La 73a Conferenza del Traffico e della Circolazione tenutasi a Genova il 30 Novembre 2018 è stata dedicata al tema strategico delle infrastrutture con particolare attenzione alla rete viaria extraurbana, ritenuta la seconda al mondo per numero di opere d’arte (ponti, viadotti eccetera) e che richiede anche per la natura orografica del territorio interventi manutentivi complessi.
Il tutto legato ad una profonda esigenza di rinnovamento strutturale, tenendo conto che la maggioranza delle opere ha oltre 50 anni ed è in calcestruzzo, quindi al completamento della vita utile.
Numerosi sono stati gli spunti emersi dagli interventi dei partecipanti, in particolare per quanto riguarda i fabbisogni manutentivi, pur nella grave carenza di dati ed informazioni circa la consistenza e lo stato del patrimonio viario. C’è da ricordare con nostalgia le case cantoniere di colore rosso pompeiano e gli operatori di allora del settore.
Ritorneremo in modo più approfondito sull’argomento. Per ora basti pensare che per ogni miliardo di euro investito nella manutenzione delle strade extraurbane si stima un effetto incrementale sul PIL di 3 miliardi di euro, oltre a consistenti aumenti occupazionali. E di soldi ne servirebbero circa 6 miliardi all’anno per diversi anni.
Il rinnovo manutentivo delle strade potrebbe quindi rappresentare il motore di un processo positivo per gli addetti al settore, professionisti e piccole e medie imprese soprattutto locali.
Bruno Sasso
Affrontiamo il tema dell’IoT e della manutenzione 4.0 dal punto di vista di un produttore che debba migliorare il suo servizio di post vendita, un ambito in cui la diffusione di soluzioni mature sta incrementando nonostante la loro potenzialità non sia sempre appieno compresa.
Gestire cose lontane, complesse, che si muovono
A differenza del machinery, che vede per lo più servizi rivolti al mantenimento in efficienza di impianti allocati in posizione fissa e con una filiera di assistenza ben definita, nel campo dei veicoli e degli allestimenti speciali la realtà è ben più complessa.
I produttori, innanzitutto, non presentano quasi mai dimensioni significative paragonabili a quelle dell’automotive, altro grande settore che vede pochi grandi telaisti di dimensioni globali, ma vanno dall’artigiano capace di produrre poche centinaia di “pezzi” l’anno, il cui mercato è poco più che nazionale, alla media industria che ha fra i mercati di riferimento al massimo alcuni Paesi di alcune economie subcontinentali.
Non sono queste condizioni ideali per progettare e gestire un post vendita efficiente, sia per la bassa forza contrattuale che si ha sia nei confronti del cliente finale sia verso la catena di distributori, rivenditori, riparatori e ricambisti. Problemi tipici sono rappresentati ad esempio da riparazioni svolte ad opera di terzi delle quali il produttore non ha controllo, qui lo svantaggio è duplice; non vengono ricevuti dati dal campo e il costo associato va a premiare il terzo stesso anche quando è richiesto di mettere a disposizione preziose competenze.
Qualcosa è già stato fatto
La proprietà dei dati è un aspetto cruciale e per nulla risolto. Realtà grandi (si pensi alle multiutility che dispongono di eterogenei parchi veicoli di migliaia di esemplari) hanno una propria ingegneria di manutenzione e possono controllare il processo attraverso l’uso di CMMS e contrattualistica ad hoc.
Paradigmatico quanto in corso nella scrittura di una prassi italiana di settore sulla documentazione di manutenzione, fortemente voluta dalle grosse aziende aderenti a Utilitalia e FISE-Assoambiente e osteggiata, pur per comprensibili motivi, da molti produttori: il documento che potrà essere elaborato da UNI seguirà i desiderata dei committenti, ma potrebbe creare problemi ad alcuni dei costruttori, oggi non preparati a fornire tutti i dati richiesti.
Da lato opposto si pongono però centinaia di realtà grandi o piccole (aziende di raccolta, concessionari o gestori di infrastrutture stradali) che non hanno alcuna struttura di controllo completo dell’asset management del proprio parco, limitandosi ad un fleet management ridotto alla schedulazione dei servizi. La verità è che anche laddove si è in presenza di sistemi di bordo capaci di intercettare e registrare dati di funzionamento, la maggior parte degli stessi non viene conservata né fruita da nessuno.
Questo è il panorama corrente, nel quale si innesta l’evoluzione in senso 4.0, con tre interessanti declinazioni che vale la pena di esaminare brevemente.
Assistenza remota, bassi costi
Nel settore dell’igiene ambientale e delle macchine per i servizi invernali la realtà aumentata per il service comincia ad essere applicata nei servizi di assistenza remota: ciò consente di limitare i rischi connessi ad affidare i lavori ad dealer-officine esterne multimarca che spesso non hanno nella manutenzione dei veicoli il proprio core business, preferendo lucrare su ricambi senza il controllo centrale da parte del produttore.
Decentrare la funzione di esecuzione della manutenzione, spesso correlata direttamente con i costi più “sensibili” (come competere con tariffe anche solo di 45-50 €/ora quando la concorrenza propone 15 €/ora) è difficile, perché così come avviene ad esempio nel settore ferroviario, occorre istituire un sistema di qualificazione/certificazione che consenta di mantenere a livello centrale il pieno e totale controllo dell’intelligenza (competenze del personale) e della conoscenza (dati dal campo).
