Il tema del presente editoriale – scritto, come usuale, approfittando del fine settimana – è influenzato da due eventi che mi hanno coinvolto nel corso della settimana (ndr: settimana corrente nel momento in cui mi accingo alla scrittura). Il tema è, cioè, sviluppato sfruttando quanto discusso in tali eventi.
Menziono gli eventi come excusatio per giustificare eventuali distorsioni causate della memoria a breve termine delle discussioni fatte.
In ordine cronologico, il primo evento è stato il workshop “Manutenzione nell’Industria 4.0: quale Vision per il futuro? Non solo Tecnologia ma anche Persone e Organizzazione”, parte della ricerca congiunta dell’Osservatorio Tecnologie e Servizi per la Manutenzione (TeSeM) con l’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano. In questo workshop ero coinvolto in prima persona, sia come responsabile scientifico TeSeM sia come co-direttore dell’Industria 4.0.
Il secondo evento è stato il 19° Convegno Nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici) dal titolo “Tecnologie, accessibilità, esiti: l’ingegneria clinica per una sanità di valore”, organizzato presso l’Università degli Studi Magna Graecia, a Catanzaro. In questo secondo evento, ho avuto il piacere di tenere una relazione nell’ambito della prima sessione del percorso programmato nel convegno dal titolo “Value Based Health Technology Maintenance” (il titolo della mia relazione è stato: “Value Based Asset and Maintenance Management: dal costo al valore - Modelli maturi dal mondo degli impianti industriali”).
Entrambi gli eventi mi aiutano a portare alcune riflessioni in questo editoriale, che – ancora come premessa – nascono dalla sfida personale di “pensare fuori dagli schemi” (“thinking out of the box”). Nel caso del workshop TeSeM-Industria 4.0, personalmente ho apprezzato la discussione nei lavori di gruppo del workshop, all’interno di gruppi formati da professionisti di settore, con differenze aziendali e personali nelle esperienze industriali; la discussione era inizialmente stimolata da due prospettive complementari, portate sia dal sottoscritto (e dalle persone che con me collaborano) come Ingegneria Industriale, sia dalla Prof. Raffaella Cagliano (e dalle persone che con Lei collaborano), come Management, con particolare attenzione all’organizzazione e alla gestione delle persone. Nel caso dell’evento AIIC, la challenge per me è stata di portare una testimonianza adatta a contribuire in un contesto professionale con problemi di gestione degli asset e della manutenzione che non conosco ancora: alla fine, credo di aver sperimentato un buon esercizio di benchmark, utile ad una cross-fertilization di problemi prima che di soluzioni.
Dopo questa lunga premessa, di cui mi scuso, ma che ritenevo necessaria per motivare le riflessioni a seguire, adesso entriamo in medias res.
La prima riflessione che mi sentirei di affermare è qualcosa di scontato (o quasi scontato): Industria 4.0 e Asset Management sono fattori esogeni alla Manutenzione che ne potranno favorire il cambiamento. Le riflessioni che voglio sottolineare non riguardano questa prima, di natura macroscopica, ma sono frutto di alcuni retro-pensieri che ne discendono in maniera più o meno diretta.
1. Pensare ad Industria 4.0 come il fattore di cambiamento prevalente (o addirittura come il fattore unico), è limitativo: le potenzialità promesse dalle nuove tecnologie significano poco se non vengono motivate e contestualizzate con scelte “bilanciate” che sono nella sensibilità dell’end-user gestore degli asset.
2. Pensare ad Industria 4.0 meramente nella sfera tecnologica non è per niente sufficiente per coglierne l’impatto effettivo. I fattori organizzativi sono altrettanto importanti, non solo come fattori abilitanti la digitalizzazione e la gestione del cambiamento, ma anche come variabile chiave di progettazione che è, almeno, paritetica se non addirittura da anteporre temporalmente in un percorso di co-evoluzione tecnologico-organizzativa della funzione Manutenzione nell’Industria 4.0.
