La formazione nella manutenzione dei veicoli ferroviari

Come cambia e si evolve il settore in tempo di crisi

  • Aprile 23, 2014
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  • La formazione nella manutenzione dei veicoli ferroviari
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    La formazione nella manutenzione dei veicoli ferroviari

In periodo di crisi, l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (ANSF) ha emanato il decreto 04/12 che, a partire dal primo gennaio del 2013, sancisce, tra l'altro, che nessun operatore può fare manutenzione su parti ritenute critiche di un veicolo ferroviario (detti organi di sicurezza) senza aver effettuato un percorso di formazione presso un centro di formazione (interno alle imprese ferroviarie o esterno) riconosciuto dalla stessa ANSF con un istruttore riconosciuto competente da ANSF ed abbia superato un esame con una commissione di esaminatori riconosciuti da ANSF. Per sintetizzare in maniera forse brutale e poco elegante, l'ente di controllo ministeriale del trasporto su rotaia, ANSF, trasforma il settore della formazione ai manutentori, togliendo la possibilità ai datori di lavoro gestire il processo formativo tutto internamente e definendo una serie di nuove figure (in realtà "nuove" per la maggior parte degli operatori del settore): il centro di formazione riconosciuto [il centro di formazione può essere interno alle imprese ferroviarie e costruttori per la formazione ai manutentori che operano sui propri veicoli di cui ne detengono il know-how o costituito da una azienda esterna (centro di formazione riconosciuto) che opera in maniera orizzontale per tutte le aziende del settore], l'istruttore riconosciuto, ma soprattutto un percorso di formazione che a tutt'oggi presenta ancora delle parti in corso di metabolizzazione per il variopinto e variegato settore dalla manutenzione ferroviaria. In tale settore sono presenti imprese ferroviarie, costruttori di veicoli, costruttori di parti di veicoli ferroviari, aziende che effettuano service di manutenzione. Tra le ultime si annoverano imprese che hanno propri stabilimenti in cui effettuano manutenzione sui veicoli ferroviari con strutture gestionali importanti ma anche aziende con officine mobili di poche unità di organico.

 

Tutte, però, operano su organi di sicurezza e, quindi, hanno lo stesso obbligo di garantire la qualità delle manutenzioni. Decisione che ha creato, e crea ogni volta che qualche azienda del settore si scontra con questo nuovo modo di operare, grandi dubbi tra i responsabili delle aziende. Nel corso di quest'anno ho sentito giudizi spesso troppo affrettati: "Ancora altri costi, così si ammazzano le aziende"?"questi costi non sono sostenibili dalle aziende in periodi di crisi"?. "ma perché, come si faceva prima non andava bene?"? "Perché cambiare così tanto in un periodo così difficile?"

 

Ma, come si faceva prima del "cambiamento epocale" del decreto 04/12?

 

Purtroppo, e con questo probabilmente mi farò molti nemici (che poi forse torneranno amici alla fine dell'articolo), non mi sembra niente di diverso se lo guardiamo dal verso della pratica giornaliera.

 

Negli anni addietro, quando in azienda si assumeva un nuovo manutentore senza esperienza, questi dopo aver fatto formazione d'aula con una persona esperta (il cui programma dipendeva dalla sensibilità dell'azienda alle tematiche della formazione) lo stesso veniva affiancato da un manutentore esperto che gli insegnava i trucchi del mestiere e dopo un certo periodo lo faceva operare in autonomia.

 

Con il decreto 04/12, la formazione d'aula viene effettuata da istruttori di cui ANSF riconosce le competenze. Il corso di formazione ha una durata stabilita e pensata dall' istruttore per garantire il raggiungimento di un livello minimo di conoscenza per poter sostenere un esame con una commissione ministeriale con esaminatori riconosciuti da ANSFil centro di formazione organizza il corso, mentre prima era organizzato direttamente internamente da un ente non riconosciuto. Successivamente il manutentore "tirocinante" veniva affiancato ad un manutentore abilitato che aveva già effettuato lo stesso percorso di formazione.

 

La persona esperta oggi si chiama istruttore abilitato ANSF; il manutentore esperto oggi si chiama manutentore abilitato; la persona interna all'azienda che organizzava il corso oggi si chiama centro di formazione riconosciuto ANSF. Dove sta, allora, la svolta epocale? Solo nel fatto che fare formazione ai manutentori, "ai non attenti" sembra costare di più?

 

La svolta epocale sta nel fatto che la formazione ai manutentori deve essere gestita secondo un processo strutturato sulla base di regole condivise, controllato e verificato da un ente di controllo, e che deve perseguire obiettivi di efficienza ed efficacia ed erogato da Istruttori che oltre ad avere le nozioni tecniche, devono conoscere la Normativa cogente e possedere capacità comunicative e di tenuta d'aula

 

E' cambiata l'ottica con cui si guarda al processo di formazione: la formazione ai manutentori deve diventare e deve essere considerata un "PROCESSO". La manutenzione oggi è un processo e la formazione ai manutentori ne è una parte fondamentale e basilare.

 

Se si guarda una stessa cosa senza gli occhiali e dopo con gli occhiali può sembrare di vedere due cose diverse ed invece?. Semplicemente oggi l'ANSF ha messo gli occhiali a tutti, permettendoci di guardare meglio uno dei processi fondamentali del mondo della manutenzione.

