Con la riapertura delle attività produttive in seguito all’emergenza Covid-19, il coordinamento e la gestione degli spazi di lavoro sta assumendo una dimensione di maggiore importanza. La prevenzione è una essenziale arma di tutela della salute pubblica e, inoltre, la correlazione con il nostro ambiente – sia all’esterno che all’interno dei luoghi di impiego – si è dimostrata imprescindibile per una corretta ed efficace strategia di difesa dal contagio. È pertanto necessario l’impegno di coloro che si occupano dell’organizzazione dello spazio fisico, coniugato con le risorse umane e con l’attività aziendale, occupazione che nel suo complesso è altresì nota come “facility management”.
Durante le varie fasi dell’attuale epidemia del nuovo coronavirus, i manager svolgono un ruolo di primo piano nell’indirizzare la risposta delle imprese in termini di sicurezza e della salute dei dipendenti, ricoprendo anche ruoli come responsabili di crisi e della cooperazione. A tale scopo, fra gli strumenti di maggiore importanza a disposizione dei responsabili della gestione infrastrutturale – o “facility manager” – vi sono i dati di elevata accuratezza riguardanti le informazioni planimetriche su terreni e fabbricati, la dislocazione dei dipendenti e delle risorse correlate all’attività produttiva.
Il ruolo-chiave della pianificazione
In base alle notizie divulgate dalla Organizzazione mondiale della sanità (OMS), per prevenire il Covid-19 – termine che indica la patologia causata dal virus SARS-CoV-2 – è indispensabile mantenere appropriati livelli di igiene nei luoghi chiusi in cui il distanziamento sociale, da solo, non è uno strumento sufficiente. Attraverso l’aerazione dei locali e la costante sanificazione di spazi e superfici comuni, assommate ad ulteriori norme preventive, si può ottenere un contenimento di gran lunga più efficace.
Dalla fine delle misure restrittive adottate dal governo italiano nella fase acuta dell’epidemia, una scrupolosa e programmatica gestione delle risorse umane e l’applicazione delle linee guida per il contrasto e il contenimento del virus negli ambienti di lavoro – aggiornate nel Dpcm 11 giugno – assumono una valenza prioritaria, affinché non si debba nuovamente fare ricorso ad un rigido lockdown. In tempo di crisi, quale l’emergenza pandemica causata dal coronavirus, le aziende si rivolgono ai facility manager per assicurarsi che vengano adottate tutte le contromisure necessarie a garantire il benessere dei lavoratori e per la sicurezza dei luoghi d’impiego. È a tal punto che i dati raccolti quotidianamente tramite le tecnologie informatiche per coordinare gli spazi di lavoro ed i dipendenti possono decisamente supportare l’azienda. Vediamo come procedere per pianificare in modo ottimale le attività anti-contagio, le quali delimitano la differenza fra il poter proseguire con profitto l’attività lavorativa e la sospensione forzata – fino al ripristino delle condizioni di sicurezza. Difatti, le imprese che non dovessero attuare la normativa vigente per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, si esporrebbero al rischio di chiusura a tempo determinato e sanzione amministrativa.
Sanificazione dei locali lavorativi e gestione del personale
Le ordinarie procedure di pulizia degli spazi condivisi non sono sufficienti e ciò è valido sia se l’azienda svolge un’attività essenziale – e prosegue il suo operato anche durante un eventuale lockdown –, sia per ogni tipologia di attività che abbia riaperto dopo le limitazioni della fase acuta del contagio. Nella pianificazione va inclusa la frequente sanificazione di tutte le superfici condivise – porte, maniglie, tastiere, touch screen e apparecchi telefonici –, con particolare attenzione ai servizi igienici.
È preferibile stabilire delle ulteriori contromisure di decontaminazione nell’eventualità di un caso accertato di positività fra i dipendenti: andranno svolte delle procedure straordinarie per mantenere i locali e le infrastrutture puliti da tracce del virus. La normativa attualmente vigente non permette lo svolgimento di riunioni, congressi e meeting, pertanto tali spazi andranno temporaneamente riorganizzati o riassegnati a diverse finalità.
Ad ogni modo, laddove non sia possibile mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro, all’interno degli edifici è tuttora necessario l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI), quali mascherine Ffp2 e Ffp3, mascherine chirurgiche, gel disinfettanti e guanti monouso. Ogni aspetto va esaminato, senza tralasciare una opportuna segnaletica grafica rivolta ai dipendenti con specifici promemoria sulle norme anti-contagio adottate dall’azienda.
Tali operazioni possono essere efficacemente pianificate attraverso software, con dati in tempo reale e notifiche. La programmazione del distanziamento sociale dei lavoratori ed i piani di turnazione per usufruire del lavoro agile saranno basati sui dati aggregati dagli strumenti di facility management, individuando tempestivamente e con accuratezza le aree più a rischio di assembramento, o che necessitano di opportune manutenzioni. Andranno esaminate le strategie ottimali per quanto riguarda il protocollo sanitario da applicare ai visitatori esterni: a tal fine, è possibile adottare badge RFID per il tracciamento degli spostamenti e del tempo di permanenza.
Qualità dell’aria all’interno delle strutture
La tecnologia può rivelarsi determinante per garantire una qualità dell’aria adeguata negli edifici, poiché si tratta di un fattore essenziale nella prevenzione dal contagio. È infatto noto che la diffusione del SARS-CoV-2 avviene per via aerea, oltre al contatto con superfici infette. I sensori ambientali sono in grado di fornire una mappatura della qualità dell’aria su una pianta interattiva dell’edificio, consentendo di visualizzare immediatamente le zone in cui il flusso d’aria necessita di migliorie, tramite procedure per sanificare i sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento – inclusa la sostituzione dei filtri.
Assicurare la continuità del business
Ulteriore elemento di prioritaria importanza: il facility manager possiede tutti gli strumenti tecnologici indispensabili ad accertarsi che l’epidemia non abbia un impatto negativo sul regolare svolgimento delle attività di lavoro. Nel dettaglio, per assicurare la continuità aziendale è opportuno monitorare l’assenteismo, integrando i dati delle risorse umane con le planimetrie visuali dei reparti, determinando così i tassi d’assenza più elevati e verificando l’impatto della pandemia sulla forza lavoro.
Andrà verificata inoltre l’osservanza della quarantena nel caso di un lavoratore positivo al tampone: sussiste tuttora “l’obbligo di rimanere al proprio domicilio in presenza di febbre (oltre 37.5°) o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l’autorità sanitaria”.
Piani d’intervento efficaci, raccolta e analisi dei dati, tecnologia informatica: sono i punti di forza che assicurano una risposta tempestiva ad ogni scenario, anche futuro, con cui il mondo del lavoro dovrà confrontarsi. Pertanto, i professionisti del facility management si trovano in prima linea per aiutare le imprese ad adeguarsi al cambiamento.
Flora Liliana Menicocci
Sitografia
https://www.agi.it/politica/news/2020-05-15/fase-due-linee-guida-riaperture-8628812/
https://it.wikipedia.org/wiki/Facility_management
https://www.internet4things.it/iot-library/tutto-sul-facility-management/
https://www.planradar.com/facility-shutdown-building-management-in-the-time-of-the-coronavirus/