Le infrastrutture italiane, segnatamente quelle del mondo del trasporto ma non solo, sono da sempre nell’occhio del ciclone.
Per cominciare ad affrontare l’argomento, naturalmente senza la pretesa di essere esaustivi né tantomeno con la verità in tasca, bisogna innanzitutto introdurre anche nel mondo delle infrastrutture il concetto di Asset (e di Asset Integrity) e della gestione del ciclo di vita degli Asset (Asset Lifecycle Management).
Asset è un bene, qualcosa di cui possiamo usufruire e può essere esplicitato nelle seguenti categorie:
- Beni materiali: ad esempio, edifici, reti, infrastrutture, apparecchiature.
- Capitale umano. Sono ad esempio attività associate all’Asset: qualificazione delle persone, percorsi di carriera, formazione, addestramento, reporting, competenze.
- Attività finanziarie: ad esempio, disponibilità, investimenti, passività, flusso di cassa, crediti ecc.
- Beni immateriali: patrimonio di proprietà intellettuale e patrimonio di relazione, come ad esempio la reputazione con clienti, fornitori, unità aziendali, enti di regolazione, concorrenti, partner. Software, licenze, marchi.
- Patrimonio informativo: dati digitalizzati, informazioni e conoscenza su clienti, prestazioni di processi, finanza, sistemi d’informazione ecc.
Gestione del ciclo di vita: significa gestione del patrimonio e si riferisce alle politiche, alle strategie, alle informazioni, ai piani e alle risorse che si integrano per realizzare un esercizio efficiente, e alla messa in atto delle attività e delle pratiche per garantire che il patrimonio resti in condizioni tali da consentire all’esercizio di realizzare i propri obiettivi aziendali in sicurezza, efficacia ed efficienza durante l’intero ciclo di vita. Quindi se l’infrastruttura è un Asset deve essere gestita secondo concetti ed impostazioni diverse da come è stato fatto finora.
Valutazioni e nuovi indirizzi
Alcune delle domande sul problema infrastrutture che, anche sull’onda delle recenti calamità, si possono formulare sono:
- Si deve continuare a costruire infrastrutture?
- Cosa significa parlare di costi e benefici a priori, quando invece solo per il fatto di essere costruite può cambiare la loro importanza ed il loro impatto economico sul sistema in cui sono inserite?
- Cosa significa oggi fare manutenzione alle infrastrutture?
Cominciamo quindi a rispondere alle tre domande precedenti, anche se per le prime due ci limiteremo per forza di cose a considerazioni generali.
1. Si devono fare le infrastrutture?
Si, se sono inserite in un discorso di utilità generale, in un piano complessivo di sviluppo di un settore o di un sistema. È chiaro che questo non si sposa con la “decrescita felice” teorizzata in tempi recenti.
2. Analisi costi/benefici in relazione alla importanza strategica per il sistema economico
Vale il discorso precedente. Bisogna ragionare a livello di sistema, siamo di fronte ad Asset che per loro natura devono durare nel tempo, Asset che se sono inseriti correttamente nel sistema provocano, solo per il fatto di esserci, un utilizzo crescente nel tempo. Ma è fondamentale mettere a punto il sistema. Non si può ad esempio considerare a se stante il Terzo Valico, si devono impostare e rendere efficienti tutti gli altri collegamenti. Se si vuole spostare il trasporto merci da strada a ferrovia bisogna che siano realizzate le strutture (interporti e non solo) per caricare sui treni gli autocarri e poi per fare passare agevolmente i treni (quanti sanno che la Svizzera dopo il traforo ferroviario del Gottardo ha finanziato infrastrutture ferroviarie in Italia per poter caricare sui treni gli autocarri verso la Germania?).
Si potrebbe continuare all’infinito con gli esempi.
3. Cosa significa fare manutenzione alle infrastrutture?
Le diverse tragedie accadute negli ultimi anni, dai crolli di ponti e viadotti ai cedimenti delle dighe foranee dei porti, dalle inondazioni ai disastri ferroviari, ci dicono che dobbiamo decisamente ripensare l’approccio manutentivo alle infrastrutture.
Ripartiamo da quanto affermato nell’editoriale di direzione di ottobre 2018 della Rivista.
«…si prefigura lo scenario prossimo futuro della Manutenzione: non più interventi di carattere “passivo” ma un ruolo attivo e centrale per la vita di un bene, la Manutenzione come attore principale dell’Asset Management.
In sintesi questo ruolo comporta un diverso e nuovo approccio ad almeno quattro punti fondamentali che la Manutenzione ha spesso colpevolmente trascurato.
- Le competenze
- Possibilità e capacità di valutare le problematiche
- Dinamicità dell’azione manutentiva
- Priorità dell’azione manutentiva
In conclusione, questa “ripartenza” della Manutenzione, disponendo inoltre di nuovi strumenti riassunti nel paradigma “Manutenzione 4.0”, è indispensabile per la sopravvivenza della Manutenzione stessa come concetto basilare della vita di un bene.»