 

Fortunatamente avendo operato prima come responsabile della manutenzione in azienda (in cui partecipavo all'organizzazione ed alla realizzazione di corsi di formazione ai ns. manutentori) e collaborando oggi con un centro di formazione riconosciuto ANSF, mi sento di esprimere esplicitamente un'opinione (cosa che magari un giornalista, che naturalmente non sono, non dovrebbe mai fare).

 

Meglio il sistema di formazione di oggi o quello in cui erano le aziende a gestire il processo formativo dei propri manutentori?

 

Onestamente molto meglio oggi.

 

Non è solo una differenza di programmi formativi, seppure oggi molto più strutturati; non è solo una differenza di gestione della formazione seppure oggi migliorata e maggiormente controllabile essendoci solo pochi operatori nel mercato (centri di formazione); non è solo una differenza di competenze del corpo docente seppure oggi il percorso di riconoscimento di un istruttore è ben stabilito e passa per un unico ente (ANSF) mentre prima era a scelta soggettiva di ogni datore di lavoro; quello che è stato aggiunto è la CULTURA MANUTENTIVA, che mancava o che non era chiaramente evidenziata nei corsi, estremamente e giustamente settoriali, che ogni azienda organizzava.

 

Se l'obiettivo finale è di diminuire, o se possibile azzerare, le cattive manutenzioni, la CULTURA TECNICA DEL MANUTENTORE E' FONDAMENTALE. Conoscere il funzionamento generalizzato di tutto il veicolo, conoscere la correlazione tra l'impianto che si sta manutenendo e quelli prospicienti, conoscere le conseguenze delle proprie cattive manutenzioni, capire il ruolo del manutentore e l'importanza dell'attività che si sta eseguendo è fondamentale per la crescita del settore. Tutto questo è "cultura manutentiva".

 

E forse è questo il cambiamento epocale: non bisogna più essere specialisti di quel singolo impianto e non conoscere affatto il resto, ma essere specialisti di quel singolo impianto e conoscere come pensa un veicolo ferroviario e le correlazioni tra i vari impianti.

 

La cultura manutentiva era appannaggio solo dei dirigenti, oggi la devono possedere tutti gli attori del processo. Sui veicoli ferroviari dal 2013 dovranno fare manutenzione solo coloro di cui tutto il sistema è sicuro che abbiano cultura manutentiva, che sappiamo "cosa è un treno", che per questa loro passione continueranno ad aggiornarsi e che abbiamo capito l'importanza di ciò che fanno, considerando questo un lavoro in cui credere.

 

Per avere questo risultato bisogna che la manutenzione ferroviaria diventi alla stregua di materia scolastica, che ci siano professionisti che pensino tutti i giorni come migliorare il prodotto formativo, che controllino il processo verificando i ritorni dal campo.

 

E questo che ci chiede il mercato ed è questa la linea intelligentemente anticipata da ANSF.

 

Questo sistema così complesso non può essere più delegato alle imprese che effettuano manutenzione. Il problema è che ogni cambiamento epocale comporta un periodo di start up i cui costi vengono pagati da tutti. Ed oggi siamo purtroppo in questa fase. E quindi è stato sbagliato il momento? Non credo, ogni cambiamento ha un tempo e per coloro che stanno nel sistema non dovrebbe mai avvenire, ma purtroppo l'introduzione è indipendente dal volere di tutti. Non si può pensare ad un cambiamento ed introdurlo dopo anni. Per cui il tempo era dovuto, forse non giusto, ma dovuto.

 

Ma forse un cambiamento del genere "serve solo a coloro che lo comprendono", alle aziende che in questo hanno visto un efficientamento del sistema, ai direttori illuminati che hanno nel loro dna il miglioramento continuo dei processi manutentivi.

 

Nei periodi di crisi le aziende, che hanno una buona struttura, riescono a gestire l'ordinario (anche se con molta difficoltà) ma non sono capaci di sopportare l'accadimento di una problematica non pianificabile, improvvisa, una non conformità grave.

 

Una cattiva manutenzione con conseguenze importanti può essere una di queste problematiche che L'amministratore, l'imprenditore, il direttore spera di non dover mai affrontare quando entra in ufficio ogni mattina.

 

Il processo di formazione dei manutentori, come l'efficientamento di tutti i processi manutentivi, hanno come obiettivo finale la riduzione delle cattive manutenzione e soprattutto la riduzione dell'impatto delle conseguenze sulle persone, sulle strutture e sull'esercizio. Questo significa diminuzione di quelle problematiche oggi non sopportabili dalle aziende. La formazione, quindi, magari costa qualcosina in più nell'ordinario ma protegge le aziende dalle problematiche insopportabili in un periodo di crisi, che potrebbero portarle all'uscita dal mercato.

 

Ma questo purtroppo sarà compreso solo dagli imprenditori, dagli amministratori, dai direttori illuminati che vedranno questa come una grande possibilità di espansione o sopravvivenza della propria azienda e che vorranno investire ed efficientare continuamente i processi manutentivi, compreso la formazione. Gli altri saranno destinati ad uscire dal mercato lamentandosi, per farsi una ragione, del "fantomatico complotto" fatto nei palazzi del potere per "eliminarli dal settore ferroviario". Non so se questo scenario si avvererà mai, ma da appassionato di treni ed utente convinto dei mezzi pubblici, forse me lo auguro.

Daniele Fabbroni,

Vice presidente ManTra

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