La norma UNI 11420 e l'Ingegneria di Manutenzione

L'importanza di disporre di un sistema di qualificazione condiviso per la gestione degli asset industriali

  • Novembre 4, 2014
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  • Tabella 1 - Glossario dei termini relativi al tema della qualificazione del personale
    Tabella 1 - Glossario dei termini relativi al tema della qualificazione del personale
  • Tabella 2 - Competenza del supervisore dei lavori di manutenzione e-o ingegnere di manutenzione
    Tabella 2 - Competenza del supervisore dei lavori di manutenzione e-o ingegnere di manutenzione

La gestione degli asset industriali e le attività di manutenzione ad essa legate richiedono competenze tecniche specifiche, capacità di pianificazione e gestione delle risorse umane e la capacità di saper coordinare gli interventi da eseguire.

Come avvenuto per altri percorsi professionali, anche in campo manutentivo emerge la necessità di individuare un sistema di qualificazione condiviso, che permetta di definire dei criteri, il più possibile generali, attraverso i quali dare una risposta adeguata alle istanze prima definite. Se per alcune competenze specifiche dei sistemi di qualificazione sono già in essere (come la qualifica degli operatori di saldatura), non si può affermare lo stesso per i livelli professionali più elevati del personale di manutenzione.

Con riferimento al contesto europeo, nel documento di raccomandazione elaborato dal Consiglio Europeo del 23 aprile 2008 (GUEE, 2008) si intravede un primo tentativo di armonizzazione delle diverse terminologie in uso nei diversi Paesi con una proposta di glossario (vedi Tabella 1).

La definizione delle figure professionali in merito alle competenze richieste e alle relative abilità e conoscenze in ambito manutentivo è stata strutturata tramite la stesura della norma UNI 11420.

Tale norma, pubblicata in via definitiva nel giugno 2011, prevede la distinzione tra tre figure professionali nell'area manutenzione: lo specialista di manutenzione (preposto e/o operativo); il supervisore dei lavori di manutenzione e/o l'ingegnere di manutenzione; il responsabile del servizio o della funzione manutenzione. Quindi, si parte dalla figura dello specialista di manutenzione che è caratterizzata da forti competenze operative relative al settore di riferimento;  successivamente si passa a figure che hanno ruoli con esplicite connotazioni di carattere tecnico-ingegneristico di supervisione e controllo, fino ad arrivare al livello superiore che ha ruoli di tipo direzionale e dirigenziale (il responsabile del servizio o della funzione manutenzione).

 

Sembra infatti esserci un orientamento comune, sia a livello europeo che nazionale, sull'individuazione di questi tre livelli come quelli che meritano di essere identificati, valutati e valorizzati all'interno di un sistema di manutenzione. Ciò non preclude la possibilità di avere nella struttura organizzativa di una specifica realtà degli ulteriori livelli, costituiti da operatori di esercizio non specializzati (in genere sotto la diretta sovrintendenza di un preposto).

Come detto, per ciascuna di queste figure sono state definite da norma una serie di competenze professionali, a loro volta vengono declinate singolarmente considerandone le abilità minime e le conoscenze essenziali.

Le competenze professionali che caratterizzano la figura dello specialista di manutenzione sono legate alle capacità di eseguire in prima persona o far eseguire le operazioni di manutenzione, siano esse preventive che correttive, rispettando le norme di sicurezza e assicurando la disponibilità di attrezzature e materiali.

La figura del supervisore dei lavori di manutenzione e/o ingegnere di manutenzione ha invece il compito di interfacciarsi con lo specialista e rispondere direttamente al responsabile di manutenzione.

Le principali mansioni in ambito manutentivo sono quindi quelle di pianificazione, organizzazione, controllo e gestione delle risorse umane, dei mezzi e delle attrezzature. Essendo questa figura quella principalmente legata all'ingegneria di manutenzione, riportiamo in tabella 2, tratta dalla norma UNI 11420, le competenze richieste per il supervisore dei lavori di manutenzione e/o ingegnere di manutenzione.

Infine, nella norma vengono definite le competenze del responsabile del servizio o della funzione manutenzione.

Di fatto tali competenze sono associate a quattro aree fondamentali: quella di carattere strategico, di supervisione, di tipo tecnico e organizzativo. La norma è indirizzata sia alle imprese di manutenzione che operano per conto terzi sia a organizzazioni complesse che prevedono al loro interno una specifica funzione di manutenzione.

 

Il ruolo della formazione nella struttura organizzativa della Manutenzione

Considerando in particolare il livello professionale più qualificato - vale a dire il responsabile della funzione di manutenzione - sono in atto diverse proposte di formazione superiore. Nel panorama italiano, esistono al momento due distinte proposte formative. A livello di pre-inserimento nel mondo del lavoro vengono erogati degli  insegnamenti all'interno dei corsi di laurea, principalmente nell'area dell'ingegneria industriale, le cui tematiche vertono principalmente sulla sicurezza degli impianti industriali, l'analisi affidabilistica degli impianti, i metodi di diagnostica e la gestione degli impianti industriali; esempio di questa tipologia è il corso di Gestione della Manutenzione, Istituito al Politecnico di Milano nel 2003/2004 con il supporto di Aiman.

 

 

A livello di formazione continua sono disponibili moduli formativi o corsi in modalità part-time aventi come principali destinatari tecnici operanti in aree manutentive aziendali - ad esempio ingegneri meccanici ed elettrici - che desiderano potenziare le proprie competenze gestionali in specifiche aree (es. gestione dei materiali tecnici, project management,

conduzione di analisi FMECA).

La visione di lungo periodo è quella di ambire ad avere un unico percorso formativo che possa trovare compatibilità e applicazione nei diversi sistemi universitari nazionali al fine di contribuire al libero movimento di maintenance manager, formatori e ricercatori sulla base di un sistema paritario di competenze, attitudini e conoscenze a livello europeo.

In tal senso, riteniamo che i percorsi formativi offerti oggi e in futuro sul mercato non possano prescindere dalle indicazioni della norma: la norma dovrebbe divenire un elemento "tangibile" per la definizione dei requisiti di un qualunque corso inteso alla formazione delle figure professionali previste ai vari livelli. Per esempio, nella nostra prospettiva, si può menzionare l'esperienza del Master Universitario part-time MeGMI in Gestione della Manutenzione Industriale del Politecnico di Milano e dell'Università di Bergamo: MeGMI ha raggiunto la sua decima edizione e la norma è attualmente utilizzata come uno dei riferimenti necessari per l'impostazione del percorso formativo, con l'intenzione di allineare l'offerta alle esigenze in ambito manutenzione.

 

Infine, guardando anche ai prossimi anni, pensiamo che la formazione in manutenzione diventi sempre più una scelta di natura strategica, seguendo la prospettiva di evoluzione a livello di normativa anche a livello europeo.

In conclusione la norma UNI 11420, e la sua evoluzione in ambito europeo, stanno tracciando un sentiero sempre più seguito dalle aziende; questo porterà a dare sempre maggiore rilevanza alla certificazione del personale di manutenzione, con effetti positivi sull'aumento delle competenze del personale e la diffusione di una sempre più solida cultura di manutenzione.

Marco Garetti, Luca Fumagalli,

Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale

Sergio Cavalieri, Emanuele Dovere,

Università degli Studi di Bergamo 

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