Infrastrutture, come e perché

Indicazioni e suggerimenti per un diverso approccio al problema della manutenzione delle infrastrutture

  • Dicembre 14, 2018
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Le infrastrutture italiane, segnatamente quelle del mondo del trasporto ma non solo, sono da sempre nell’occhio del ciclone.

Per cominciare ad affrontare l’argomento, natu­ralmente senza la pretesa di essere esaustivi né tantomeno con la verità in tasca, bisogna innanzi­tutto introdurre anche nel mondo delle infrastrut­ture il concetto di Asset (e di Asset Integrity) e della gestione del ciclo di vita degli Asset (Asset Lifecycle Management).

Asset è un bene, qualcosa di cui possiamo usu­fruire e può essere esplicitato nelle seguenti ca­tegorie:

  • Beni materiali: ad esempio, edifici, reti, infra­strutture, apparecchiature.
  • Capitale umano. Sono ad esempio attività as­sociate all’Asset: qualificazione delle persone, percorsi di carriera, formazione, addestra­mento, reporting, competenze.
  • Attività finanziarie: ad esempio, disponibilità, investimenti, passività, flusso di cassa, crediti ecc.
  • Beni immateriali: patrimonio di proprietà in­tellettuale e patrimonio di relazione, come ad esempio la reputazione con clienti, fornitori, unità aziendali, enti di regolazione, concorren­ti, partner. Software, licenze, marchi.
  • Patrimonio informativo: dati digitalizzati, informazioni e conoscenza su clienti, presta­zioni di processi, finanza, sistemi d’informa­zione ecc.

Gestione del ciclo di vita: significa gestione del patrimonio e si riferisce alle politiche, alle stra­tegie, alle informazioni, ai piani e alle risorse che si integrano per realizzare un esercizio efficiente, e alla messa in atto delle attività e delle pratiche per garantire che il patrimonio resti in condizioni tali da consentire all’esercizio di realizzare i pro­pri obiettivi aziendali in sicurezza, efficacia ed ef­ficienza durante l’intero ciclo di vita. Quindi se l’infrastruttura è un Asset deve essere gestita secondo concetti ed impostazioni diverse da come è stato fatto finora.

Valutazioni e nuovi indirizzi

Alcune delle domande sul problema infrastruttu­re che, anche sull’onda delle recenti calamità, si possono formulare sono:

  1. Si deve continuare a costruire infrastrutture?
  2. Cosa significa parlare di costi e benefici a priori, quando invece solo per il fatto di essere costruite può cambiare la loro im­portanza ed il loro impatto economico sul sistema in cui sono inserite?
  3. Cosa significa oggi fare manutenzione alle infrastrutture?

Cominciamo quindi a rispondere alle tre domande precedenti, anche se per le prime due ci limite­remo per forza di cose a considerazioni generali.

1. Si devono fare le infrastrutture?

Si, se sono inserite in un discorso di utilità ge­nerale, in un piano complessivo di sviluppo di un settore o di un sistema. È chiaro che questo non si sposa con la “decrescita felice” teorizzata in tempi recenti.

2. Analisi costi/benefici in relazione alla importanza strategica per il sistema economico

Vale il discorso precedente. Bisogna ragionare a livello di sistema, siamo di fronte ad Asset che per loro natura devono durare nel tempo, Asset che se sono inseriti correttamente nel sistema provocano, solo per il fatto di esserci, un utilizzo crescente nel tempo. Ma è fondamentale mettere a punto il sistema. Non si può ad esempio consi­derare a se stante il Terzo Valico, si devono impo­stare e rendere efficienti tutti gli altri collegamenti. Se si vuole spostare il trasporto merci da strada a ferrovia bisogna che siano realizzate le strut­ture (interporti e non solo) per caricare sui treni gli autocarri e poi per fare passare agevolmente i treni (quanti sanno che la Svizzera dopo il traforo ferroviario del Gottardo ha finanziato infrastruttu­re ferroviarie in Italia per poter caricare sui treni gli autocarri verso la Germania?).

