La manutenzione del costruito e delle infrastrutture civili
Tra le novità che porterà il 2021, segnaliamo con orgoglio la nuova rubrica che la nostra rivista ospiterà con cadenza mensile, per illustrare e divulgare la frontiera tecnologica più avanzata applicata al mondo della manutenzione civile.
Il cuore del nuovo spazio riguarderà le tecniche e le strategie di manutenzione di uno degli asset industriali più importanti e più tristemente ignorati: l’infrastruttura civile. Il tema è ambizioso, perché con il termine infrastruttura civile comprendiamo qualsiasi opera di carattere civile legata al mondo produttivo. Capannoni, tettoie, pensiline ma anche ponti, gallerie, reti stradali, sistemi fognari. Calcestruzzo armato, precompresso, gettato in opera, acciaio, legno, pietra, mattoni, intonaco, malta. E poi azioni sismiche, carichi verticali, carichi ciclici, vibrazioni, studio dei nodi, carpenteria di supporto, deformazioni termiche, azione del vento, della neve, delle intemperie, dello smog, fessure, crepe, cedimenti, snervamento. Insomma: tutto ciò che è di competenza dell’ingegneria civile, e che per tradizione o per cattiva cultura della manutenzione, viene molto spesso trascurato e abbandonato a sé stesso. Gli imprenditori più capaci hanno compreso da tempo che le infrastrutture civili rappresentano il cuore degli asset di un’impresa. Perché costituiscono il tetto sotto il quale i nostri operai lavorano ogni giorno, nonché la struttura di supporto di qualsiasi impianto di produzione. Il tema è di tale importanza e vastità che necessita di un appuntamento periodico regolare, per riuscire almeno a scalfirne la superficie.
Come per ogni questione legata alla manutenzione, anche per le infastrutture civili vige la vecchia massima: poco, ma spesso. Soprattutto per le opere civili è importante intervenire con una manutenzione frequente e poco invasiva, secondo un piano preciso che sia calato su ogni singolo edificio o struttura a seconda della complessità, utilizzando quando serve gli strumenti tecnologici all’avanguardia di cui disponiamo. Il piano di manutenzione non è uno strumento avulso dalla realtà e dalla struttura per cui è stato creato, ma un documento elaborato a seguito di campagne conoscitive e di studi approfonditi. Se tutto ciò non rientra nei piani d’impresa e se l’asset edilizio viene abbandonato a sé stesso, la conseguenza è soltanto una: arriverà il giorno in cui l’imprenditore non potrà più procrastinare gli interventi che, anno dopo anno diverranno sempre più costosi, impattanti sulla realtà aziendale. Gli interventi porteranno a prolungati fermi produttivi o, in alternativa, all’adozione di soluzioni tampone improvvisate, non degne della nostra Industria 4.0.
Il 3 agosto del 2020 è stato inaugurato a tempo di record il ponte Morandi di Genova, realizzato per ripristinare la struttura a seguito del crollo dell’agosto 2018. Qualora la magistratura appurasse che il crollo del viadotto fosse dovuto, anche parzialmente, a questioni legate alla manutenzione, è facile intuire la portata di quanto riportato in questa nostra presentazione. Maggiore è la portata e la dimensione di una struttura, maggiore deve essere l’impegno profuso nella redazione del documento di manutenzione e nell’effettuazione degli interventi periodici necessari a garantire e, in qualche caso a prolungare, la vita utile dell’opera. L’appuntamento è per il prossimo numero della rivista, con il primo articolo della nuova rubrica, che sarà tenuta dai sottoscritti ingegneri Riccardo e Alessandro Baldelli di Ricam srl, da anni operativi nel mondo dell’edilizia, della progettazione strutturale e della manutenzione.
Alessandro Baldelli,
Safety Manager, Ricam Srl
Riccardo Baldelli,
President & CEO, Ricam Srl