Il 2020 ha segnato parecchi record, soprattutto negativi, e sarà ricordato dai nostri nipoti come l’anno che cambiò il corso della storia. Gli Stati Generali della Green Economy, la più importante manifestazione culturale del settore in Italia, seppur limitati dalla versione esclusivamente online, hanno puntato tutto sul New Green Deal, e molto sulla Economia Circolare.
L’Economia Circolare è un sistema economico concepito per potersi rigenerare da solo, garantendo così anche la sua ecosostenibilità. Circolare perché a imitazione della natura l’output (lo scarto) di un processo è l’input (il cibo, l’alimentazione) per un altro processo in una circolarità che annulla il consumo delle risorse non rinnovabili o perlomeno lo riduce al minimo.
In risposta alla crisi economica provocata dalla pandemia l’UE ha elaborato un piano di aiuti per la ripresa che prevede investimenti per 750 miliardi di euro. Tali fondi sono distribuiti agli stati membri sulla base dei piani di Ripresa e Resilienza (Recovery Plan). Circa il 40% di queste risorse dovranno essere destinate al sostegno di una “transizione verde” in accordo con il New Green Deal europeo.
Nel corso degli interventi sono stati messi in discussione i seguenti pilastri della economia circolare:
- i rifiuti come risorsa per dare vita ad altri materiali utili e introduzione di soluzioni tecnologiche per il recupero atte a ottenere materie prime seconde di alta qualità da prodotti post-uso;
- progettazione di prodotti che durino più a lungo e siano concepiti per essere riutilizzati, riparati o aggiornati per il recupero delle proprie funzioni o sottoposti a procedimenti di riciclo – organico e meccanico – a elevata qualità, per il recupero di materiali;
- realizzazione di catene del valore a ciclo chiuso nella produzione e utilizzo di componenti e materiali, anche sfruttando opportunità di riuso e riciclo cross-settoriali;
- introduzione di modelli di sinergia tra sistemi di imprese presenti all’interno di uno specifico ambito economico territoriale (simbiosi industriale);
- incentivazione mediante contributi alle imprese che offrono un prodotto come servizio e l’uso condiviso del prodotto o il noleggio (es. Car Sharing);
La Manutenzione, com’è facile intuire, ha un peso importante in molti di questi pilastri (vedi la nostra rubrica Appunti di Manutenzione in questo numero della rivista).
Fra gli obiettivi è rafforzare e potenziare il Piano Industria 4.0 (oggi Piano Transizione 4.0) incentivando la ricerca e lo sviluppo per l’economia circolare e il trasferimento di fondi alle imprese, puntando a raddoppiare la percentuale di utilizzo di materiali circolari nel prossimo decennio.
Il Piano per l'economia circolare si concentra sulle seguenti azioni:
- promuovere l’eco-progettazione;
- limitare i prodotti monouso;
- vietare la distruzione dei beni durevoli non venduti;
- integrare l’economia circolare nelle BAT (Best Available Techniques) e nei GPP (Green Public Procurement);
- promuovere la simbiosi industriale e la bio-economia;
- ridurre i rifiuti e dimezzare la quantità di rifiuti urbani residui (non riciclati) entro il 2030;
- armonizzare le raccolte differenziate;
- ridurre le sostanze pericolose e le microplastiche;
- sviluppare il mercato delle MPS (Materie Prime Seconde).
Infine, il Piano si concentra prioritariamente sui settori che utilizzano più risorse e dove il potenziale di circolarità è elevato, quali: elettronica e ITC; batterie e veicoli; imballaggi; plastica; tessili; costruzioni e edilizia; prodotti alimentari, acqua e nutrienti.
Maggiori dettagli li potete trovare nel sito ufficiale degli Stati Generali (www.statigenerali.org).
Maurizio Cattaneo,
Amministratore di Global Service & Maintenance