Per fornire un minimo di indicazioni sul problema ci soccorrono in questo documenti e considerazioni emerse negli ultimi anni, tra cui una linea guida del 2012 del MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) ed una linea di indirizzo emessa da ANSF (Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria) nel 2018 che riguarda in particolare la gestione in sicurezza delle opere civili della rete ferroviaria. Questo documento indica, sia pure in modo non esaustivo, alcuni elementi infrastrutturali importanti che, con la loro gestione, possono essere considerati a livello generale:
- Trasporti nelle varie tipologie
- Ponti, sovrappassi e sottopassi
- Muri di contenimento e gallerie
- Canalizzazioni, scogliere fluviali e marittime
- Opere paramassi e anti slavina
- Barriere antirumore
Il nuovo ruolo della Manutenzione
La Manutenzione, e quindi il Responsabile della gestione della manutenzione, deve gestire problematiche che se pure già presenti nell’attività vanno affrontate in modo culturalmente diverso. Tra queste:
- Ruoli, responsabilità, competenze
- Anagrafica, documentazione e loro gestione
- Ispezioni e monitoraggio
- Gestione dei rischi
- Gestione della documentazione e supporto informatico
Vediamo un po’ più in dettaglio questi aspetti, tenendo peraltro presente che ogni punto richiederebbe una trattazione molto più ampia.
1. Ruoli, responsabilità e competenze
È necessario che per ciascuna attività vengano individuati e documentati ruoli e responsabilità assegnati alle diverse figure professionali coinvolte e le necessarie competenze. Il Responsabile della gestione della Manutenzione non dovrebbe nascondersi dietro “imposizioni” di carattere economico o peggio e dovrebbe avere sotto controllo, non solo per sentito dire, tutta la filiera del lavoro. È forse la cosa più complicata in un settore in cui vigono appalti, sub appalti e sub/sub appalti con rapporti non sempre chiari e in cui la formazione spesso è una parola vuota.
2. Anagrafica e documentazione
Fondamento di una corretta ed efficiente attività manutentiva è la possibilità di disporre di adeguata documentazione dell’infrastruttura in modo che il ciclo di vita risulti tracciabile a livello di dettaglio significativo. Il pacchetto documentale (che deve contenere almeno inventari, informazioni di base per ispezioni e monitoraggi, stato “attuale” di conservazione, esigenze e attività manutentive in serie storica e particolari – il così detto Maintenance File -, memoria degli eventi) deve essere a disposizione del Responsabile della gestione della Manutenzione, il quale si deve fare carico dell’aggiornamento continuo del pacchetto stesso (vedi punto 5).
3. Ispezioni e monitoraggio
I controlli e le ispezioni sono strumenti fondamentali dell’attività di gestione e non devono essere intesi come fasi autonome e avulse dall’intero processo gestionale, pur rappresentando le attività tecniche più rilevanti, ma devono far parte di un ciclo di attività consequenziali e iterative volte tutte a perseguire un miglioramento della sicurezza attraverso una gestione ottimizzata.
L’ispezione deve portare ad un giudizio complessivo dello stato dell’opera, risultato di una valutazione dettagliata delle singole componenti strutturali in cui l’opera viene suddivisa. I giudizi espressi al termine delle ispezioni devono servire tra l’altro a:
- Verificare la necessità di ulteriori approfondimenti
- Verificare la necessità di istituire il monitoraggio continuo della struttura
- Determinare gli interventi manutentivi ed i provvedimenti cautelativi da adottare. Tra questi ad esempio, nel caso di infrastrutture di trasporto, imposizione di restrizioni al traffico (limitazioni di peso e/o velocità) e disporre l’interruzione della circolazione.
- Determinare opportuni indicatori per poter valutare l’evoluzione dello stato delle opere.
- Rendere dinamico, eventualmente implementandolo, il piano di manutenzione.
4. Gestione dei rischi
Il sistema di gestione degli Asset deve preservare l’integrità degli stessi (Asset integrity), aspetto fondamentale per il funzionamento efficace ed efficiente, garante della sostenibilità del business a tutela degli interessi di tutti gli stakeholder interessati.
La metodologia di identificazione dei pericoli e di valutazione dell’entità di rischio deve tenere in debito conto l’evoluzione dello stato dell’opera infrastrutturale e la sua vulnerabilità rispetto a determinati eventi pericolosi o potenzialmente pericolosi (hazard), nonché ad altre variabili come condizioni climatiche e locali ed utilizzi non previsti o non appropriati.
Questo punto è forse quello più importante e centrale per un nuovo approccio manutentivo in quanto basilare per la dinamicità dell’azione manutentiva e le priorità da assegnare agli interventi.
5. Gestione della documentazione e supporto informatico
Per quanto detto al precedente punto 2, non si può affrontare la gestione della manutenzione senza un corretto modo di gestire tutta la documentazione relativa alla infrastruttura.
Non è il caso di entrare nei dettagli della problematica. Osserviamo solo che per i nuovi obiettivi sopra descritti e soprattutto per l’applicazione dei concetti della Manutenzione 4.0 è necessario disporre di adeguati supporti informatici.
Conclusioni
Quanto sopra esposto, sia pure in modo sommario e sicuramente incompleto, conferma che i punti fondamentali ricordati sopra valgono a maggiore ragione anche per le infrastrutture.
È soprattutto in questo settore che la Manutenzione deve affrancarsi dai vecchi ruoli passivi e diventare Protagonista, gestendo il rischio con competenza e capacità di partecipare al processo decisionale di gestione dell’Asset.
Chiudiamo con una citazione dalle linee guida ERA (Un approccio sistemico. Linee Guida per la progettazione e l’implementazione di un Sistema di gestione della sicurezza)
«La gestione del patrimonio è rappresentata dalle attività e dalle pratiche, sistematiche e coordinate, svolte da un’impresa per gestire il patrimonio essenziale alla realizzazione di un servizio efficace e il controllo dei rischi connessi nel modo più opportuno, al fine di raggiungere i propri obiettivi strategici e normativi.»
Bruno Sasso, Segretario Generale A.I.MAN.