Mi è capitato recentemente di leggere un articolo (dei tanti) che riassume la situazione della città di Genova, dove vivo, in particolare per il settore trasporti.
La fotografia che ci presenta è sconfortante, e non da pochi mesi, ma da decenni. I punti caldi sono:
- Terzo valico ferroviario fermo o quasi. Ci vogliono due ore di treno intercity da Genova a Milano. Questo aspetto influisce sui collegamenti in particolare per le merci. Una recente valutazione dell'autorità portuale stima in 21 giorni il viaggio di un container per nave e ferrovia dall'India a Milano via Genova, mentre sono 16 i giorni di viaggio dello stesso container per nave e ferrovia via Rotterdam.
- Gronda autostradale ferma. Un minimo tamponamento su una delle autostrade causa la paralisi della circolazione intorno e dentro Genova. Le conseguenze sono inquinamenti, tempi biblici eccetera.
- AMT, Azienda trasporto pubblico, perennemente in crisi e con un parco veicoli molto vecchio.
Ti chiedi, Genova sarà un caso?
Ti rispondi, NO. Perché a parte qualche situazione "normale" in tutta Italia ci sono problemi di questo tipo.
Ma cosa c'entra la manutenzione dei trasporti in tutto questo?
C'entra perché con la crisi ormai conclamata si tagliano soprattutto le spese di manutenzione e non si investe minimamente nel settore.
C'entra perché un parco vecchio (a Genova circolano decine di autobus di 25 anni) richiede molta più manutenzione, perché non si trovano i ricambi eccetera.
C'entra perché man mano che escono dalla scena i vecchi manutentori non ci sono più risorse che conoscano bene il mezzo e la formazione, pur necessaria, da sola spesso non è sufficiente.
E a proposito di formazione ancora troppi datori di lavoro (chiamarli imprenditori è fuori luogo) affrontano la questione quando sono con l'acqua alla gola e soprattutto non sono capaci (visto che la loro attività si è sviluppata sulla esperienza) di trasmettere questa esigenza in modo positivo al proprio personale.
Ancora recentemente ho fatto come docente corsi di manutenzione ferroviaria solo perché il gestore dell'infrastruttura RFI ha obbligato ad avere manutentori abilitati l'azienda anche se l'impegno sulla rete dei veicoli manutenuti era minimo. In queste condizioni ci si può immaginare la risposta del personale.
In questo panorama da depressione spuntano ogni tanto dei fiori come i corsi IFTS (Informazione e Formazione Tecnica Superiore) sulla manutenzione dei veicoli ferroviari, organizzati in Lombardia da CNOS- FAP R.L. - SALESIANI. Questi corsi, incentrati sulla manutenzione dei veicoli ferroviari, hanno l'obiettivo di rispondere a quella che si ritiene nel prossimo futuro una forte richiesta del mercato di tecnici e manutentori di veicoli su rotaia.
Il percorso formativo permette di accedere ad un esame effettuato in conformità al decreto 04/2012 dell'Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria per la "abilitazione di manutentori ferroviari", unico titolo riconosciuto per operare nel settore.
La metodologia didattica utilizzata è quella dell'apprendimento esperenziale, con lo scopo di attivare i corsisti in un ambiente di apprendimento orientato sul concetto di "fare responsabilmente" (cioè operare in autonomia e responsabilità).
Le lezioni d'aula saranno così supportate costantemente da attività pratiche nei diversi laboratori e dalle esperienze di stages aziendali che svilupperanno il concetto di praticantato.
L'augurio è ovviamente che questo esempio sia seguito da altri.
La formazione manutentiva di carattere generico, che finora ha raccolto la gran parte dei finanziamenti, si dovrebbe orientare su aspetti e settori specifici in modo da preparare effettivamente i giovani all'ingresso nel mercato del lavoro senza intermediazioni o apprendistati vari (e precari).
Ultima annotazione.
Il Canton Ticino della vicina Svizzera sta rilanciando il centro ferroviario di Bellinzona e mette tra gli aspetti base quello della formazione sui diversi aspetti della sicurezza ferroviaria compresa la manutenzione, chiamando in causa non solo istituti professionali ma anche l'università in un discorso integrato e non di immagine, come purtroppo avviene sovente in Italia.
Ing. Bruno Sasso