Manutenzione: Concetto
Il tema della manutenzione di un asset i-esimo, quale che esso sia, genera da sempre delle profonde riflessioni condivise che, molto spesso, vanno ben al di là delle singole valutazioni di tipo tecnico ed economico. L’attività manutentiva, infatti, che prende la propria denominazione dalla traduzione latina di “Manu Tentionem” (ovvero “tenere in mano”), è stata oggetto di specifiche e approfondite riflessioni in ambito normativo con la produzione, fin dalla seconda metà del secolo scorso, di copiose e articolate normative in ambito nazionale e comunitario.
Il concetto su cui si basa l’attività manutentiva è quello di “porre in essere” tutte le attività volte al ripristino delle normali condizioni di funzionamento di un asset, riportando lo stesso a quelle originarie per le quali l’asset stesso è stato ideato, progettato e prodotto con il suo relativo profilo di missione.
Manutenzione: Filosofia ad accezione comune
Con le premesse di cui al paragrafo precedente, infatti, anche la Manutenzione non è però sfuggita, nel tempo, a riflessi di tipo “filosofico” (mi si passi il termine).
In diversi casi, infatti, la Manutenzione, all’interno di un contesto aziendale allargato che non la vede quale attività core, viene sovente vissuta quasi come un “male necessario”, ovvero un qualcosa da “affrontare ob torto collo”, un’attività da limitare al massimo in termini di costi e da derubricare in termini di importanza.
Tuttavia, specie in realtà di ambito Industriale, a qualsiasi livello declinabili, la manutenzione riveste invece un ruolo di fondamentale importanza anche per il solo fatto che, le performance dell’azienda, vi sono necessariamente e strettamente legate (si pensi al funzionamento di un impianto industriale a ciclo continuo, a una rotativa di stampa, a una flotta veicoli di servizio, ecc.).
Pur senza voler entrare nel merito specifico delle varie tipologie di manutenzione esistenti, già trattate in molte pubblicazioni e ormai di pubblico dominio, è comunque importante rimarcare l’importanza della possibilità che, grazie alle normative di recente introduzione, è stata data al management per misurare le prestazioni manutentive.
Tale possibilità consente di avere sotto controllo i principali indicatori che regolano e indicano le possibili criticità del servizio di manutenzione all’interno di un complesso aziendale, agevolando eventuali azioni correttive atte a ripristinare i livelli di servizio attesi.
Manutenzione: Gli obiettivi primari e secondari
Anche se può apparire apparentemente banale, uno dei principali obiettivi del Manager di Manutenzione, come anche definito dal Livello III della norma EN 15628, è quello di garantire la massima disponibilità possibile di un asset (piuttosto che di un certo quantitativo di Asset sul totale a disposizione), ovvero l’indice di disponibilità richiesta nel tempo al fine di massimizzarne l’utilizzo, la relativa produttività e redditività dell’asset oggetto di manutenzione.
In virtù di quanto sopra indicato, per perseguire tale obiettivo, normalmente ci si avvale, quali strumenti di misura della prestazione, dei necessari KPI, ormai ampiamente disponibili e individuati nelle recenti normative di unificazione nazionale e comunitaria che, inseriti in strutturati sistemi di analisi e di gestione, con le preimpostate deviazioni standard plausibili, vanno a determinare le SLA (Service Level Accepted) del Servizio di manutenzione da garantire e il suo relativo dimensionamento.
Altro strumento sempre più di fondamentale importanza è l’adozione di sistemi informatici di gestione della manutenzione (CMMS), tarati su modelli software “User-Friendly” di recente generazione, tali da poter evidenziare in real time gli scostamenti e i parametri funzionali di gestione e monitoraggio del servizio manutentivo offerto.
L’organizzazione dell’intero comparto manutenzione diviene pertanto poi declinabile in ragione degli obiettivi dati dall’Esercizio Aziendale, a livello di Mezzi manutentivi e risorse umane qualificate, nell’efficace organizzazione e gestione del servizio di manutenzione.
