Lavoratori e tecnologia: un rapporto di amore – odio?

Il rapporto tra uomini e macchine evolve, tra benefici in termini di efficienza e nuovi disagi psicologici. Le normative si adeguano, ma il bilanciamento tra sicurezza operativa ed economia cognitiva resta una sfida aperta

  • Novembre 18, 2024
  • 2 views
  • Lavoratori e tecnologia: un rapporto di amore – odio?
    Lavoratori e tecnologia: un rapporto di amore – odio?
  • Lavoratori e tecnologia: un rapporto di amore – odio?
    Lavoratori e tecnologia: un rapporto di amore – odio?

Euromaintenance 2024 ormai è un evento archiviato con successo: sono stati giorni molto intensi, anche dal punto di vista emotivo. Incontrare molti colleghi di persona e scambiare conoscenze, punti di vista, passioni ha ripagato mesi di dura preparazione.

Accanto alla zona espositiva ricca di novità, nelle “room” sono stati ascoltati autorevoli relatori che hanno portato temi di attualità ma anche sviscerato aspetti a volte sottovalutati. È questo lo spirito che deve animarCI, quindi grazie a quanti hanno partecipato o ci hanno seguito a distanza.

Abbiamo trattati numerosi temi a partire dei reciproci ruoli tra manutenzione e sicurezza, alle novità legislative, fino alla tecnologia per l’efficienza dei processi e per la sicurezza di tutti gli stakeholder.

Uno di principali valori che mi sono portato a casa è stato il rapporto tra lavoratori e tecnologia, in continua evoluzione.

Macchine ed impianti presidiano ormai con autonomia i processi: con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale attuano anche dei processi decisionali.

Permangono tuttavia numerosi punti di contatto che particolarmente nel mondo della manutenzione possiamo testimoniare. Non è infatti sempre possibile definire con certezza il limite di separazione: siamo consapevoli che talune attività espongono necessariamente a rischi, come ad esempio monitorare gli effetti di un guasto incipiente, con macchina in esercizio.

Anche per la mia esperienza quotidiana non ci si può illudere che sia sempre possibile segregarci dal pericolo e di conseguenza si generano stati emotivi al di fuori della zona di comfort.

Su questo aspetto Vi evidenzio delle interessanti linee guida, sintetizzate nella pubblicazione di INAIL riguardante l’argomento dell’”Interazione Uomo-Macchina”.

Essa affronta il delicato tema di come la tecnologia da un lato sta facilitando i processi con maggiore affidabilità rispetto all’essere umano ma introduce al tempo stesso nuovi disagi. E su questo si apre un mondo! Come si capisce dal documento, c’è fermento nel mondo normativo per affrontare questo delicato e subdolo aspetto.

Ci sono delle importanti linee guida normative a supporto dei progettisti: Norma UNI EN ISO 12100 ed il Rapporto Tecnico UNI/ISO TR 14121-2.

Dalla lettura si evince che la crescita ha portato lavoratori e macchine verso una operatività “in parallelo”: diminuisce il grado di fatica fisica per il lavoratore ma cresce quella mentale.

Questo introduce una nuova minaccia costituita da disagio emotivo e pressione psicologica, che può determinare a sua volta dei comportamenti incontrollati e pericolosi.

In particolare, la norma UNI EN ISO 12100 specifica la terminologia di base, i principi e una metodologia per il raggiungimento della sicurezza nella progettazione del macchinario. Essa indirizza sui principi della valutazione e riduzione del rischio. Si parla dunque del possesso di principi tecnici e culturali ma anche dei potenziali scenari di incidente ed infortunio legati all’utilizzo della macchina che si sta progettando.

In conformità a tale norma il rapporto Tecnico UNI ISO/TR14121-2 ne rappresenta una guida pratica per poter valutare scenari di rischio e prorvi rimedio con accorgimenti tecnici.

Ma è con la norma UNI EN ISO 14119 che si entra nel vivo dell’interazione uomo macchina e la prevenzione di comportamenti imprudenti: sviluppa in dettaglio la scelta dei dispositivi per impedire la rimozione di ripari fondamentali e le misure atte a minimizzare casi di disattivazione e bypass che siano ragionevolmente prevedibili.

In particolare viene suggerito di coinvolgere gli operatori che le utilizzano, al fine di studiare i “BIAS” che un operatore può attuare mirando ad un vantaggio prestazionale ma esponendosi a grave rischio.

Ulteriore supporto viene dalla norma 12110 che fornisce una tabella con l’elenco dei comportamenti involontari degli operatori che si possono prevedere (definiti appunto comportamenti scorretti ragionevolmente prevedibili). Tali comportamenti sono:

  • Perdita di controllo della macchina da parte dell’operatore
  • Reazione istintiva persona
  • Comportamento per noncuranza o disattenzione
  • Comportamento derivante da decisione di minor resistenza al compito
  • Comportamento derivante da strategia di minore pressione
  • Comportamento di alcune persone particolari

Paradosso: tecnologia e normativa evolvono verso una maggiore attenzione verso la segregazione delle energie pericolose ma al tempo stesso permangono necessità tecniche di lavoro “in prossimità” e non sono disponibili indicazioni certe e puntuali. Questo causa in cascata delle tensioni a livello cognitivo agli operatori.

Dal punto di vista scientifico esistono sempre maggiori studi sulle neuroscienze, psicologia cognitiva e neuro ergonomia applicata all’individuo. 

Anche nel nuovo Regolamento Europeo il tema del rapporto tra operatività delle macchine e le tensioni psichiche causate negli operatori è emergente anche nel nuovo regolamento Europeo di prossima applicazione e va nel senso della interazione uomo macchina anche il programma Industry 5.0 (approccio definito antropocentrico).

Significa che nella progettazione bisogna ormai tenere contro anche della differenza di approccio tra le varie reazioni personali, affidandosi allo scenario peggiorativo “Worst case”: obiettivo  finale è ricercare la condizione di comfort emotivo.

Lo stato cognitivo del lavoratore determina fortemente infatti la possibilità di commettere degli errori.

Ecco che nuovi elementi di studio si affiancano per evidenziare punti di potenziale innesco di comportamenti pericolosi:

  1. Stati di economia cognitiva: esistono momenti di sovraccarico mentale che inducono l’operatore ad agire in modo non conforme
  2. Disattenzione: definito anche “Mind Wondering”: è la situazione in cui la mente non è concentrata sull’attività per assuefazione o routinarietà
  3. Diminuzione delle forze di concentrazione dovute a tentativo di risparmiare energie. Questo porta facilmente a prevedere delle scorciatoie operative
  4. Perseveranza (negativa) : l’operatore insiste con delle modalità non piu richieste dal sistema inducendo situazioni non conformi
  5. Cecità e sordità inattentiva: l’operatore distoglie l’attenzione dagli stimoli perché, ad esempio, troppo concentrato sull’obiettivo.

Al LINK il documento cui consiglio la lettura. Centrale è il concetto di Economia cognitiva che il lavoratore mette a frutto per un risparmio di energia.

 

Fabio Calzavara