L’ambiente di riferimento di cui trattiamo in questo caso è quello dei servizi di raccolta e spazzamento stradale, che vede i fleet manager delle aziende coinvolte impegnati in un confronto continuo e spesso caratterizzato da un contenzioso strisciante con i fornitori di telai attrezzature macchinari in fase di post-vendita.
In tale ambito, che investe invero anche gli impianti di trattamento rifiuti, le competenze del personale tecnico rappresentano un elemento chiave fino ad ora colpevolmente trascurato sia dal lato dei responsabili tecnici e dei fleet manager sia, va detto, anche da parte dei costruttori. Questi ultimi sono spesso di dimensioni poco più che artigianali e scarsamente orientati alla formazione continua del proprio personale dedicato al post-vendita; proprio quest’ultimo, peraltro, rappresenta l’interfaccia prima con il cliente finale: dotato dei necessari strumenti conoscitivi può fare la differenza fra soddisfazione e insoddisfazione.
Sembra scontato affermare che le nozioni di base rappresentino un bagaglio essenziale per chi opera nella manutenzione, ma in questo particolare settore non è sempre così: spesso le figure tecniche non hanno neppure una preparazione scolastica idonea e si tende in generale ad operare più su base esperienziale che non sulla scorta di metodologie rigorose e riconosciute. Ciò porta ad una forte eterogeneità dell’approccio manutentivo soprattutto da parte delle aziende di servizi.
È per questo motivo che, a partire da quest’anno, l’Associazione Manutenzione Trasporti ha avviato una serie di percorsi formativi coerenti con lo standard UNI EN 15628, con il patrocinio delle due principali federazioni di categoria, Utilitalia e FISE Assoambiente.
Le competenze di base
Approcciare correttamente l’organizzazione della manutenzione, adottando standard riconosciuti e armonizzati, aiuta in primis i fleet manager a comprendere il corretto dimensionamento delle strutture anche in logica maker by: questo tipo di organizzazione è essenziale per poter attuare un confronto alla pari con i fornitori intervenendo fin dalla fase di procurement nel fissare le regole che influiranno sui rapporti cliente-fornitore per l’intera vita utile dei beni acquistati.
I contratti applicati sono estremamente vari in questo campo, con estensioni di garanzia, post-vendita strutturato per preventiva o correttiva, fino a veri e propri full service. Poco o nulla applicati, invece, gli acquisti secondo il metodo LCC, mentre risulta molto diffuso il ricorso al noleggio operativo anche a lungo termine.
Proprio per l’importanza di formare una base nozionistica comune, la prima parte è svolta direttamente dal direttore del corso scientifico Franco Santini, padre autorevole della normativa di riferimento ma soprattutto in grado di comunicare correttamente quale approccio ciascun ruolo deve rivestire: la partecipazione sia di società esercenti sia di costruttori di attrezzature e macchinari completi rappresenta il vero valore aggiunto del corso. Un confronto in aula diretto fra soggetti normalmente contrapposti dal punto di vista contrattuale permette infatti di esplorare a fondo la necessità di utilizzare l’approccio standard UNI EN 15628 e metodologie rigorose quali basi per il confronto.
La massima evidenza di ciò si registra nella collaborazione fra i partecipanti nella definizione dei KPI di manutenzione, elemento essenziale per valutare da entrambe le parti le performance di un servizio oltre che per misurare le proprie prestazioni interne.
Nozioni di base fondamentali sono affrontate anche da due docenti di spicco nel settore, Tiziano Suppa (già oggetto di menzione speciale come fleet manager da parte di A.I.MAN.) e l’ingegner Giuseppe Merlo che per circa quarant’anni si è occupato di progettazione di attrezzature per l’igiene ambientale per conto delle principali realtà italiane del settore. Tali veri e propri “pesi massimi” possono trasmettere quelle nozioni di ingegneria meccanica e di tecnica oleodinamica caratteristiche di questo settore e che ne rappresentano uno degli aspetti più delicati.