Si potrebbe continuare all’infinito con gli esempi.

3. Cosa significa fare manutenzione alle infrastrutture?

Le diverse tragedie accadute negli ultimi anni, dai crolli di ponti e viadotti ai cedimenti delle dighe fo­ranee dei porti, dalle inondazioni ai disastri ferro­viari, ci dicono che dobbiamo decisamente ripen­sare l’approccio manutentivo alle infrastrutture.

Ripartiamo da quanto affermato nell’editoriale di direzione di ottobre 2018 della Rivista.

«…si prefigura lo scenario prossimo futuro del­la Manutenzione: non più interventi di carattere “passivo” ma un ruolo attivo e centrale per la vita di un bene, la Manutenzione come attore principa­le dell’Asset Management.

In sintesi questo ruolo comporta un diverso e nuovo approccio ad almeno quattro punti fondamentali che la Manutenzione ha spesso colpevolmente trascurato.

  • Le competenze
  • Possibilità e capacità di valutare le problematiche
  • Dinamicità dell’azione manutentiva
  • Priorità dell’azione manutentiva

In conclusione, questa “ripartenza” della Manutenzione, disponendo inoltre di nuovi strumenti riassunti nel paradigma “Manutenzione 4.0”, è indispensa­bile per la sopravvivenza della Manutenzione stessa come concetto basilare della vita di un bene.»

Per fornire un minimo di indicazioni sul problema ci soccorrono in questo documenti e considerazioni emerse negli ultimi anni, tra cui una linea guida del 2012 del MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) ed una linea di indirizzo emessa da ANSF (Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferrovia­ria) nel 2018 che riguarda in particolare la gestione in sicurezza delle opere civili della rete ferroviaria. Questo documento indica, sia pure in modo non esaustivo, alcuni elementi infrastrutturali importanti che, con la loro gestio­ne, possono essere considerati a livello generale:

  • Trasporti nelle varie tipologie
  • Ponti, sovrappassi e sottopassi
  • Muri di contenimento e gallerie
  • Canalizzazioni, scogliere fluviali e marittime
  • Opere paramassi e anti slavina
  • Barriere antirumore

Il nuovo ruolo della Manutenzione

La Manutenzione, e quindi il Responsabile della gestione della manutenzio­ne, deve gestire problematiche che se pure già presenti nell’attività vanno affrontate in modo culturalmente diverso. Tra queste:

  • Ruoli, responsabilità, competenze
  • Anagrafica, documentazione e loro gestione
  • Ispezioni e monitoraggio
  • Gestione dei rischi
  • Gestione della documentazione e supporto informatico

Vediamo un po’ più in dettaglio questi aspetti, tenendo peraltro presente che ogni punto richiederebbe una trattazione molto più ampia.

1. Ruoli, responsabilità e competenze

È necessario che per ciascuna attività vengano individuati e documentati ruoli e responsabilità assegnati alle diverse figure professionali coinvolte e le necessarie competenze. Il Responsabile della gestione della Manutenzione non dovrebbe nascondersi dietro “imposizioni” di carattere economico o peggio e dovrebbe avere sotto controllo, non solo per sentito dire, tutta la filiera del lavoro. È forse la cosa più complicata in un settore in cui vigono appalti, sub appalti e sub/sub appalti con rapporti non sempre chiari e in cui la formazione spesso è una parola vuota.

2. Anagrafica e documentazione

Fondamento di una corretta ed efficiente attività manutentiva è la possibilità di disporre di adeguata documentazione dell’infrastruttura in modo che il ciclo di vita risulti tracciabile a livello di dettaglio significativo. Il pacchetto do­cumentale (che deve contenere almeno inventari, informazioni di base per ispezioni e monitoraggi, stato “attuale” di conservazione, esigenze e attività manutentive in serie storica e particolari – il così detto Maintenance File -, memoria degli eventi) deve essere a disposizione del Responsabile della gestione della Manutenzione, il quale si deve fare carico dell’aggiornamento continuo del pacchetto stesso (vedi punto 5).

