Parlare di quello che è successo in questi giorni di neve e freddo, della manutenzione carente di mezzi ed infrastrutture di trasporto (ferrovie e strade), è come sparare sulla Croce Rossa. Rimandiamo quindi ai precedenti articoli scritti sull’argomento.
Così come rimandiamo ad altri articoli le valutazioni sulle affermazioni di un valente economista dei trasporti che teorizza più autostrade, più TIR (anche automatici) in “odio” alle ferrovie e a quello che a suo dire è spreco di denaro pubblico.
Ci dedichiamo invece in queste poche righe a parlare di un “amico”, di un motore che ha fatto la storia del trasporto su strada e ferrovia e che ora, in ossequio alla sostenibilità ambientale, sta per essere rottamato come ferro vecchio, almeno nelle città.
Ci riferiamo ovviamente al motore diesel.
Rudolf Diesel cercò di trovare un più efficace sostituto per il vapore come mezzo fluido da usare nelle macchine termiche. Giovandosi di una notevole preparazione teorica di tipo matematico e fisico, Diesel riuscì a progettare un motore che aveva un rendimento superiore a quello della macchina a vapore e del motore che Nikolaus August Otto aveva inventato di recente. Il motore venne brevettato nel 1892, ma fino al 1897 non venne realizzato alcun esemplare che funzionasse in modo del tutto soddisfacente.
Il ciclo teorizzato da Diesel è un ciclo termodinamico per motori a combustione interna dove, a differenza del ciclo Otto, l’accensione della miscela non avviene attraverso una candela bensì attraverso un procedimento di compressione. Esso comprende 4 fasi, elencate in figura 1.
1→ 2: compressione adiabatica del gas con aumento di pressione e temperatura e diminuzione del volume; durante questa compressione si spende il lavoro L12.
2→ 3: somministrazione del calore qs a pressione costante; aumentano la temperatura ed il volume del gas.
3→ 4: adiabatica di espansione con diminuzione della pressione e della temperatura ed aumento del volume; si tratta della fase attiva del ciclo dalla quale si ottiene il lavoro L34 con aumento del volume; il lavoro ottenuto dal ciclo è dunque L=L34-L12.
4→ 1: a volume costante viene sottratta una quantità di calore qi: diminuiscono temperatura e pressione ed il gas torna allo stato fisico iniziale
Rudolf Diesel è stato un personaggio controverso, geniale inventore ma scarso imprenditore. Il suo motore inizialmente trovò applicazioni in impianti fissi, ferroviari e nell’ambito navale. Solo però negli anni Venti del secolo scorso si affermò come motore per il trasporto terrestre su strada.
Per decenni, fino agli anni Novanta, il motore diesel trova impiego principalmente sui veicoli pesanti (autocarri e autobus) mentre l’utilizzo sulle automobili aumenta notevolmente con gli sviluppi tecnologici degli anni Novanta.
Da allora i motori diventano sempre più raffinati, più leggeri e silenziosi e sempre meno inquinanti, fino a competere anche su vetture di prestigio con i motori a benzina.
Però la “rottamazione”, almeno per le città, sembra inarrestabile.
In generale si stima che l’adozione di veicoli elettrici andrà verso quote di mercato mondiali del 50% nel 2030, mentre in Europa per i motori diesel si passerà dal 48% del 2016 al 36% del 2020 a causa dei costi sempre più elevati necessari per rispettare gli standard di emissioni di ossidi di azoto.
Questo anche se ad oggi i livelli di emissione equivalente di CO2 per veicoli elettrici sono ancora molto più alti rispetto ai diesel e ai benzina perché comunque l’elettricità è prodotta per la maggior parte da combustibili fossili. Solo quando avremo fonti rinnovabili totali le cose potranno cambiare.
E comunque i motori diesel di ultima generazione, con sistemi di abbattimento degli ossidi di azoto, sono meno inquinanti dei motori a benzina e a livello di ambiente molto meno dannosi del riscaldamento delle case.
Ma parlavo di un “amico”.
Sono cresciuto nel mondo della manutenzione trasporto con i motori diesel. Ricordo le storie che raccontavano i vecchi autisti dei primi veicoli trasporto del dopoguerra (Lancia Esatau del 1947 e successivi, FIAT 682 – regina d’Africa – prodotto dal 1952 al 1987 il cui propulsore a 6 cilindri in linea fu utilizzato anche su automotrici FS). Storie in cui gli autisti dovevano essere anche meccanici nel vero senso della parola, dovevano conoscere i motori e saperci mettere le mani sopra.
Altri tempi.
Ho guidato negli ultimi vent’anni molte vetture diesel per centinaia di migliaia di chilometri e non ricordo di avere avuto problemi ai motori. Diesel, al di là del minor costo del carburante, è stato per me sinonimo di affidabilità e di tranquillità di viaggio (anche se all’inizio un po’ rumoroso).
Ora, tra pochi anni, l’amico sparirà, almeno dal mio orizzonte.
Bruno Sasso, Coordinatore sezione Trasporti A.I.MAN.