffare dalle reazioni istintive di fronte ai problemi, poiché gli strumenti organizzativi e le metodologie ingegneristiche devono essere utilizzati con razionalità.
Se un ingegnere di manutenzione adotta questo approccio, la misura delle performance diventa una questione di tradurre il lavoro in numeri e indicatori, renderli pubblici e prestare molta attenzione alla comunicazione. Riconosco che questa componente è la meno deterministica e certa.
Raccontare il frutto del proprio lavoro.
È questo, della comunicazione, un regno in cui entra prepotentemente il misto di cultura, emozione, motivazione, attitudine, sensazione e confusione che connota noi come esseri umani, e che intralcia i nostri più sinceri tentativi di farci capire. Ma è una competenza che va acquisita e usata. I nostri sforzi di analisi, statistica, elaborazione, pianificazione scompaiono in pochi secondi di tempo in cui un manutentore smette di leggere una lavagna, o appallottola un foglio di carta che abbiamo usato come strumento per arrivare a lui, se questi sono fallaci nella comunicazione. Se davvero il manutentore passa di fianco alla scrivania e si chiede cosa diavolo faccia quella figura che sembra assorta nei suoi pensieri, è proprio il segnale che manca il riconoscimento, e che la comunicazione ha messo in crisi la fiducia che l’addetto dovrebbe avere su quei dati razionali ed espliciti, i quali dovrebbero orientarlo nel miglioramento, mentre spesso sembrano infastidirlo come fossero una critica al suo operato.
Ingegnere a 24 ore.
Queste considerazioni, pur generalizzabili a ogni settore, devono essere calate nella realtà operativa. La mia esperienza ha evidenziato che il ciclo continuo, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all'anno, influisce profondamente sul modo in cui si esprimono le competenze. Gli addetti e i conduttori di impianto vivono spesso con l’ansia di un flusso produttivo ininterrotto; pertanto, l’idea di fermarsi per analizzare è vista come un ostacolo. Far comprendere i vantaggi di un’impostazione metodologica è difficile, poiché è percepito come un conflitto con la loro ricerca di immediatezza. La consapevolezza che tempi di reazione brevi possono trasformare situazioni gestibili in situazioni pericolose, anche per la sicurezza, influisce su ogni idea e azione degli addetti e dei loro superiori. Anche quando sarebbe possibile fermarsi, il concetto di schema organizzativo appare pericoloso e limitante rispetto alla loro realtà quotidiana. Pertanto, le abilità comunicative devono colmare un gap già svantaggioso, e guadagnare fiducia richiede un significativo lavoro di risultati incrementali, prima di ottenere l’autorevolezza necessaria per impostare un lavoro di ingegneria a supporto della struttura manutentiva.
In questo contesto emerge una soft skill importante, sebbene non indispensabile in generale: la pazienza. Ogni piccolo progresso richiede dedizione e costanza, mettendo a dura prova la pazienza, con un forte rischio di scoraggiamento. Come molti sanno, una FMEA o una RCA condotte correttamente forniscono output estremamente utili e vantaggiosi per tutti. Vedere sfumare opportunità e momenti preziosi può innervosire anche i più pazienti. L’antidoto consiste nel fornire sempre feedback su come una gestione avrebbe potuto essere migliore, evitando di sminuire il lavoro svolto.
Contatori che corrono
Fortunatamente, non mancano mai i dati, a patto di aver fatto un buon lavoro nel convincere tutti dell'importanza di registrarli. Questi dati devono essere ben organizzati per poterli trovare facilmente quando necessario, il che richiede pazienza all’inizio. Tuttavia, c’è un altro lato della medaglia: i dati continuano a fluire, ogni secondo di ogni minuto di ogni ora del giorno. Questo scenario può intimorire i più temerari. Mentre si dorme o si trascorre tempo con affetti e hobby, quei contatori continuano a incrementare e i KPI cambiano continuamente, senza controllo per molte ore. Per non cadere nel fatalismo, l’ingegnere di manutenzione deve imparare a leggere e interpretare i dati, anche e soprattutto dopo che gli eventi sono accaduti. È suo compito tradurre quei numeri in termini tecnici ed economici, poiché il suo servizio consiste nel dare significato ai dati sia a chi opera come addetto, sia a chi prende decisioni sulla base di essi. L’ingegneria consente di operare efficacemente e di prendere decisioni senza ripetere errori. Anche in questo caso, la comunicazione si rivela una competenza decisiva.
Gabriele Trevisan, Ingegnere di manutenzione