Noah Harari sostiene che l’Homo Sapiens deve il suo dominio sul regno animale grazie a quella Rivoluzione Cognitiva che gli permetterà di elaborare un linguaggio unico per comunicare, e che lo porterà, passo dopo passo, alla evoluzione da Homo Sapiens a futuro Homo Deus. Un passaggio fondamentale di questa trasformazione è la Rivoluzione Scientifica che consentirà all’ Homo Sapiens di scoprire che è ignorante (Da animali a dei. Bompiani).
L’ignoranza, intesa come consapevolezza del non sapere, diventa così lo stimolo alla crescita perché quanto più sappiamo tanto più evidenziamo i nostri limiti alla conoscenza. L’ignoranza può però essere causa di comportamenti errati (una manovra sbagliata o l’errore di lettura della misura di uno strumento) e di situazioni che possono portare ad atteggiamenti di negazione nel timore di ritorni punitivi (rinforzi negativi), peraltro non utili perchè non generano alcuna possibilità di miglioramento.
Bisogna piuttosto promuovere la cultura dell’imparare dall’errore e non del nasconderlo, ovvero considerare l’errore come fonte di apprendimento per evitare il ripetersi delle circostanze che hanno portato a sbagliare.
«Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che siano così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza» (Popper, da La teoria del pensiero oggettivo. Ed. Armando).
L’errore e la formazione
L’uomo, grazie al suo percorso di apprendimento, è quindi in grado di porsi di fronte a un problema, generato da un errore, assumendo un comportamento che, attingendo alle proprie conoscenze, filtra i propri ambiti cognitivi alla ricerca di soluzioni non solo deterministiche (causa-effetto) ma soprattutto generate da quelle competenze trasversali proprie del Problem Solving e Decision Making.
Gli errori diventano pertanto strumenti di formazione in quanto favoriscono la sperimentazione condotta tra successi e insuccessi che valorizzano nell’individuo l’importanza della collaborazione, della partecipazione, del confronto e della condivisione dei problemi.
Problem Solving e Manutenzione
Il Problem Solving si propone come una metodologia che adotta soluzioni per risolvere i problemi attraverso il ricorso a processi intuitivi, creativi, esperienziali
Obiettivo primario del Problem Solving è la conoscenza della causa alla radice del problema, ricercata con la Root Cause Analysis. L’azione correttiva conseguente è quindi sulla causa, non sull’effetto del problema.
L’assunto è che, trovata ed eliminata la causa, il problema non si ripeterà.
Le competenze trasversali proprie del Problem Solving diventano pertanto il linguaggio comune per capirsi e comunicare, la capacità di ascoltarsi ed accettare il pensiero dell’altro, l’esposizione del proprio pensiero senza la preoccupazione del giudizio (libertà di sbagliare), la capacità nel fissare gli obiettivi e la flessibilità per cambiare punto di vista. E soprattutto la capacità di concentrarsi sulle cause del problema e non sulla sua soluzione ma per la sua risoluzione definitiva.
A questa esigenza si frappone, in molti casi, una cultura della manutenzione intesa come processo “reattivo” che pone il problema (es. Il guasto) all’inizio della catena logica per la soluzione. Al manutentore è richiesta l’abilità nel risolvere il guasto, cioè riparare, piuttosto che individuare le cause che lo hanno determinato.
È la logica del triage ospedaliero dove la priorità è data dalla conseguenza che il danno comporta, con poca o distratta attenzione alle cause.
Logica che potremmo ribaltare evolvendo da Manutenzione Reattiva a Manutenzione Proattiva, attingendo, anche in questo caso, alle potenzialità delle metodologie del Problem Solving. Lo scopo non è più quello di riparare o anticipare il guasto con la manutenzione preventiva, quanto piuttosto quello di individuare, per ogni possibile modo di guasto, le possibili cause, eliminate le quali si elimina la possibilità che si verifichi il guasto stesso. Metodo da adottare specialmente a fronte di componenti critici individuati con la analisi FMECA.
Skills Cognitive & Problem Solving
Tutti gli studi di settore individuano nella professione del manutentore l’esigenza di competenze trasversali (Soft Skills) tra le quali emerge quella del Problem Solving, probabilmente la competenza chiave del prossimo decennio. Il perché possiamo trovarlo nella previsione di modelli organizzativi e tecnologici ad alta complessità che genereranno problemi che richiederanno risposte immediate. L’ Uomo sarà quindi al centro di un organismo tecnicamente perfetto ma entropicamente instabile dove l’errore è la regola.
Francesco Gittarelli, Membro del Consiglio Direttivo A.I.MAN.