Continua il nostro viaggio alla scoperta della normativa relativa alle attività di manutenzione. Nello scorso numero abbiamo parlato diffusamente della storia della normazione e delle sue caratteristiche principali fino agli anni Ottanta. Prendendo sempre spunto da "La manutenzione nell'industria, infrastrutture e trasporti", edito da FrancoAngeli, proseguiamo oggi il racconto descrivendone l'evoluzione nell'ultimo ventennio.
Risale al 1989 la costituzione presso l'UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) di una commissione tecnica sulla manutenzione, derivata dalla parallela costituzione, espressamente richiesta dall'allora Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato, del CNIM (il Comitato Nazionale Italiano per la Manutenzione), al quale serviva un supporto normativo per la propria attività. Ormai erano già quattro anni, a quel tempo, che un'esperienza simile era stata maturata in Francia, con la contemporanea costituzione presso l'AFNOR (l'ente normatore francese) di una commissione tecnica normativa e di un comitato di sviluppo della cultura manutentiva nazionale, soprattutto presso le piccole imprese. Bastava vedere i risultati positivi ottenuti in Francia per incoraggiare lo sviluppo della stessa idea anche in Italia, dove già l'AIMAN garantiva la disponibilità di una preparazione culturale adeguata che non lasciava dubbi sul successo che avrebbe avuto l'iniziativa.
La commissione UNI di "Manutenzione", fu costituita nel 1989 con lo scopo di:
- preparare norme generali sulla manutenzione;
- costituire organismi specifici settoriali, dove mancanti;
- collaborare con organismi esistenti, per garantire la coerenza del parco normativo UNI sulla manutenzione.
Per impostare l'attività nel nostro Paese era naturalmente logico partire da un esame accurato delle recenti norme francesi. Raccolte le idee, valutata la documentazione disponibile e contattate le risorse umane necessarie da vari settori, come da prassi UNI, era possibile a quel punto ricercare il consenso intorno alla cultura nazionale e avviare la preparazione delle norme italiane.
L'adozione in blocco delle norme francesi sarebbe stata comoda, ma era troppo distante dall'esigenza effettiva italiana. Si è optato invece per l'esame critico del loro contenuto, per proporre ciò che era applicabile alla nostra situazione. Risultato di questa cernita e del notevole sforzo degli esperti italiani nell'affrontare una materia decisamente innovativa è stato il considerevole parco normativo che, a partire da quegli anni, è stato costruito in UNI, forte delle notevoli esperienze e della rilevante cultura disponibile nei settori petrolchimico, dei trasporti, dei patrimoni immobiliari e della produzione industriale in genere.
AIMAN, CNIM e altri protagonisti del settore, giustamente ritenevano ormai che a questa maturità italiana si potesse dare risalto anche al di fuori dei confini nazionali. Verso la metà degli anni '90, pertanto, l'Italia si univa alla Francia per proporre di avviare uno studio normativo europeo sulla manutenzione e l'iniziativa, che incontrava il favore e la disponibilità di altri Paesi, portava alla costituzione, nell'ambito del CEN (Comitato Europeo di Normazione) del comitato CEN TC 319 "Maintenance". Alla Germania, Paese in cui, pur mancando documenti pubblicati direttamente dall'ente normatore (DIN), erano disponibili risorse, culture ed esperienze di grandi aziende, veniva affidato il compito di gestire la segreteria del TC 319 per la pubblicazione di norme tecniche europee.
Gestire la preparazione di norme europee, cercando di far convergere le varie esperienze nazionali verso un unico consenso, è da sempre impresa ben più complessa rispetto all'analoga attività nazionale ed è per questo che fino al 2002 è stato possibile pubblicare tre sole norme "EN", di cui una sperimentale, mentre in Italia proseguiva intensamente la pubblicazione di norme UNI che andavano progressivamente a completare il quadro nazionale. Linguaggio e dialogo in Europa venivano tuttavia indiscutibilmente migliorati grazie alla norma terminologica EN 13306 e a quella che forniva criteri per pervenire al contratto (EN 13269), che sebbene più generica delle norme UNI sulla contrattualistica, risultava molto apprezzata in quei Paesi che erano ancora privi di riferimenti.
Italia e Francia erano, fin dall'inizio, le logiche candidate a raccogliere l'eredità tedesca per la gestione della segreteria europea, quando la Germania, all'inizio degli anni 2000, ritenne di aver ormai portato a termine il proprio mandato, ma mentre in Francia l'entusiasmo degli anni '80 sembrava ormai essersi placato, nel nostro Paese tale entusiasmo era più che mai presente e tutti hanno accolto l'invito a prendere in carico tale responsabilità.
A partire dal 2002 pertanto la segreteria del CEN TC 319 è italiana e sia la produzione di nuove norme europee, che vengono recepite parallelamente da tutti i 30 Paesi membri del CEN, sia il loro costante aggiornamento, procede in modo complementare all'attività nazionale, che tende a colmare le zone non ancora coperte in Europa e preparare proposte da esportare successivamente al livello tecnico europeo e, forse in futuro, extraeuropeo.
Ing. Francesco Cangialosi,
Presidente Commissione Manutenzione UNI;
Alessandro Ariu,
Redattore Manutenzione T&M