Il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, in un recente messaggio inviato alla CIA-Agricoltori Italiani in occasione dell’assemblea, evidenzia la necessità di un piano nazionale per la manutenzione delle infrastrutture, ritenuto prioritario per la salvaguardia del patrimonio ambientale, naturale e paesaggistico italiano.
Molteplici sono i fattori che ormai rendono non più procrastinabile l’avvio di politiche unitarie di manutenzione delle infrastrutture, quali tra gli altri: l’invecchiamento dei manufatti, molti dei quali in calcestruzzo armato, la cui durata non è ancora pienamente prevedibile; l’usura legata ad usi, spesso differenziati, che stressano in modo prolungato oggetti progettati in origine in relazione a carichi di utilizzo diversi dagli attuali; i cambiamenti climatici, i quali effetti stanno repentinamente accelerando le dinamiche di degradamento di molte componenti infrastrutturali e allo stesso tempo stanno modificando i requisiti di funzionamento a queste richiesti; le manutenzioni eseguite in passato in modo discontinuo e fuori da logiche di effettiva pianificazione che non consentono di avere oggi un quadro informativo affidabile e utile per stime probabilistiche dei futuri comportamenti; rischi nuovi (come per esempio quelli legati al terrorismo) che richiedono alle infrastrutture livelli di affidabilità, di sponibilità e resilienza molto superiori a quelli del passato anche recente.
Per molti motivi, anche legati ai gravissimi fatti recenti, spesso l’attenzione viene posta sulle infrastrutture viarie, strategiche, ma allo stesso tempo gravate da molteplici e annose criticità. Come sottolineato recentemente da Achille Variati, presidente dell’Unione Nazionale delle Province, «La rete infrastrutturale italiana è vecchia di almeno 50/60 anni, oltre 5.000 chilometri di strade sono chiusi per frane, smottamenti o perché insicuri e su oltre il 50% della rete viaria ci sono limiti di velocità tra i 30 e 50 chilometri orari». Tuttavia, oltre a queste, molteplici sono le categorie di opere pubbliche che concorrono allo sviluppo economico-sociale di un paese e che richiedono, per svolgere le funzioni necessarie al benessere e allo sviluppo della collettività, azioni manutentive che si collochino al di fuori delle logiche di emergenze e di episodicità.
Sicuramente la molteplicità delle categorie e tipologie di infrastrutture, la varietà delle configurazioni e le differenze costruttive e localizzative impongono, sul piano prettamente tecnico, competenze, discipline e strumenti specifici e specialistici. Ma sul piano dell’approccio strategico e metodologico alla manutenzione delle infrastrutture la cultura manutentiva, con i suoi concetti generali e le sue strumentazioni logiche, può fornire un quadro di riferimenti transdisciplinari da condividere, in grado di orientare scelte di governance unitarie e capaci di visioni sul medio lungo periodo.
In questo senso tre paradigmi di riferimento dovrebbero configurare la prassi della manutenzione delle infrastrutture:
manutenzione come sistema, ossia come insieme complesso di variabili interconnesse all’interno di una rete di relazioni non lineari, gestibile solo attraverso apparati conoscitivi pluridisciplinari e articolate competenze tecniche, organizzative ed economiche, capaci di riconoscere e gestire, in relazione ai territori e ai diversi insiemi di utenti, le relazioni fisiche e logistiche tra categorie diverse di manufatti e reti infrastrutturali;
manutenzione come servizio, ossia come attività complessa esercitata da organizzazioni in grado di integrare informazioni strutturate, know-how tecnico, capacità strategiche e manageriali e di garantire nel tempo una condizione di qualità pressata. La dimensione del servizio apre al grande tema dei servizi di Facility management urbano, così come tratteggiati dalla norma UNI 11447: 2012, Servizi di Facility Management urbano - Linee guida per l’impostazione e la programmazione degli appalti;
manutenzione come programma, ossia come progetto strategico e operativo delle risorse in grado di definire e gestire nel tempo e a condizioni ottimali il rapporto tra livelli di qualità attesi e attività necessarie al loro raggiungimento.
In questo senso i temi fondanti della manutenzione programmata (strategie di manutenzione secondo condizione e predittiva a soglia, anagrafi e sistemi informativi, piano e manuale di manutenzione, ecc.) trovano nella dimensione complessa e nella grande scala delle infrastrutture un terreno di applicazione in grado di attivare e attirare nuovi stakeholder e nuove professionalità e allo stesso tempo di legarsi a nuovi ambiti sperimentali di innovazione ICT quali quelli delle applicazioni di BIG DATA e dell’internet delle cose (IoT).
Cinzia Talamo, Professore ordinario in tecnologia dell’architettura, Politecnico di Milano