Gli elementi specialistici
Pur nel quadro dei vincoli dettati dallo standard di riferimento, il corso approccia anche i diversi argomenti specifici per il settore dell’igiene urbana.
In questo ambito le nuove tecnologie si declinano come approccio “officina 4.0” che vede le parti entrambe impegnate, fra l’altro, nella definizione di set di dati standard che possano essere utilizzati (attraverso gli esistenti sistemi telemetrici) per attuare algoritmi di manutenzione predittiva anche in assenza di sofisticati strumenti di intelligenza artificiale.
Officina 4.0 significa anche comprendere quali sono le macchine e le attrezzature da acquistare non solo ai fini delle note agevolazioni fiscali ma soprattutto per efficientare i processi attuando in maniera compiuta quella famosa “integrazione orizzontale e verticale lungo la catena del valore”. Una catena complessa, in questo caso, poiché comprende costruttori di telai, produttori di attrezzature, assemblatori, acquirenti utilizzatori finali.
Il secondo paradigma specifico trattato è quello cosiddetto “officina sicura”, che comprende non solo gli adempimenti ex D.lgs 81/08 ma soprattutto quelle specializzazioni che occorrono al personale coordinatore di manutenzione per poter operare in sicurezza e in conformità con le norme specialistiche di settore; alcuni esempi sono la UNI EN 1501 sui veicoli per l’igiene ambientale o la specifica tecnica UNI TS 11583, o ancora la norma CEI 11-27:2021 sui lavori in presenza di rischio elettrico.
Officina sicura significa altresì pavimentazioni idonee così come sistemi telematici (si pensi all’impiego delle chiavi dei veicoli) per la gestione di tutti quegli asset di produzione caratteristici di un moderno impianto manutentivo. Appare evidente in questi ambiti come un dialogo costruttivo fra produttori e acquirenti favorisca l’applicazione di norme spesso poco conosciute dal punto di vista della effettiva applicazione. Da questo punto di vista i ritorni di esperienza dati dalla presenza come docenti di manager di terzo livello che svolgono o hanno svolto funzione di fleet manager nelle più importanti aziende del settore italiane rappresenta un valore aggiunto altrimenti non raggiungibile.
Un ultimo aspetto, fondamentale per questo settore è quello delle cosiddette “tecnologie green”: accanto alle nozioni base di chimica indispensabili per la scelta di lubrificanti e fluidi funzionali “biologici”, si pone infatti il tema del rinnovo delle flotte nell’ottica di un progressivo abbandono della propulsione Diesel a favore dell’utilizzo del gas naturale o della trazione elettrica. Da questo punto di vista, le competenze di un coordinatore/ingegnere di manutenzione o di un manager di manutenzione rendono i produttori in grado di comprendere meglio le esigenze del mercato, godendo di un vantaggio competitivo, e le società di servizi abili alla definizione di capitolati di acquisto di beni e di servizi di manutenzione. Su quest’ultimo aspetto è importante conoscere la corretta attuazione della norma UNI 11573, in modo da determinare scelte effettivamente libere e non condizionate da piccoli monopoli de facto dovuti a mancanza di competenze interne.
Conclusioni: un’azione ineluttabile
Proprio la gestione dei terzi, cui è dedicato un modulo specifico, rappresenta in effetti l’elemento chiave di un corso orientato al settore dell’igiene urbana: in questo ambito, infatti, le logiche di make or buy sono continuamente influenzate da fattori di mercato (presenza o meno di officine specializzate sul territorio, scarsa disponibilità generale di manodopera competente, estrema specializzazione richiesta, post-vendita meno strutturati in confronto al reparto automotive).
Nell’ambito del continuo dialogo cliente-fornitore che ne deriva, fra aziende di servizi e officine dedicate al post-vendita sarà sempre più importante che tutti i soggetti parlino il medesimo linguaggio.
Alessandro Sasso, Coordinatore sezione Trasporti, A.I.MAN.