Il 18 marzo presso l'ilab - Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi situato al Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso - si è tenuto il convegno dal titolo: Quali prospettive per la formazione tecnica in un paese in emergenza industriale?
Il convegno è stato organizzato dal MeGMI, il master Universitario in Gestione della Manutenzione Industriale promosso congiuntamente dal MIP e dalla SdM, rispettivamente le School of Management del Politecnico di Milano e dell'Università degli Studi di Bergamo, in occasione del Decennale del Master.
I lavori sono stati aperti dal Professor Sergio Cavalieri, Direttore del Master MeGMI che ha evidenziato come il tema della manutenzione degli asset industriali rappresenti uno degli elementi chiave per mantenere e migliorare il valore e la competitività delle imprese. Di fatto il ruolo della manutenzione stessa è diventato ancora più preminente nel corso degli ultimi anni in cui a seguito del prolungato periodo di recessione economica, le aziende hanno dovuto ridurre la quota di investimenti in nuovi impianti, valorizzando al contempo le attività di manutenzione per preservare integrità, sicurezza ed efficienza del parco macchine installato.
Alla tavola rotonda, moderata dal direttore del quotidiano "il Mondo" Enrico Romagna Manoja, hanno partecipato sia esponenti del mondo industriale, sia del mondo associativo e accademico. Tra questi erano presenti l'ingegner Luca Zanotti, amministratore delegato di Tenaris Dalmine, l'ingegner Enrico Cereda, Vice Presidente Global Technology Services di IBM Italia, l'ingegner Gian Piero Pavirani dirigente di Reti Ferroviarie Italiane, il dottor Ivanohe Lo Bello, Vice Presidente per l'Education di Confindustria, il Professor Marco Garetti del Politecnico di Milano e il Professor Stefano Paleari, Rettore dell'Università degli studi di Bergamo nonché presidente della CRUI, la Conferenza dei rettori delle Università Italiane.
Nel corso del suo intervento introduttivo, il Professor Cavalieri ha riportato alcuni dati come evidenza delle difficoltà strutturali che il nostro Paese sta attraversando: l'Italia, a seguito del perdurare della crisi economica, ha perso infatti circa il 20% della capacità produttiva installata e, dal terzo trimestre del 2008, ben 20 punti percentuali di fatturato nazionale. La conseguenza di questi fattori, associati alla mancanza di una vera politica industriale a medio e lungo periodo, si sta anche manifestando in una forte disaffezione da parte dei giovani ad intraprendere percorsi di formazione di tipo tecnico, con un conseguente preoccupante disallineamento tra la richiesta e l'offerta di competenze dei lavoratori. Pur esistendo già delle misure in atto, come ad esempio i corsi IFTS, l'apprendistato nelle sue varie qualificazioni professionali (a partire dalle scuole superiori fino al dottorato executive), esse tuttavia non sembrano ancora esprimere il loro pieno potenziale, anche a causa della mancanza di un'adeguata comunicazione e consapevolezza delle opportunità e delle regole del gioco da parte del mondo della formazione e di quello industriale .
Il Convegno ha quindi rappresentato un momento di discussione e condivisione delle attuali problematiche relative alla formazione tecnico-gestionale, oltre ad essere occasione per elaborare proposte per intensificare il dialogo tra enti formativi e industria al fine di creare delle figure professionali dual thinker, cioè dotate di un portafoglio di competenze che permetta di gestire progetti e sistemi sempre più complessi, coniugando contenuti di tipo tecnologico con quelli di natura più manageriale.
