Il futuro del Facility nella gestione digitale del costruito

Una prospettiva e una visione futura per lo sviluppo di strumenti e metodi per innovare gli spazi costruiti

  • Luglio 17, 2020
  • 100 views
  • Il futuro del Facility nella gestione digitale del costruito
    Il futuro del Facility nella gestione digitale del costruito

Gli eventi degli ultimi mesi hanno messo in evidenza gli elementi di fragilità che gli ambienti costruiti presentano rispetto ai possibili scenari di rischio portati dagli agenti biologici: scuole, università, edifici per il commercio, uffici, industrie, locali di spettacolo, musei e tutti gli altri ambienti edificati hanno dovuto interrompere o reinventare le modalità d’uso degli spazi a seguito della pandemia in atto. Se ci sono voluti diversi anni, forse troppi, per imparare a gestire il rischio biologico da presenza di legionella – peraltro non ancora da tutti adeguatamente considerato – chi si occupa di Property e Facility Management non può permettersi di attendere troppo tempo per mettere a punto delle misure di gestione delle sfide che nascono da nuovi virus sempre più frequenti e mutevoli. 

Non si può nemmeno nascondersi dietro la giustificazione della fatalità o della imprevedibilità degli eventi come spesso hanno fatto alcuni mezzi di comunicazione usando in maniera concettualmente errata il termine di “cigno nero” per la pandemia in atto con un intento forse consolatorio o autoassolutorio (non potevamo prevedere e quindi ci siamo trovati in difficoltà).  

Il “cigno nero” ha infatti tre caratteristiche che devono essere presenti contemporaneamente per connotarlo come tale: l’imprevedibilità, l’impatto enorme e il fatto che sia facilmente comprensibile e spiegabile ma solamente a posteriori rispetto al suo verificarsi. 

Basta leggere il nome dato al virus che ha sconvolto il mondo per capire che non era un fenomeno imprevedibile: il nome è SARS-Cov-2 dove il 2 indica che c’era già stato un SARS-Cov e quindi parlare di cigno nero in questo caso è scorretto e fuorviante rispetto a una prospettiva di cambiamento nella gestione degli spazi costruiti che dovrà essere studiata e applicata nei prossimi anni.

Rispetto a questo obiettivo è plausibile che uno strumento fondamentale per una nuova gestione del costruito sia quello delle infrastrutture digitali per il Property e Facility Management. La gestione digitale degli edifici, qualunque sia la loro natura, può contribuire a rendere sistematici e diffusi i monitoraggi di flussi, affollamenti, condizioni anomale e altri indicatori che permetteranno di gestire i rischi biologici negli edifici con maggiore efficacia ed efficienza di quanto accada oggi. 
Questo numero dedicato al Facility Management intende quindi proporre alcune esperienze e punti di vista della gestione digitale del costruito che, benché ovviamente non riferibili specificamente al rischio biologico, possono dare una prospettiva e una visione futura per lo sviluppo di strumenti e metodi per innovare gli spazi costruiti e renderli:

  • un primo articolo presenta un quadro di sintesi dello stato dell’arte della applicazione delle soluzioni di digitalizzazione (ICT e Internet of Things) alla gestione degli ambienti di lavoro che si stanno modificando in maniera adattiva alla più generale digitalizzazione dei processi delle organizzazioni e che potrebbero utilizzare gli stessi strumenti per diminuire la fragilità rispetto a scenari di rischio particolari;
  • un articolo presenta alcune esperienze sviluppate nel quadro della applicazione della digitalizzazione del costruito – integrando i temi dell’Internet of Things e del Building Information Modeling – al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici con una apertura al tema del valore dei dati e delle informazioni che derivano dalla introduzione di infrastrutture digitali negli edifici, tema che viene sviluppato ulteriormente in un altro articolo;
  • un articolo affronta infine il tema della gestione della grande mole di dati che deriva dalla diffusione delle infrastrutture digitali negli edifici e che deve essere affrontata nella prospettiva di percorrere il tracciato denominato DIKW (Data, Information, Knowledge, Wisdom) proposto negli anni ’80 da studiosi come Russell Ackoff e Milan Zeleny; troppi dati possono essere controproducenti e far perdere di vista le informazioni importanti e una soluzione per la gestione della moltitudine di dati può essere aiutata efficacemente da sistemi basati sul principio delle reti neurali.

 
Giancarlo Paganin, Department of Architecture and Urban Studies (DASTU), PoliMi 

Editoriale del numero di luglio-agosto 2020 di Manutenzione T&M