Questo è un articolo che non avrei voluto scrivere per alcuni motivi tra cui:
- Parlare di incidenti e di morti porta a scadere nella retorica più banale (retorica peraltro in cui si esercitano quasi con piacere sadico i nostri mezzi di comunicazione).
- Da manutentore: fa sempre male pensare che quello che è successo può dipendere da insufficiente o non corretta manutenzione, per non parlare di attività non colpevolmente, si spera, sbagliate.
- Corriamo il rischio di ripeterci. Ma continuiamo a credere che “repetita iuvant”.
Però ci tocca.
Il motivo oggi sono i recenti incidenti successi a distanza di pochi giorni, uno su ferrovia e uno su autostrada.
Incidente ferroviario di Pioltello (Milano) del 25 Gennaio
Un conto in vite umane di tre morti e 50 feriti.
Sono in corso, mentre scrivo, gli accertamenti da parte della Magistratura. Non ho dubbi sul risultato tecnico, cioè la individuazione della causa scatenante. Spero che questo porti a definire chiaramente le linee di responsabilità vere (al di là degli avvisi di garanzia “dovuti” ai vertici di RFI – Rete Ferroviaria Italiana e Trenord – impresa ferroviaria che gestisce il trasporto lombardo). Di certo RFI non ci fa una bella figura, il balletto di dichiarazioni iniziali è stato per lo meno deprimente. Forse tutto questo porterà finalmente RFI sotto la gestione, per quanto riguarda la sicurezza del sistema, di ANSF, Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria del Ministero dei Trasporti, in modo che vengano rispettate veramente regole e direttive, e non solo con una “rivisitazione” delle normative interne come sta avvenendo ma sostanzialmente cambiando poco. Il discorso sarebbe molto lungo e forse ci sarà modo di riprenderlo in futuro. Un reale cambiamento è già avvenuto, dopo gli iniziali tentennamenti, con Trenitalia (altra azienda del gruppo Ferrovie dello Stato) quindi ci sono buone speranze. Di certo è che viene messa sempre sotto accusa la manutenzione come origine di tutti i mali, ma poi non si creano i presupposti per lavorare bene, non vengono poste a disposizione le risorse necessarie e soprattutto non si lavora veramente per un cambio radicale di mentalità. Anche dopo l’incidente si è parlato di investimenti in corso per la messa a norma ed in sicurezza della rete. Ma una volta fatto l’intervento, e con i tempi lunghi che sono necessari, va finanziata e realizzata, non tagliata, la manutenzione costante del sistema, quella che mantiene la sicurezza, affidandola a strutture che effettivamente sappiano cosa fare. E qui stendiamo un pietoso velo sulle strutture esterne a RFI, ma da questa gestite, che lavorano sulla manutenzione delle infrastrutture.
E anche per questo mi auguro che, passata la buriana, ANSF possa realizzare una linea guida per queste officine, sulla falsariga di quella da poco realizzata per le officine di manutenzione veicoli ferroviari.
Incidente dell’autostrada A-26 del 27 gennaio
Un conto in vite umane di un morto e diversi feriti più o meno gravi.
Anche qui blocco della circolazione, intasamenti di strade secondarie, proteste di tutti i generi, inchiesta della Magistratura. Anche qui la ricerca delle cause è problematica, si parla di fuoriuscita di gasolio per parecchi chilometri da un serbatoio di un TIR cui l’autista avrebbe dimenticato di mettere il tappo. Ma se fosse veramente lo sversamento del gasolio la causa prima dell’incidente penserei piuttosto ad un problema al serbatoio, quindi con un qualche collegamento, anche se remoto, alla manutenzione. Alla fine però come per la grandissima parte degli incidenti stradali si finirà nel nulla, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine, i TIR che vanno a 100 chilometri/ora non contano...eppure è l’infrastruttura che dovrebbe, oltre che dare delle regole, anche farle rispettare.
Alcune considerazioni:
- Salta subito agli occhi la diversità di copertura mediatica dei due incidenti. Fa più audience, più vendite di giornali l’incidente ferroviario che quello stradale. Alla faccia della enorme diversità percentuale delle vittime coinvolte in un dato periodo di tempo. Forse sarebbe ora di smettere di considerare i morti sulla strada come morti di serie B.
- Per lo stesso motivo ci si occupa molto di più delle infrastrutture ferroviarie (peraltro tra le più sicure in Europa) che di quelle stradali (molto meno sicure, come evidenziato in precedenti articoli).
- Ne abbiamo già parlato nel numero di gennaio: l’investimento più produttivo deve essere quello finalizzato al cambiamento di mentalità nei riguardi della manutenzione sia a livello economico sia a livello qualitativo degli interventi.
L’intervento preventivo come realizzato sia in RFI che nelle autostrade deve essere sostituito da un approccio predittivo, sfruttando le attuali tecnologie. Ma soprattutto una volta definita la necessità, l’intervento va eseguito subito, non aspettando settimane.
Bruno Sasso