3. La dimensione organizzativa è oggi potenzialmente sollecitata da molteplici sfide, anche quella portata dall’Industria 4.0, ma non solo. Le sfide tendono a rafforzare l’importanza di alcune funzioni della struttura di Manutenzione (come l’Ingegneria di Manutenzione), e portano a riflettere sul ruolo dell’operatore/del tecnico di manutenzione (con riferimento a variabili come la specializzazione o polivalenza), e a rimarcare alcune variabili “chiave” legate alla sfera culturale e al tema delle competenze (includendo cultura del dato, competenze digitali, capacità decisionali…). Nella dimensione organizzativa, sottolineo la leadership, come elemento importante (ed emergente) per stabilire con successo, per far funzionare e per migliorare la gestione della manutenzione in un’organizzazione industriale. La domanda che rimane aperta a mio parere (almeno nelle mie riflessioni) è: “sarà leadership diffusa tra più, o leadership concentrata in poche persone?”
4. Le sfide odierne dell’evoluzione tecnologica richiedono una gestione degli asset attenta, capace di qualificare e scegliere le tecnologie attraverso un sistema di decision-making a servizio della generazione di valore per l’azienda. L’introduzione di nuove tecnologie dovrebbe, cioè, essere il risultato di una decisione sull’investimento in asset tecnologici orientata a massimizzare gli esiti dei processi che producono valore, a costi sostenibili. La gestione delle operations, comprendendo l’esercizio e la manutenzione degli impianti, dovrebbe, in seguito, essere capace di garantire il raggiungimento dei risultati sperati di generazione del valore, contribuendo alla gestione dell’asset nella vita operativa. Queste sono naturalmente affermazioni che rimangono teoria fintanto che non vengano tradotte in practice, tenuto conto delle esigenze di settore.
5. Pensando alla volontà di portare la teoria di cui al punto precedente ad essere azione, mi sembra utile richiamare le considerazioni dell’ultimo editoriale, sottolineando uno dei principi dell’Asset Management come elemento strategico per sviluppare gli altri principi: l’“Asset-centric orientation”, essenziale per permettere una gestione degli asset efficace, basata sulla conoscenza da parte dell’organizzazione dei propri asset, sia per struttura tecnica (sistemi di asset, asset individuali e relativi equipment), sia per quanto riguarda il ruolo per il business, attuale e futuro nelle prospettive di sviluppo della propria azienda. Per poter implementare l’approccio asset-centrico (ndr: richiamo dall’ultimo editoriale), servono elementi concreti: la gestione delle informazioni, con le quali decidere a livello strategico, tattico e operativo; l’ownership e le responsabilità organizzative per le decisioni sugli asset nel lifecycle. La domanda che rimane a mio parere aperta è ispirata a quanto discusso in altri numeri della rivista (ndr compreso l’ultimo editoriale): “quanto il sistema di gestione – come sistema informativo e organizzativo – permette realmente visibilità per una presa delle decisioni efficace, per generare valore dall’asset per l’azienda?”
Per concludere con un messaggio unico come sintesi delle precedenti riflessioni, mi sentirei di affermare che la Manutenzione deve avere capacità di decidere e agire come “sistema” di manutenzione: deve cioè essere capace di gestire le evidenze promesse dai dati raccolti dai tanti asset in portafoglio, interpretando il sistema valoriale dato dall’azienda per arrivare a scelte essenziali proprie del processo di manutenzione, in merito ad esempio ai piani di manutenzione, e ai piani di sviluppo delle risorse in termini di competenze e di relazione con fornitori “chiave”, sia costruttori sia fornitori di servizio.
Questo fine richiede la convergenza della visione stimolata dall’Asset Management nelle practice manutentive per permettere una gestione bilanciata tra costi, performance e rischi come espressione di valore generato (o distrutto). Non solo, è anche necessario un sistema di presa delle decisioni basato sulle evidenze nel processo esercito a completamento e, quando possibile, a miglioramento di raccomandazioni e vincoli dovuti al processo regolatorio e normativo dell’attività industriale.
Prof. Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M