Quando si è in possesso della necessaria esperienza da Maintenance Manager, ci si rende subito conto che, in molti casi, il tentativo di “convincere” il Management Aziendale della necessità di risorse in termini di spese da sostenere e risorse umane e tecniche da assumere, non è mai opera facile… anzi! Spesso la presentazione di un nuovo progetto di manutenzione viene, come anticipato, percepito come un ulteriore aggravio di costi di gestione, una riduzione “tutto sommato evitabile” del Margine Operativo Lordo e soprattutto un qualcosa su cui poter negoziare al ribasso sull’altare della maggior redditività del servizio operativo reso dall’azienda.
Manutenzione: i KPI (Key Performance Indicator) fondamentali
Un qualunque servizio di assistenza o più in generale un sistema manutentivo aziendale comunque progettato e implementato, è misurabile, come già detto, attraverso appositi Indicatori di Prestazione che hanno la funzione di:
- Rappresentare un evento in modo preciso ed obiettivo – (Real Time Visual Event)
- Controllare il grado di raggiungimento di un obiettivo –(Monitoring)
- Poter essere comparati tra unità distinte della stessa impresa o tra imprese differenti- (Benchmarking)
La norma UNI 11440:2021, ad esempio, ha definito i KPI per la gestione di un servizio di manutenzione di una particolare categoria di flotte veicoli, suddividendo gli stessi in 3 “macro-categorie”:
- Indicatori Economici
- Indicatori Tecnici
- Indicatori Organizzativi
Ognuna di queste 3 categorie è ovviamente declinata in un ulteriore raggruppamento di indici che si prefiggono la finalità di fornire un riscontro immediato circa il tipo di “Aspetto del servizio di manutenzione” che si vuol analizzare da parte, ad esempio, del Maintenance Manager, dall’ingegnere di manutenzione o, perché no, dal Management aziendale piuttosto che dal controllo di gestione.
Gli indicatori Economici, contrassegnati con la lettera E, in particolare forniscono dei “feedback” relativi ai costi del servizio o alla suddivisione degli stessi in ragione del tipo di servizio reso o della forza lavoro piuttosto che del materiale immobilizzato in giacenza nei magazzini.
Gli indicatori Tecnici, contrassegnati con la lettera T, sono invece quelli che definiscono, con maggior dovizia di particolari, la performance pura in termini prestazionali del Servizio nel tentativo di massimizzare la disponibilità degli asset con stretta connessione ai traguardi prefissati dall’esercizio aziendale.
Gli indicatori Organizzativi, contrassegnati con la lettera O, determinano invece l’analisi dell’efficienza della gestione del servizio ed il suo relativo controllo di gestione interno al fine di saturare nel miglior modo possibile le ore/uomo del personale in forza ed al contempo migliorando l’efficienza e l’efficacia del servizio reso.
Ovviamente, quando si ha a che fare con un asset che porta in dote una serie di “variabili” operative di difficile programmazione, come nel caso delle flotte veicoli per le quali non è sempre così facilmente prevedibile un flusso di manutenzione in ingresso su base periodale, la Schedulazione e a programmazione su base periodica dell’attività manutentiva deve possedere quel grado di ragionevole flessibilità ed adattabilità alle mutevoli condizioni nel tentativo di ridurre i gradi di vincolo da strutture rigide e precostituite.
La Strutturazione di un efficace servizio di manutenzione non può inoltre prescindere dal rispetto dei parametri RAMS (Reliability, Availability, Maintainability, Safety) con particolare riferimento alle verifiche periodiche che le normative in ambito nazionale e comunitarie hanno reso via via più stringenti al fine di scongiurare la pericolosità in esercizio del funzionamento degli asset nel loro normale impiego produttivo.
Tiaziano Suppa, Fleet Maintenance Manager, AMA