Ingegneria di Manutenzione, evoluzione dei processi e dei metodi

Come migliorare il processo diagnostico operato dal Manutentore? Come elaborare le crescenti richieste di manutenzione migliorativa portate dall’affermarsi della Economia Circolare?

  • Marzo 15, 2017
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    Ingegneria di Manutenzione, evoluzione dei processi e dei metodi

L’Ingegneria di Manutenzione si rinnova per rispondere alle sfide della società liquida che sta rapidamente occupando ogni angolo della nostra vita. A mio giudizio, le aree maggiormente interessate da questo “rinascimento” manutentivo, sono il processo diagnostico e la Manutenzione Migliorativa.

La cattiva notizia è che per agguantare queste sfide sarà necessario mettere in atto dei processi formativi con una intensità mai vista nel settore della Manutenzione, nemmeno nelle mitiche industrie giapponesi, con un formidabile impegno di risorse che durerà per molto tempo. D’altro canto anche il viaggio più lungo inizia con i primi tre passi.

La buona notizia è che la Manutenzione rappresenterà uno dei percorsi più efficienti per aumentare l’occupazione migliorando allo stesso tempo la sostenibilità e la compatibilità ambientale.

Il processo diagnostico è il cardine della prevenzione, così come la Migliorativa è l’aspetto più evoluto della riparazione, quello che evita il ripresentarsi del difetto.

La Migliorativa, cerchiamo di vederla dal suo aspetto più nobile, come strategia per migliorare le prestazioni dell’oggetto, e non solo correggerne i difetti come la semplice riparazione. Migliorare le prestazioni è la parola chiave che viene utilizzata nella Economia Circolare, nella rigenerazione e nel cosiddetto Upcycling degli oggetti, i quali non devono più diventare un cumulo di rifiuti.

Entrambe preventiva e migliorativa (e curativa) erano note nel Pantheon degli antichi greci.

Le dee Igea e Panacea, erano figlie di Asclepio, dio della guarigione, prima che esistesse la medicina, a sua volta figlio di Apollo, il dio più importante, quello che fa nascere e tramontare il sole rendendo possibile la vita sulla terra.

Igea (il cui significato è salute) era la dea della prevenzione, così come Panacea era la dea della terapia, e il suo compito era la cura di tutti i mali. Ancora oggi si usa il termine panacea ad indicare una cura che va bene per qualsiasi malattia. Un esempio primordiale di strategie manutentive, di cui fa parte la Migliorativa.

La Manutenzione Migliorativa, in questa società sostenibile che si va delineando in tutti i paesi del mondo, può declinarsi sempre più come una vera e propria Ingegneria della Riparazione. Ebbene, l’Ingegneria della Riparazione, sarà uno dei fondamenti della Economia Circolare, che nelle società sostenibili, sta sostituendo progressivamente l’Economia Lineare che si basa sullo smodato consumo di risorse e sulla produzione di rifiuti.

La Manutenzione Migliorativa è una fase del processo di Upcycling, che è una evoluzione del più noto riciclo, dove la materia secondaria ha un valore maggiore rispetto alla materia primaria da cui deriva a fine vita.

Nell’Upcycling si passa da una materia che ha raggiunto a fine vita una elevata entropia ad una situazione di bassa entropia, raggiunta con il concorso del lavoro del manutentore, che modifica un sistema da disordinato a ordinato, in altre parole ha un comportamento sintropico.

Il concetto di Sintropia (o Neghentropia, ossia entropia negativa) fu introdotto nel 1943 da Erwin Schrödinger, e caratterizza da sempre il lavoro primario del manutentore, chiamato a riparare (ossia rimettere in ordine) un sistema guasto. Il lavoro del manutentore ha un costo energetico e questo riconcilia sia il primo che il secondo principio della termodinamica.

Ma nella Economia Circolare, il Manutentore compie un lavoro molto importante: estende la longevità della materia portandola al limite di una durata infinita, senza produrre alcuno scarto, e mediante l’Upcycling, avente un valore maggiore a quello di partenza.

Questo è esattamente il comportamento della Natura in tutti i suoi sistemi, dove non esiste il concetto di rifiuto perché lo scarto di un processo naturale è l’alimentazione per un altro processo, in un ciclo infinito che non lascia nulla indietro.

Esempi di rigenerazione ce sono già parecchi, basta guardare al settore dell’Automotive, dove sono rigenerati dal sistema industriale: gomme, pompe dell’acqua, batterie, persino volanti, o nel settore della elettronica di consumo, dove le stampanti e i loro componenti, le fotocopiatrici e i fax sono rigenerate dalla maggior parte delle imprese.

L’Upcycling, va oltre la semplice rigenerazione:

  • sia attraverso la riprogettazione dei processi aziendali;
  • sia con l’apporto di manutentori che in un processo creativo e artigianale permettono di ridare nuova vita a oggetti divenuti privi di valore commerciale, introducendo nuove funzioni, sostituendo parti divenute obsolete, ricreando nuovi contesti di utilizzo dei beni;
  • sia con l’elevazione di tali oggetti da scarti a oggetti d’arte o di puro design.

L’ingegneria di manutenzione va quindi formando nuove competenze per rispondere a questi bisogni di trasformazione degli oggetti in una continua personalizzazione della materia in netta controtendenza con i prodotti di massa che hanno fatto la parte del leone nel ventesimo secolo e che, per sostenere lo sviluppo, erano poco o punto riparabili.

Negli scorsi numeri di gennaio e febbraio abbiamo riferito di un movimento per la riparazione chiamato IFixIt, con il suo corredo di mantra, come “se non lo sai riparare non lo puoi possedere”. Esso rappresenta i prodromi dell’esigenza maturata in questa fase di sviluppo sociale, di abbandonare progressivamente la società dell’usa e getta e tornare a riparare le cose, nella consapevolezza che oggi lo spreco di risorse non sia più accettabile, se si vuole mantenere il Pianeta ad un livello di vita elevato anche per le future generazioni.

La dimensione etica della manutenzione è entrata con forza nel dibattito sulla tecnologia.

Circa dieci anni fa con Luciano Furlanetto, Michele di Sivo e Daniela Ladiana, avviammo un dibattito sulla cultura manutentiva, e il mio saggio, Manutenzione Oggi, si concludeva così: «La manutenzione può rappresentare una speranza per il futuro del mondo, stimolando i cittadini a conservare, a ridurre lo spreco, ad agire in sicurezza, a condurre un’esistenza sostenibile che renda vivibili le nostre città ed efficienti quanto virtuose le nostre fabbriche, nel rispetto dell’ambiente e della vita umana». (AA.VV. – Cultura di Manutenzione, 2007).

Ciò che fino a qualche anno fa erano visioni, proiezioni di un futuro prossimo venturo, di lavori che non ci sono ancora (Aldo Bonomi, Il capitalismo in-finito, 2013), oggi si stanno focalizzando su alcune direttrici ben precise, una di queste, che prevede la rigenerazione e l’Upcycling della materia, ha come principale protagonista la Manutenzione e la sua Ingegneria della Riparazione.

E la diagnostica? Rimanete connessi, la troverete nel prossimo numero della rivista.

Maurizio Cattaneo