Il ritorno dei Laboratori di Quartiere

Lasciamo a parte per una volta le questioni tecniche e la sostenibilità. Incuriositi dal bando attivato nel 2022 dal Comune di Milano alla ricerca di collaboratori per potenziare i propri laboratori di quartiere, questo mese ci occuperemo di organizzazio

  • Marzo 9, 2022
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    Il ritorno dei Laboratori di Quartiere

I Laboratori di Quartiere furono patrocinati dall’Unesco nell’ambito della riabilitazione dei centri storici. Ma è con Renzo Piano, Gianfranco Dioguardi e Giovanni Ferracuti, che i Laboratori sostenuti da questi Maestri dell’architettura, durante gli anni ’80, conoscono una delle più interessanti sperimentazioni di Manutenzione della Città.

La più nota è quella della città di Otranto (1979). Inizialmente lo scopo era il massimo coinvolgimento degli abitanti nelle problematiche di recupero del centro antico. Oltre a testimoniare l’opera dell’architetto, questi pionieri cercarono la collaborazione dei cittadini nella analisi e nella diagnostica dei servizi della città. E più recentemente, allorché l’organizzazione dei laboratori si diffuse maggiormente, condivisero dei metodi per fare manutenzione e mantenere in buono stato i beni patrimoniali sia all’interno delle case, sia fra i beni comuni delle città. Se vogliamo un primo abbozzo di quello che in fabbrica abbiamo definito Manutenzione Autonoma.

Interessante l’intreccio fra Laboratori di Quartiere e Repair Café o I Fix It, organizzazione moderne finalizzate al recupero degli oggetti guasti. La somiglianza però finisce li.

Poiché i laboratori hanno il compito di coinvolgere il cittadino nell’analisi e nella segnalazione delle anomalie dei sottosistemi tecnici che fanno parte della città e, come è accaduto nella prima “ondata”, di attivare una gestione partecipata sulle trasformazioni architettoniche sia nel senso del recupero del degrado, sia nel senso della integrazione con nuovi manufatti. Mentre i Repair Cafè, I Fix It, i Fab Lab e loro simili coinvolgono il cittadino nei segreti e a volte apparentemente inspiegabili meccanismi della riparazione. Il loro obiettivo dichiarato è la “lotta all’entropia”. Quella funzione del tempo che distrugge ogni cosa. Il loro motto è “se tu non riesci a riparare una cosa, non la puoi possedere”. Ciò allo scopo di rendere il cittadino autonomo nella gestione dei beni di proprietà financo al suo mantenimento nel tempo. Di educare il cittadino a riparare qualsiasi cosa riducendo così il triste fenomeno dell’usa e getta, che ci ha portato all’attuale smodato consumo di risorse ben oltre le capacità di rigenerazione del Pianeta. In definitiva un omaggio alla cd Economia Circolare. Entrambe queste organizzazioni hanno lo scopo comune e nobile di conservare il passato garantendo un futuro attraverso le pratiche della manutenzione.

Se non ci fosse la manutenzione sarebbe impossibile tramandare ai posteri le nostre tradizioni e la nostra cultura. L’Entropia (Clausius, 1864) provoca il degrado dei beni, aumenta il disordine fino a renderli inservibili. La manutenzione, al contrario, rimette ordine nei sistemi restituendoli funzionanti agli utilizzatori, cioè si comporta come Sintropia, ossia Entropia negativa (Schrödinger, 1943).

La Manutenzione, tuttavia ha un prezzo da pagare. Richiede una somministrazione di energia (denaro, kWh, ore/uomo, eccetera). Parimenti anche migliorare o aumentare la Longevità, richiede energia. La longevità, quindi, ha un prezzo e la tentazione di risparmiare risorse sulla manutenzione che la consente è forte. Una cieca riduzione degli interventi manutentivi porta il degrado al punto da rendere necessarie costose operazioni di restauro.  È meglio programmare periodicamente frequenti e piccoli interventi di manutenzione che essere costretti a restaurare una tantum un bene quando esso è sfinito dalla insufficiente manutenzione.

I manufatti della città gridano ogni giorno anomalie e segnali deboli che una cittadinanza attenta può intercettare e segnalare prontamente ai professionisti comunali. In tal modo è possibile procedere ad una valutazione di priorità e tempi finalizzando l’efficace intervento manutentivo.

Solo così si conserveranno nel tempo i beni più preziosi, i manufatti della nostra infanzia, gli angolini dove da adolescenti andavamo ad amoreggiare. La freccia del tempo è impietosa se non si provvede con la manutenzione. E non è una esigenza così recente.

Se conserviamo ancora una parte delle costruzioni romane nonostante la decadenza dell’Impero e le invasioni barbariche lo dobbiamo anche alla lungimiranza di questi antichi ingegneri capaci di produrre opere di eccezionale longevità. Quanto valgono per noi oggi le vestigia del passato? Quanti ricordi sono in grado di suscitare quando passiamo dalla adolescenza, alla vita adulta, alla vecchiaia?

Ma se osserviamo anche periodi più recenti come l’800 e il primo ‘900 che hanno dato a Milano, la mia città di origine, tanti bei palazzi, molto prima che andassero di moda i grattacieli, troviamo numerosi esempi.

Carlo Cattaneo nel 1839 fra gli articoli del Politecnico così raccontava la manutenzione:

«… L'architettura non deve restringersi ad immaginare le nuove opere o a cominciarle, ma deve eziandio saperle compiere, ed anco conservare con opportuni ristauri. Una nazione novella che sorge sugli spazj delle vergini foreste può non pigliarsi pensiero che del fare e del nuovo. Ma una terra come l'Italia, l'istoria della quale si smarrisce nelle tenebre del tempo, e che sulle sue costruzioni porta il moltiforme impronto di una sequela di secoli, la conservazione dei monumenti diviene un'arte tanto più doverosa, quanto maggiore è lo studio e il rispetto che la culta Europa dedica alle opere nostre antiche in paragone delle moderne …»

Più in generale, ogni civiltà ha avuto un ben determinato atteggiamento nei confronti del tempo e degli oggetti, la comprensione del tempo, il senso del passato, del presente e del futuro, la ripartizione, la percezione, la previsione ed il controllo del tempo, da ciò si può dedurre un atteggiamento favorevole o sfavorevole alla manutenzione (Bilgin, 1988).

Leggendo il bando del Comune di Milano aperto in questo primo scorcio del 2022 ho avuto lo stimolo per scrivere queste riflessioni che ho condiviso con voi.

Le motivazioni del Comune sono importanti e mirano ad un recupero sociale di quartieri altrimenti destinati ad un degrado non tanto nei manufatti quanto al vivere quotidiano. Ecco, quindi, azioni rivolte “al miglioramento della qualità della vita e dell’abitare quotidiano … alla mediazione dei conflitti e alla intercettazione dei bisogni.”

La dimensione sociologica è importantissima, d’accordo, ma non dimentichiamoci della manutenzione. Approfittiamo di questa rinnovata attenzione verso i laboratori di quartiere per garantire anche la sopravvivenza dei manufatti di quei luoghi della città che rendono peculiari ed originali le esperienze dei cittadini. Non un ritorno al passato, ma mantenere vivo il ricordo del passato.

Come quando adolescente mi aggiravo in bicicletta nel centro storico di Milano. Sono ricordi che ho nel cuore, ma che non ritrovo nei percorsi del panorama urbano. Peccato.

Maurizio Cattaneo Amministratore, Global Service & Maintenance