3. Ispezioni e monitoraggio

I controlli e le ispezioni sono strumenti fondamentali dell’attività di gestione e non devono essere intesi come fasi autonome e avulse dall’intero processo gestionale, pur rappresentando le attività tecniche più rilevanti, ma devono far parte di un ciclo di attività consequenziali e iterative volte tutte a perse­guire un miglioramento della sicurezza attraverso una gestione ottimizzata.

L’ispezione deve portare ad un giudizio complessivo dello stato dell’opera, risultato di una valutazione dettagliata delle singole componenti strutturali in cui l’opera viene suddivisa. I giudizi espressi al termine delle ispezioni devono servire tra l’altro a:

  • Verificare la necessità di ulteriori approfondimenti
  • Verificare la necessità di istituire il monitoraggio continuo della struttura
  • Determinare gli interventi manutentivi ed i provvedimenti cautelativi da adottare. Tra questi ad esempio, nel caso di infrastrutture di trasporto, imposizione di restrizioni al traffico (limitazioni di peso e/o velocità) e disporre l’interruzione della circolazione.
  • Determinare opportuni indicatori per poter valutare l’evoluzione dello stato delle opere.
  • Rendere dinamico, eventualmente implementandolo, il piano di manu­tenzione.

4. Gestione dei rischi

Il sistema di gestione degli Asset deve preserva­re l’integrità degli stessi (Asset integrity), aspetto fondamentale per il funzionamento efficace ed efficiente, garante della sostenibilità del business a tutela degli interessi di tutti gli stakeholder inte­ressati.

La metodologia di identificazione dei pericoli e di valutazione dell’entità di rischio deve tenere in debito conto l’evoluzione dello stato dell’ope­ra infrastrutturale e la sua vulnerabilità rispetto a determinati eventi pericolosi o potenzialmen­te pericolosi (hazard), nonché ad altre variabili come condizioni climatiche e locali ed utilizzi non previsti o non appropriati.

Questo punto è forse quello più importante e centrale per un nuovo approccio manutentivo in quanto basilare per la dinamicità dell’azione ma­nutentiva e le priorità da assegnare agli interventi.

5. Gestione della documentazione e supporto informatico

Per quanto detto al precedente punto 2, non si può affrontare la gestione della manutenzione senza un corretto modo di gestire tutta la docu­mentazione relativa alla infrastruttura.

Non è il caso di entrare nei dettagli della proble­matica. Osserviamo solo che per i nuovi obiettivi sopra descritti e soprattutto per l’applicazione dei concetti della Manutenzione 4.0 è necessario di­sporre di adeguati supporti informatici.

Conclusioni

Quanto sopra esposto, sia pure in modo som­mario e sicuramente incompleto, conferma che i punti fondamentali ricordati sopra valgono a mag­giore ragione anche per le infrastrutture.

È soprattutto in questo settore che la Manuten­zione deve affrancarsi dai vecchi ruoli passivi e diventare Protagonista, gestendo il rischio con competenza e capacità di partecipare al processo decisionale di gestione dell’Asset.

Chiudiamo con una citazione dalle linee guida ERA (Un approccio sistemico. Linee Guida per la progettazione e l’implementazione di un Si­stema di gestione della sicurezza)

«La gestione del patrimonio è rappresentata dalle attività e dalle pratiche, sistematiche e coordina­te, svolte da un’impresa per gestire il patrimonio essenziale alla realizzazione di un servizio effica­ce e il controllo dei rischi connessi nel modo più opportuno, al fine di raggiungere i propri obiettivi strategici e normativi.»

 

Bruno Sasso, Segretario Generale A.I.MAN.