In un momento drammatico come quello che stiamo attraversando a causa di una pandemia che ha ormai assunto i connotati di una vera e propria guerra globale sono tanti gli interrogativi che riguardano il futuro e ai quali dovremo, ciascuno nel proprio ambito di competenza e secondo le proprie capacità, cercare di dare risposte convincenti.
Per chi si occupa di industria e tecnologia credo sia naturale cercare di immaginare cosa possa accadere a quelle trasformazioni tecnologiche che in molti contesti industriali stavano iniziando ad affermarsi, più o meno faticosamente, e che, stando ad alcuni studi recenti e autorevoli sul tema (illuminante in proposito il rapporto pubblicato da McKinsey nel gennaio scorso proprio su questa tematica), potrebbero fermarsi definitivamente in molte realtà produttive.
Sono fermamente convinto che il completamento della transizione verso l’Industria 4.0, per quanto rallentato e reso più difficile da una situazione economica emergenziale, sia un passaggio assolutamente necessario per garantire la sopravvivenza delle nostre industrie.
A rafforzare questo convincimento sono i dati registrati nell’ultimo anno e che mostrano chiaramente come le aziende che avevano già implementato estensivamente le tecnologie e le metodologie proprie dell’Industria 4.0 abbiano saputo affrontare la crisi indotta dalla pandemia con maggiore reattività e incisività. In pratica, mostrando quella resilienza che permetterà loro di affrontare questa crisi e le sfide future con maggiore fiducia e con strumenti adeguati.
Allo stesso tempo, gli eventi hanno mostrato piuttosto chiaramente anche i limiti e le carenze di tutte le realtà industriali in cui la transizione era in essere nel momento in cui la crisi si è manifestata o, peggio ancora, ben lontana dall’essere attuata.
In tutto questo, la gestione strategica degli asset rappresenta senz’altro una chiave di volta. Anche in questo il panorama nazionale è piuttosto articolato e vario, con alcuni attori che hanno anticipato la crisi adeguando le loro macchine
e le loro infrastrutture e che adesso beneficiano in qualche misura dei vantaggi resi possibili dalle nuove tecnologie e con molti altri che, purtroppo, mostrano segni evidenti di difficoltà.
Quindi, il quesito iniziale conduce inevitabilmente verso un ulteriore interrogativo. Quali azioni dovranno essere intraprese, a livello politico, amministrativo e più strettamente industriale per aiutare le aziende in difficoltà a completare la transizione verso le tecnologie più innovative?
Lo scenario che si prospetta per l’immediato futuro quando, si spera, la pandemia allenterà le sue maglie permettendo un graduale ritorno alla normalità (che, beninteso, potrebbe non essere quella che avevamo conosciuto nel periodo precedente la crisi), è allo stesso tempo difficile e sfidante. Oltre alle fondamentali scelte politiche strategiche, ad un livello più prettamente operativo molte aziende dovranno chiaramente rivedere le loro strategie nei confronti del lavoro e degli asset, nell’ottica di ritrovare la produttività e il mercato che hanno perduto. Riguardo agli asset, sembra ormai evidente che la transizione verso le nuove tecnologie debba essere necessariamente completata, anche in quelle realtà aziendali che a causa delle difficoltà economiche potrebbero tentare di desistere. Quasi sicuramente il danno, per loro stesse e per tutto il settore industriale nazionale, sarebbe peggiore di quello già provocato dalla pandemia.
Da questo punto di vista qualcosa si sta muovendo.
In questi ultimi anni, in realtà già da prima della crisi, alcune realtà industriali giovani ed innovative, piccole per adesso ma con interessanti prospettive di crescita, hanno cominciato a studiare soluzioni tecnologiche per favorire una trasformazione 4.0 “low-cost” degli asset in tutte quelle aziende che non avevano la possibilità di sostenere i costi dell’Industria 4.0. Queste soluzioni, adeguate al contesto attuale, potrebbero senz’altro costituire un nuovo inizio per la trasformazione tecnologica verso il paradigma Industria 4.0. Si tratterebbe, semplificando in modo estremo il concetto, di una transizione “mild”, graduale, economicamente accessibile. E questo potrebbe ridare ossigeno e fiducia a chi in questo momento ne ha davvero bisogno. Avere a disposizione macchine che possono fare autodiagnostica, prevedere il guasto e spiegarne le causali, comunicare costantemente il loro stato e favorire di conseguenza una migliore programmazione delle attività permetterebbe di ridurre sensibilmente i costi, sempre rilevanti, derivanti dalla manutenzione.
In questo modo si potrebbero trovare risorse utili al processo di adeguamento.
Nonostante tutto, in un momento come questo, penso che la parola chiave sia “fiducia”. Soprattutto, risulterà determinante il livello di fiducia che le tecnologie del paradigma Industria 4.0 avranno saputo e sapranno ispirare al management di tutte quelle aziende che si sono trovate nel bel mezzo della tempesta.
Prof. Ing. Marco Frosolini,
Docente presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale Università di Pisa Presidente Corso di Laurea Magistrale in Technology and Production of Paper and Cardboard Direttore Master Lean 4 Smart Factory