La discussione, coordinata dal dottor Romagna Manoja, è stata incentrata principalmente su due temi: la qualità della formazione tecnica in Italia percepita dalle aziende e il rapporto tra le esigenze del mondo del lavoro e l'offerta formativa. Gli esponenti del mondo industriale, tra cui gli ingegneri Zanotti, Cereda e Pavirani, hanno evidenziato come il livello della formazione tecnica in Italia sia comunque alto, nonostante il perdurare dei tagli e la scarsità di fondi dedicati al sistema educativo nazionale. Ad avvalorare questa tesi, l'ingegner Zanotti da un lato ha riportato come alcune primarie aziende tedesche abbiano promosso delle campagne di recruiting tra i giovani laureati italiani per sopperire alla loro cronica carenza di personale specializzato, dall'altro ha sottolineato i riscontri positivi ottenuti dalla mobilità del personale italiano sulle sedi internazionali di Tenaris. Sia l'ingegner Cereda che l'ingegner Pavirani hanno poi rilevato la necessità che la formazione non si interrompa con il termine dei percorsi di istruzione , ma che resti costante durante la vita professionale, sia per garantire una maggiore specializzazione delle conoscenze richieste, sia per rimanere al passo con il continuo rinnovamento tecnologico e informatico che ha caratterizzato il mondo civile e industriale negli ultimi anni.
L'intervento dell'avvocato Lo Bello ha mostrato poi come il tema dell'education, argomento d'interesse e di discussione permanente negli altri paesi europei, sia fondamentale per il rilancio sociale e economico dell'Italia. Occorre infatti operare una profonda revisione delle attuali modalità di orientamento e placement: proprio prendendo spunto da questi temi l'avvocato Lo Bello ha sottolineato come ogni anno in Italia rimangano inevase migliaia di offerte di lavoro relative a di determinati profili professionali, a causa di un forte disallineamento tra le scelte curricolari operate dagli studenti universitari e la tipologia di richieste del mondo del lavoro.
In accordo alle statistiche presentate dall'avvocato Lo Bello, la prospettiva futura auspicata dal Professor Paleari prevede un'integrazione tra cooperazione e concorrenzialità tra i soggetti che si occupano di formazione. Tale connubio permetterebbe di instaurare un circolo virtuoso che sia in grado allo stesso tempo di formare le future figure professionali in modo ottimale e contemporaneamente rispondere ai requisiti richiesti dal mondo lavorativo. Come esempio di quanto detto, il Professor Paleari riporta il caso della nascita del master MeGMI, dove il punto di partenza fu la cooperazione tra due Università apparentemente in concorrenza territoriale tra loro, nello specifico il Politecnico di Milano e l'Università degli Studi di Bergamo. Tuttavia i due atenei condividevano la necessità di rispondere alle esigenze di primarie aziende con l'obiettivo di formare manager di manutenzione che, oltre a possedere adeguate competenze tecniche, fossero in grado di gestire i processi di manutenzione in termini organizzativi e gestionali.
Riprendendo questi temi, il Professor Garetti ha evidenziato come occorra lavorare sull'aspetto culturale legato alla manutenzione e in generale sulle tematiche strettamente tecniche. La mancanza di investimenti in formazione e lo scarso appeal che hanno le figure professionali con forti connotazioni tecnico-specialistiche, porta inevitabilmente a un impoverimento nel medio e lungo periodo, con conseguenze che si manifestano dapprima all'interno del mondo industriale e successivamente si riversano sulla crescita del Paese. Tuttavia la presenza di decine di aziende del territorio nazionale che nel corso di questi ultimi dieci anni hanno investito fortemente su una formazione specialistica come quella del master MeGMI, rappresenta comunque un segnale positivo e un augurio di una sempre più fattiva cooperazione e integrazione tra il mondo lavorativo e quello dell'istruzione.
La serie di contributi qui descritti rappresenta solo una sintesi degli argomenti trattati in modo più approfondito all'interno del convegno. Per coloro che avessero interesse ad ascoltare i temi affrontati nel corso della tavola rotonda, è disponibile la registrazione al seguente link: www.youtube.com/watch?v=yQgA1mrYhp4
Emanuele Dovere,
Master MeGMI in Gestione della Manutenzione Industriale