In Italia, le oltre 200.000 aziende certificate, dovranno inserire nell’ambito della loro organizzazione un deciso orientamento alla gestione dei rischi e il potenziamento del miglioramento continuo con i relativi monitoraggi e le analisi delle prestazioni, attività in parte già previste nelle versioni precedenti delle ISO 9000.
Ciò comporta che i Sistemi di Manutenzione non portino in dote ai Sistemi Qualità solo la manutenzione preventiva e il miglioramento continuo, ma è necessario che si impegnino con decisione nella eliminazione delle cause dei guasti e delle fermate intensificando i progetti di manutenzione migliorativa. La manutenzione migliorativa è da sempre la politica di manutenzione più nobile, perché non si limita a mettere in atto una diagnostica tecnica precoce (come la preventiva su condizione e la predittiva) ma mira alla totale eliminazione delle cause che hanno prodotto guasti, derive e fermate. Così si espresse, più o meno, sul finire degli anni ’70 Seiichi Nakajima: “… la sola manutenzione preventiva non è sufficiente alla eliminazione dei guasti cronici …” (Seiichi Nakajima, TPM Nyumon, JIPM, Tokyo 1984)
Con la migliorativa si ha un deciso incremento nella affidabilità degli impianti, mentre la preventiva agisce soprattutto sulla disponibilità evitando che le fermate incorrano nei momenti meno opportuni, ma senza eliminarle, cosa che invece rappresenta il principale obiettivo della migliorativa. Le aziende più avvedute da molti anni puntano al successo della manutenzione facendo leva sulla migliorativa, specie nel settore Automotive.
Nell’Automotive i fornitori delle principali case automobilistiche italiane sono tenuti a rispettare i principi della metodologia WCM (World Class Manufacturing), la quale, per ciò che riguarda la manutenzione, riassume una serie di principi che si trovano ora mutuati nelle ISO 9000, fra cui appunto la migliorativa e il mantra zero fermate, zero difetti, zero infortuni che in fin dei conti è l’esito di una accurata gestione dei rischi.
Ora, dal 15 settembre, tutte le maggiori aziende manifatturiere italiane dovranno adeguare il proprio servizio di manutenzione a questi nuovi compiti, con grandi vantaggi per la competitività aziendale e per la competitività dell’industria manifatturiera italiana, nel suo complesso.
Fra le pagine di “Appunti di Manutenzione” su MT&M, negli ultimi 4 anni abbiamo più volte affrontato l’argomento WCM, migliorativa e le novità delle ISO 9000:2015, soprattutto nel versante della organizzazione e del sistema informativo.
Sono diversi anni, infatti, che sperimentiamo presso i nostri clienti le procedure informatiche di supporto al manutentore per raggiungere velocemente buoni risultati con il monitoraggio degli impianti, l’analisi delle fermate, e le conseguenti azioni migliorative (Maurizio Cattaneo, Manutenzione, una speranza per il futuro del mondo, Franco Angeli 2012). Ma la tecnologia, il sistema informativo e i metodi non bastano, è necessario che i manutentori a più diretto contatto con gli impianti, quelli chiamati a risolvere i guasti improvvisi, abbiano buone capacità di problem solving.
La formazione tradizionale porta il manutentore a conoscere meglio gli impianti a lui assegnati, ad imparare i metodi e le tecnologie di intervento, ma non lo aiuta ad affinare le capacità di problem solving necessarie sia per l’attività di diagnosi, sia per valutare le cause prime delle fermate, sia per escogitare percorsi di miglioramento.
Una modalità per far fronte a questi bisogni formativi usata spesso nelle aziende consiste nel creare dei gruppi di lavoro demandando ai manutentori “in campo” il solo compito di rimettere in marcia l’impianto (il cosiddetto dépannage) e lasciando a tecnici specializzati il compito di approfondire l’analisi della fermata e impostare le azioni migliorative.
La separazione dei ruoli non giova però né alla tempestività del trattamento dei dati, che necessariamente avviene off-line rispetto al momento della fermata, né alla sistematicità delle azioni migliorative, che sono “dimenticate” una volta superata la fermata e rimesso in marcia l’impianto.
Inconvenienti che si riducono se gran parte del lavoro di analisi della fermata e almeno in parte l’individuazione delle azioni migliorative, sono lasciate al manutentore “in campo”.
Questa rivoluzione nei ruoli è resa possibile da adeguati strumenti informativi che permettono ai manutentori “in campo” di avere a disposizione tutto ciò che serve alla analisi della fermata e a fissare i primi paletti per le successive azioni migliorative. Ma ciò non è sufficiente. Occorre anche un maggiore impegno intellettuale.
Ciò comporta migliorare le capacità diagnostiche e di ragionamento logico dei manutentori “in campo”, ossia per dirla con un solo concetto: migliorare le loro capacità di problem solving.
Poiché però non si nasce imparati, come accrescere la capacità di problem solving dei manutentori “in campo”?
Una tecnica che stiamo sperimentando da qualche mese è denominata Pensiero Computazionale che somiglia più alla Logica insegnata da Aristotele nel suo Liceo in Atene, piuttosto che ad una materia informatica. Anche se, nelle nostre Università, sono soprattutto i Dipartimenti di Informatica che la insegnano. D’altronde la stessa espressione Pensiero Computazionale è stata coniata nel 2006 da Jeannette Wing, una scienziata informatica.
Il Pensiero Computazionale, semplificando, non è altro che un processo mentale per la soluzione dei problemi sulla base di criteri logici e di opportune astrazioni, a cui vanno aggiunti una forte motivazione e una decisa ostinazione nel trattare problemi difficili. Un efficace strumento per addestrare le persone al Pensiero Computazionale è derivato dai supporti didattici usati per insegnare la logica ai bambini nei primi cicli scolastici, è prodotto dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) e si chiama Scratch. Una delegazione del nostro Fab Lab Romagna è stata invitata quest’anno, a fine luglio, all’MIT, per il convegno annuale di Scratch, e mi hanno assicurato che ci sono belle novità anche per la cosa che ci sta più a cuore, ossia l’addestramento al pensiero logico degli adulti per stimolare le capacità di problem solving.
Nel prossimo numero della rivista vi daremo ulteriori approfondimenti.
Maurizio Cattaneo, Amministratore di Global Service & Maintenance