Sentire parlare di formazione mi ricorda un vecchio detto genovese “la bella di Torriglia, tutti la vogliono nessuno la piglia”.
La parola ha assunto in questi ultimi anni un significato salvifico, sembra che qualsiasi problema si possa risolvere con la formazione. E anche in Manutenzione sta avvenendo la stessa cosa. Ma con quali risultati?
Recentemente è tornata alla ribalta la storia del Mottarone, l’incidente alla funivia costato la vita di 14 persone. I periti stanno giustamente esaminando la fune e le decine di fili da cui è composta per verificare quali di questi erano corrosi e quindi portati alla rottura. Inoltre la ditta incaricata della manutenzione avrebbe detto che la sostituzione della testa cui era saldata la fune era prevista ma era stata rimandata alla fine della stagione turistica per non fermare l’impianto.
Tutto lineare? E che cosa c’entra allora la formazione?
C’entra perché ormai la sola “esperienza” non è più sufficiente, la “cultura” acquisita sul campo non consente di fare fronte alle nuove esigenze, anzi si può notare una specie di sclerotizzazione, abbiamo sempre fatto così e non ci sono stati problemi eccetera.
E quindi quello che nel caso specifico (come in tanti altri) è mancato e che avrebbe potuto evitare la tragedia riguarda il saper vedere le cose con altri occhi, saper utilizzare le nuove tecniche ed i nuovi strumenti che l’evoluzione tecnologica ci mette a disposizione per muoversi fondamentalmente su questi punti:
- Le competenze
Non è più accettabile che il Manutentore a tutti i livelli non abbia conoscenze e competenze (anche digitali) necessarie a svolgere il proprio lavoro. Ciò significa che il manutentore deve continuare a formarsi ed informarsi.
- Possibilità e capacità di valutare le problematiche
Il Manutentore deve essere in grado di compiere una analisi dei rischi e di gestirne compiutamente ed in responsabilità tutti gli aspetti. Naturalmente questo comporta problemi legati alla gestione più generale di un asset, ma la Manutenzione non può nascondersi dietro la classica foglia di fico, “io l’ho detto, altri dovevano decidere”.
- Dinamicità dell’azione manutentiva
È forse questo il punto più importante, la mancanza o l’incapacità cioè di adeguamento dell’azione manutentiva alle mutate condizioni al contorno
- Priorità dell’azione manutentiva
Il Manutentore deve avere la capacità di dare delle priorità all’attività, anche se preventivata. Questo punto è legato strettamente al precedente punto 2.
Punti che ci dicono che la Manutenzione è basilare non solo negli aspetti industriali specifici ma nella nostra vita di tutti i giorni.
Consapevole di queste problematiche A.I.MAN. sta mettendo a punto un progetto scuola che parte dalle scuole secondarie (istituti tecnici e non solo) per arrivare agli ITS e infine alla Università.
Questo progetto mira a far sì che la Manutenzione esca dal suo stato di cenerentola e di attività in qualche modo subita e quindi da contenere se non da ridimensionare. È necessario far acquisire la consapevolezza che la Manutenzione è parte integrante della nostra vita e che quindi va affrontata già a livello scolastico come materia di pari dignità con le altre e non relegata in poche ore di lezione.
A maggior ragione quando parliamo di responsabili della gestione della manutenzione.
Come si è visto nel caso della funivia non basta avere anni di esperienza. Nei percorsi universitari di Ingegneria e non solo so dovrà considerare un corso sulla Manutenzione. Chi dovrà progettare, chi dovrà gestire asset industriali, deve essere consapevole che la Manutenzione è fondamentale per il proprio lavoro e quindi deve conoscerne i principi ed i sistemi organizzativi.
Questi processi sono naturalmente lunghi, nessuno ha la bacchetta magica.
I contatti finora avuti con gli addetti anche ad alto livello del settore ci confortano e ci spingono a proseguire su questa strada.
Bruno Sasso, Presidente A.I.MAN.