La manutenzione è un’attività antica, intrecciata con l’evoluzione stessa della civiltà e delle logiche del costruire e del produrre a beneficio della vita e del benessere dell’uomo. È un’esigenza tecnica ed economica che nasce con il progetto stesso dell’asset, che dovrà essere manutenuto e richiederà un supporto logistico durante la sua vita operativa.
La sua storia è un percorso di sviluppo disciplinare di lungo corso, ricco di diverse evidenze che testimoniano l’esistenza non di uno, ma di più approcci, con differenze di natura tecnica, ingegneristica, manageriale, organizzativa e tecnologica. Cosa intendo dire? Pensando alla realtà diversificata nei vari settori, si possono portare alcuni esempi dei diversi approcci.
Parliamo di manutenzione basata sul rischio. Questo approccio è scontato in alcuni settori, in altri settori diventa una vaga comprensione di un bisogno, che difficilmente si riscontra nelle pratiche in uso. Se si parla di efficienza, questo linguaggio è già più trasversale; ciò nondimeno, non sempre si trovano metodi e sistemi “maturi” per un attacco agli sprechi che sia efficace.
Quando pensiamo, invece, ad una logica di servizio, non solamente tra un’azienda fornitore e un’azienda cliente, ma anche nella relazione tra i processi interni ad una organizzazione, un “contratto” basato sulle performance che l’asset raggiunge, non è spesso presente: si è fermi nel mezzo di retaggi del passato (di settore o di azienda), che limitano la sistematica raccolta e analisi dei dati, e una valutazione della funzione manutentiva che va oltre al costo, per pensare al livello di servizio accordato.
Se pensiamo all’ingegneria di manutenzione, le sue forme sono tutt’altro che univoche: in alcuni settori/aziende si avverte chiaramente la presenza dell’ingegneria di manutenzione in un’organizzazione industriale, in altri casi è l’assenza ad essere evidente. Inoltre, tra gli “strumenti”, chi ha avuto l’esigenza di un’elevata ingegnerizzazione della manutenzione, ha insegnato l’utilizzo di tecniche come la FMECA e di metodologie come la RCM, impiegate sistematicamente nell’affrontare l’analisi di un asset avendo un orientamento al rischio. Queste lezioni – originatesi nei settori aerospaziale ed aeronautico – non hanno avuto diffusione in tutti i settori; quando ciò è accaduto, hanno portato non ad una ma a più forme, tipicamente più “leggere” dei suddetti strumenti. Discorso analogo potrebbe essere fatto per il TPM. Nato e diffusosi in determinati settori del manufacturing, si è consolidato prima in settori affini per organizzazione del lavoro all’interno del sistema produttivo; tuttavia, non possiamo affermare che gli insegnamenti del TPM siano omogeneamente diffusi.
Se invece pensiamo agli strumenti fornibili con le tecnologie dell’Industria 4.0, alle promesse che si fanno da qualche anno per un cambio di paradigma, farà seguito un consolidamento diverso nei vari settori e nelle varie tipologie di aziende; e lo sviluppo non potrà che avere velocità diverse.
In conclusione, possiamo affermare che la storia della manutenzione, di lungo corso, porta ad una narrazione di un’evoluzione non univoca; possiamo pensare, quindi, a diverse età della manutenzione nei diversi settori/aziende, per effetto delle diverse esigenze riscontrate, chi costretto a maturare da tempo nei processi manutentivi, chi ancora in ritardo.
L’asset management è ancora agli albori: è una disciplina giovane, non ha ancora raggiunto la diffusione in tutti i settori. Gli sviluppi del passato iniziarono originariamente dall’Oil&Gas, e l’evoluzione principale che ne è seguita è stata osservata dapprima nelle infrastrutture (energia, trasporto…). Non tutti i settori sono stati coinvolti da questa vision: il manifatturiero è ben lontano dall’aver maturato i principi, i metodi e le metodologie di asset management. Pertanto, se parliamo di metodologie come il Total Cost of Ownership, oppure l’Asset Integrity/Asset Life extension, siamo davvero convinti che tutte possano avere la stessa valenza, indistintamente al cambiare del settore? Non volendo discutere oggi la storia e l’evoluzione dell’asset management, rimando a prossimi editoriali per una trattazione più approfondita.
Ora, mi sento solamente di affermare, che alcuni settori/aziende – per quanto riguarda l’asset management – sono all’età della pietra.
Difficile, cioè, pensare all’adozione di principi, metodi, metodologie dell’asset management, ben lontani dalle reali esigenze nelle pratiche industriali di certi settori/aziende, specialmente quand’anche la manutenzione è ancora debole e, ad esempio – detto senza “cosmesi” –, non sa misurare adeguatamente neanche gli indicatori più “classici” di affidabilità, manutenibilità e disponibilità.
Prof. Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M