Parlare di infrastrutture e manutenzione appare estremamente difficile e complesso per la varietà di manufatti che rientrano sotto questa classificazione, per la molteplicità dei materiali, delle discipline, delle expertise, dei problemi tecnici e prestazionali, dei modelli gestionali e degli stakeholder coinvolti. La definizione della Enciclopedia Treccani dà il senso di questa varietà, dove convivono entità materiali e immateriali, elementi puntuali e reti:
«Infrastrutture - Il complesso degli impianti e delle installazioni occorrenti all'espletamento dei servizi ferroviari, aeroportuali ecc.; i. urbane, la rete dei servizi pubblici necessari allo sviluppo urbanistico. In senso più ampio, nel linguaggio economico, tutto quell'insieme di opere pubbliche, cui si dà anche il nome di capitale fisso sociale (per es. strade, acquedotti, fognature, opere igieniche e sanitarie), che costituiscono la base dello sviluppo economico-sociale di un paese e, per analogia, anche quelle attività che si traducono in formazione di capitale personale (per es. l'istruzione pubblica, soprattutto professionale, o la ricerca scientifica intesa come supporto per le innovazioni tecnologiche)».
La domanda allora è: ha senso parlare in generale di manutenzione delle infrastrutture o dovremmo piuttosto declinare in modo settoriale il concetto di manutenzione parlando direttamente e solo per esempio di manutenzione dei ponti, manutenzione delle strade, manutenzione della pubblica illuminazione, manutenzione degli ospedali ecc.? Se osserviamo la realtà attuale vediamo come questa settorialità connoti l’approccio alla manutenzione delle infrastrutture e si traduca in strutture organizzative verticali, estremamente autonome le une rispetto alle altre e scarsamente interagenti.
Tuttavia è importante affermare la necessità di una visione – e di conseguenza di una prassi – capace di considerare, nel rispetto delle specificità e degli specialismi, in modo complessivo la manutenzione delle infrastrutture. Da una parte la natura stessa del concetto di infrastruttura, come sistema complesso di beni e servizi inscindibilmente interconnessi (sia fisicamente che funzionalmente) con la finalità comune di supportare lo sviluppo economico e sociale di una nazione, impone di considerare le interazioni, le possibili sinergie, i comportamenti reciproci, i pericoli e le diseconomie di sovrapposizione. Dall’altra la matrice “universale” della cultura manutentiva offre un patrimonio di concetti (le strategie manutentive preventive e predittive), strumenti (manuale e piano di manutenzione, sistemi informativi ecc.) e processi applicabile a qualsiasi entità.
Non è facile però tradurre nella realtà questa visione sistemica perché ogni settore della manutenzione ha propri protocolli, propri operatori, diversi sistemi di riconoscimento delle entità gestite, diversi modi per raccogliere e gestire le informazioni(1).
È quest’ultimo un problema estremamente importante perché un controllo sistemico delle interazioni e delle possibili sinergie, una necessaria conoscenza incrementale di sistema, una integrazione dei vari servizi manutentivi e un coordinamento delle responsabilità difficilmente sono perseguibili in assenza di una effettiva condivisione delle informazioni e di criteri unificati per riconoscere le entità e le loro relazioni. Inoltre la manutenzione delle infrastrutture richiede avanzate forme di gestione delle informazioni al fine di utilizzare al meglio i feedback informativi dei monitoraggi, di processare grandi moli di dati per migliorare la previsione dei comportamenti, sia a livello di manufatti che di sistema, e per rispondere in modo reattivo e proattivo a segnali premonitori di possibili anomalie di comportamento.
In questa direzione le evoluzioni delle Smart City lasciano intravvedere possibili nuovi scenari nella prospettiva di una gestione informativa a livello di sistema e di evoluzioni nella manutenzione delle infrastrutture. Esperienze documentate di Smart City stanno rendendo evidenti interessanti cambiamenti, specie nelle aree metropolitane, indotti dall’evoluzione delle soluzioni ICT e dalla applicazione dei paradigmi dell’IoT (Internet of Things) e del Big Data Management, che riguardano aspetti quali: le modalità di rilevamento, l’analisi e gestione dati, le modalità di comunicazione/interazione con gli utenti, il monitoraggio delle performance, le modalità di risposta dei sistemi, le interazioni di rete, ecc.
Lo scenario è quello di moli di dati sempre più dinamici, che fluiscono continuamente all'interno della rete, attraverso canali di comunicazione interconnessi. Si tratta di dati disponibili in tempo reale, quindi sin dal momento in cui vengono rilevati o generati, prima di essere memorizzati, con la possibilità per i servizi manutentivi di sperimentare nuove forme di monitoraggio continuo [come nel caso del Real Time Networks(2) di Vienna e del London Datastore(3) di Londra] e l’applicazione di diverse forme di “sensing and responding(4)" (Talamo et al., 2016).
Cinzia Talamo,
Professore ordinario in tecnologia dell’architettura, Politecnico di Milano
Note
- Si veda la norma UNI 11447:2012.
- Attraverso questa funzionalità, i cittadini possono accedere a informazioni (derivanti da GIS, GPS, sensori, telecamere di sorveglianza, ecc.) circa: urban mobility, environmental monitoring, urban infrastructure, energy efficinecy, ecc. (smartdata.wien/)
- Il London Datastore di Londra è stato sviluppato e promosso dalla Greater London Authority, raccoglie dati in tempo reale su diversi aspetti di interesse e focalizza l'attenzione sulla mobilità urbana (bike mobility e public transport).
- I modelli di sensing and responding abilitano capacità di risposta proattiva e immediata dei sistemi urbani a bisogni emergenti attraverso processi di gestione delle informazioni basati sull’analisi, l’aggregazione e la correlazione incrociata di grandi insiemi di dati e attraverso l’attivazione di risorse operative diffuse sul territorio. Tali modelli sono: sensing and responding automatico; sensing and responding con vincoli imposti; sensing and responding con decisione esterna e validazione della proposta; sensing and knowing; sensing and knowing in emergency; sensing and learning/self learning (Talamo et al., 2016).
Riferimenti bibliografici
Atta, N., & Talamo, C. (2020, May). Facility Management Services in Smart Cities: Trends and Perspectives, In INTERNATIONAL SYMPOSIUM: New Metropolitan Perspectives (pp. 220-230). Springer, Cham.
Curcio S., (2018), La manutenzione della manutenzione del patrimonio pubblico, MicroMega - la Repubblica, www.repubblica.it
Mutiara, D., Yuniarti, S., & Pratama, B. (2018). Smart governance for smart city. In IOP Conference Series: Earth and Environmental Science, Vol. 126, No. 1, p. 012073. IOP Publishing
Talamo, C., Atta, N., Martani, C., & Paganin, G. (2016), The integration of physical and digital urban infrastructures: the role of “Big data”, TECHNE-Journal of Technology for Architecture and Environment, (11), 217-225.
UNI 11447:2012 Servizi di facility management urbano. Linee guida per l’impostazione e la programmazione degli appalti