Alle diverse proposte commerciali basate su werable device (DPI, occhiali) fa riscontro una ancora scarsa diffusione dovuta per lo più alla poca conoscenza del settore, pur con poche e lodevole eccezioni. L’alternativa low cost, se introdotta con il supporto di chi ha già operato in tal senso, è rappresentata da semplici app su tablet (i ragged device hanno ormai raggiunto costi paragonabili agli smartphone e ai tablet del mercato consumer) che consentono inserire il flusso audio/video di una conversazione bidirezionale in una serie di canali sui quali sovrapporre sia componenti grafiche di ausilio al manutentore (frecce, puntatori, forme, colori, disegni a mano libera) sia informazioni strutturate derivanti da query su anagrafiche e dall’apertura di documenti di manutenzione.
Senza telefono o email
Sistemi di collaborazione, in pratica chat basate su messaggistica dedicata, possono sostituire integralmente, per la semplicità e immediatezza di utilizzo, sia la mail che la tradizionale telefonata per segnalazione guasto o richiesta di assistenza.
Può sembrare provocatorio per chi da una vita opera nell’assistenza ed è abituato a gestire “in fretta, a voce” tanti problemi, al più chiedendo di formalizzare le richieste a fini di tracciamento per la fatturazione; questa avveniva attraverso fax e in seguito ad una email, che rappresenta l’attuale stato dell’arte. Per i nativi digitali le App rappresentano peraltro uno strumento altrettanto “frendly”, aprendo nuove possibilità alla semplificazione dei processi. Questi sistemi integrano infatti motori di ricerca in grado operare un numero elevatissimo di selezioni, facendo spesso venir meno la necessità di introdurre campi di lookup o comunque strutturati, riaprendo spazi al linguaggio naturale e dunque estendendo la fruibilità a praticamente tutti gli utilizzatori.
Un elemento comune a tali soluzioni è la presenza di sistemi esperti che attraverso il machine learning possono, man mano che la base dati e il numero di interazioni/interrogazioni aumentano, diventare sempre più precisi. Tale potenza di calcolo è anche alla base del progressivo miglioramento dei chat bot, altro elemento in grado di fornire un importante ausilio ai centri di assistenza.
Si consideri infatti che in molti di questi una percentuale elevata di richieste deriva in realtà non da problemi tecnici ma dalla scarsa dimestichezza con l’uso delle macchine (operatori stagionali, lavoratori interinali…); si tratta di un flusso di comunicazioni notevole ma generalmente non intercettato né tariffato, in pratica un costo puro, che può essere abbattuto grazie ad un chat bot ben programmato.
Pochi dati o tanti dati?
In ultimo vale la pena parlare di tutta la mole di dati che può essere in potenza raccolta e che fino all’avvento del 4.0 era costume generalizzato cercare di limitare, non solo per la difficoltà di stoccaggio, ma soprattutto perché l’ingegneria di manutenzione si prefiggeva il realistico compito di elaborare, oltre agli allarmi, pochi ma significativi segnali di degrado. L’intelligenza artificiale oggi annulla tale ostacolo e anzi si nutre essa stessa di complessità e numerosità dei dati.
Ecco dunque che diventa sempre più facile individuare soluzioni rapide ai quesiti dell’assistenza, o palesare problemi non immediatamente percepiti perché determinabili solo attraverso la correlazione di quantità di dati fino a ieri impensabili. Si tratta di capacità di elaborazione oggi alla portata di una vasta platea di operatori, grazie alla disponibilità delle più potenti piattaforme di calcolo per il solo tempo necessario alle elaborazioni.
E al di là dal Service?
Concludiamo con uno stimolo al lateral thinking: cosa i sistemi telematici per il service possono far al di là del loro specifico ambito di utilizzo. Da quanto sopra si evince che la disponibilità di basi dati complesse non rappresenta più un problema: ebbene, è possibile mettere a sistema tale prezioso patrimonio di informazioni che, se correttamente elaborate (per proteggere i dati stessi e trarne valore aggiunto), possono essere vendute come servizi verso l’esterno.
Un esempio può essere rappresentato dalla conoscenza dello stato del manto stradale attraverso i device di bordo delle macchine operatrici (ad esempio gli spargisale), o dallo stato del traffico rilevato dalle condizioni di marcia dei veicoli presenti (metodo usato da Google Maps per mostrare lo stato di intasamento delle strade), ma il medesimo paradigma può essere esteso alle condizioni meteorologiche, ai segnali di vibrazione elaborati per il riconoscimento di audio e suoni di fondo (preziosi per l’ambito security), o ancora alla conoscenza dello stato del manto stradale attraverso l’elaborazione dei segnali provenienti dalle centraline per il controllo della marcia.
Investire nel post vendita non è solo una necessità indotta dal mercato, ma un’opportunità di business, purché si disponga delle tecnologie per governarlo e di un valido partner che ci affianchi nel periodo di cambiamento.
Alessandro Sasso, Presidente ManTra, Coordinatore Regionale A.I.MAN. Liguria