La ristrutturazione delle centrali elettriche, un vantaggio per la manutenzione

Uno studio di Frost & Sullivan sottolinea come il decommissionamento delle vecchie centrali alimenti il mercato dei servizi di manutenzione

  • Gennaio 16, 2015
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Il declino della domanda di energia elettrica è un fenomeno che pare ormai inarrestabile in questa particolare fase congiunturale. Complice il perdurare della crisi economica in Europa, oltre al crescente contributo del sostegno offerto dalle fonti rinnovabili, le tradizionali centrali elettriche alimentate con i combustibili fossili, altamente inquinanti, sta attraversando una evidente fase di caduta.

Una nuova analisi del centro di ricerca internazionale Frost & Sullivan dal titolo "European Power Plant Services Market", sottolinea quanto e in che modo questa tendenza sia già in corso. Il mercato ha infatti prodotto entrate per 3,59 miliardi di euro nel 2013 e stima che questa cifra raggiungerà quota 4,14 miliardi di euro nel 2020.

Lo studio riguarda i servizi relativi a turbine a vapore, turbine a gas e generatori di vapore e caldaie a recupero di calore. I servizi di manutenzione sono offerti sia dalle case produttrici degli impianti sia da fornitori  di servizi indipendenti, e rivolti alle utilities e ai produttori indipendenti di energia elettrica. «La domanda di energia elettrica delle economie europee, sia mature che emergenti, e il decommissionamento delle vecchie centrali termoelettriche tradizionali alimentano il mercato dei servizi di manutenzione degli impianti», spiega Pritil Gunjan, analista di Frost & Sullivan. «L'ingente manutenzione e le riparazioni richieste per ottimizzare l'utilizzo delle vecchie centrali elettriche offriranno ulteriori opportunità ai fornitori di servizi di manutenzione degli impianti».

 

Servizi offerti sia dalle case produttrici degli impianti sia da fornitori di servizi indipendenti, e rivolti alle utilities e ai produttori indipendenti di energia elettrica.

Le ristrutturazioni in atto per aumentare la flessibilità operativa delle centrali elettriche a combustibile fossile danno insomma slancio al mercato europeo, già maturo, dei servizi di manutenzione delle centrali elettriche. Nei paesi dell'Europa occidentale, la mancanza di ma nodopera efficiente e qualificata favorisce l'adozione di questi servizi. Nell'Europa orientale, tuttavia, sono i bassi costi che incoraggiano le utilities ad esternalizzare una gran parte dei propri servizi di manutenzione degli impianti ad aziende indipendenti.

 

L'Italia esemplifica perfettamente questa tendenza: sono in tutto 23 le centrali elettriche Enel che dovranno essere chiuse o "ripensate", come ha già dichiarato l'ad Francesco Starace ("la domanda elettrica non ripartirà mai con i tassi di crescita che ci aspettavamo e per questo è arrivato il tempo di chiudere o almeno ripensarne il ruolo delle centrali non più strategiche, tra cui quelle alimentate ad olio combustibile").

Una gestione intelligente di tale e imponente transizione - decisamente auspicabile da un punto di vista ambientale - è però possibile, se non necessaria per ammortizzare i contraccolpi sul lato occupazionale. Da una parte formando e riconvertendo gli occupati nelle centrali elettriche a lavori collegati allo sviluppo delle energie rinnovabili, dall'altro portando avanti quanto è essenziale per le centrali elettriche tradizionali che rimarranno in vita: una diffusa e minuziosa opera di manutenzione, che a sua volta è collegata a miglioramenti nelle prestazioni ambientali degli impianti.

I nuovi progetti saranno una combinazione di impianti a carbone altamente efficienti (grazie al calo dei prezzi del carbone) e di moderni impianti con turbine a gas a ciclo combinato. Anche nell'ambito degli impianti termici tradizionali, le centrali elettriche a gas manterranno la quota dominante.

Ciò darà slancio alla domanda di manutenzione da parte delle case produttrici, che sono nella posizione migliore per offrire servizi tecnologici per le complesse turbine a gas.

"Con lo sviluppo di nuove turbine a gas basate su tecnologie avanzate, sempre più clienti affideranno alle case produttrici i servizi di manutenzione degli impianti installati, - continua Gunjan. - I fornitori di servizi di manutenzione beneficeranno anche della disponibilità delle grandi utilities a firmare accordi di servizio a lungo termine per le loro centrali di nuova costruzione."

Sfortunatamente, il finanziamento dei progetti continua ad essere al di sotto dei livelli precedenti alla crisi economica. Il relativo calo delle attività industriali e commerciali ha ridotto l'utilizzo energetico in questi settori. Inoltre, le utilities, gli istituti finanziari e gli investitori privati stanno mostrando interesse ad investire in tecnologie efficienti e rinnovabili per la produzione di energia, piuttosto che in soluzioni termiche e a combustibile

fossile.

"Non appena il clima industriale si riprenderà, le utilities e i produttori indipendenti di energia elettrica registreranno tempi operativi più lunghi e avranno ancora più bisogno di servizi di manutenzione delle centrali, - osserva Gunjan. - Fino ad allora, le case produttrici degli impianti e i fornitori di servizi indipendenti si concentreranno sul rinnovo dei contratti,

fornendo parti di ricambio e identificando nuove opportunità per sopravvivere in questo panorama affollato e competitivo."

Lo studio "European Power Plant Services Market" fa parte del programma Energy & Power Growth Partnership Service. Altri studi di Frost & Sullivan collegati a questo sono: "Global Solar Power Market", "Global Gas and Steam Turbine Markets", "Global Hybrid Power Systems Market" e "Global Diesel Generator Set Market".

 

 

fonte: www.greenreport.it

ww2.frost.com

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