Le infrastrutture e la loro sostenibilità

Per essere al passo coi tempi

  • Dicembre 18, 2017
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  • Grübler A. (1999) The rise and fall of infrastructures: dynamics of evolution and technological change in transport. Physica-Verlag, Heidelberg
    Grübler A. (1999) The rise and fall of infrastructures: dynamics of evolution and technological change in transport. Physica-Verlag, Heidelberg

Quando un’organizzazione si occupa, come business, della fornitura di servizi attra­verso un’infrastruttura, la gestione degli as­set utilizzati per l’erogazione dei servizi è di primaria importanza: le infrastrutture hanno, cioè, bisogni e requisiti di gestione legate al business, in genere di pubblica utilità, che le rendono di per sé interessanti perché offro­no diverse prospettive sulle sfide per essere competitivi, e sulle scelte strategiche e ope­rative che ne conseguono per la gestione del ciclo di vita degli asset e la gestione della ma­nutenzione.

Partiamo dall’evidenza che le sfide imposte alle in­frastrutture sono generalmente dovute al loro ruolo primario come risorsa per un’intera nazione e per la società tutta. I servizi vengono forniti attraverso interconnessioni di asset – fissi o mobili, a più o meno elevata complessità tecnologica – a diversi tipi di clienti, che li ricevono nelle loro case e nei posti di lavoro (ad esempio: acqua, elettricità e tele­comunicazioni), e ad utenti che fanno uso di infra­strutture di utilità sociale, per fruire di servizi erogati in siti di pubblico accesso (ad esempio: aeroporti, autostrade, ferrovie, unitamente ai servizi forniti, per mezzo delle infrastrutture, da specifici opera­tori di settore, come linee aeree, treni, autobus, …).

Al di là delle differenze dovute a ciascun contesto, priorità competitive come la sicurezza (ndr alle volte intesa come safety, alle volte come security, con ovvie differenze di significato) e la qualità del servizio sono al top dell’agenda di un manager di infrastruttura. È, d’altra parte, facile, agli occhi del cliente / utente, oltreché di diversi stakehol­der, percepire le performance degli asset come leva chiave per garantire la fidatezza dei servizi, in termini di sicurezza e qualità desiderate. Di più, sappiamo bene, come clienti / utenti, quanto siano importanti le performance per la qualità del servi­zio percepito: è la nostra sensibilità a dircelo, spe­cie nel caso di infrastrutture che offrono servizi di utilità sociali, tanto che siamo pronti al reclamo, spesso, anche informale, ma sostanziale (per via di social networks, i.e. altra infrastruttura), qualora si riscontri la caduta della qualità del servizio a causa di qualche guasto o anomalia di funziona­mento. Non parliamo, poi, di eventuali eventi critici per la sicurezza, di rilievo per parecchi stakehol­der, come è ovvio che sia, e importante argomen­to di pubblica opinione.

Oggigiorno, le sfide aumentano ancor di più se si pensa alla sostenibilità di lungo termine delle iniziative di business nel comparto delle infrastrutture. La valenza economica delle infra­strutture sul lungo termine è più che scontata: il valore economico delle infrastrutture, come capi­tale istallato e come valore ottenibile con i servizi erogabili, la necessità di gestire l’invecchiamento degli asset, la necessità di garantire lo sviluppo tecnologico di altri settori di business e innova­zioni che dipendono dal buono stato delle infra­strutture (si pensi, ad esempio, al trend dovuto alla visione dell’Industria 4.0, che esige adeguate infrastrutture per la connettività rapida e sicura) sono tre ragioni “chiave” per giustificare capacità di asset management mature, con visione e stru­menti per traguardare il lungo termine. Le valenze sociale e ambientale delle infrastrutture motivano ulteriormente la necessità di avere una gestione degli asset rispondente, che sia al passo con le esigenze dei tempi. Nel numero della rivista del mese di Novembre parlavamo di sviluppo soste­nibile. Si faceva eco a parole di profondo valore politico, dovute alla Brundtland Commission che definiva lo sviluppo sostenibile come lo “sviluppo che risponde ai bisogni del presente senza com­promettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai propri bisogni” (United Nations Ge­neral Assembly 1987). In linea con questa defini­zione, vorrei anche ricordare l’accento personale che ho voluto rimarcare nell’editoriale per quanto concerne la centralità dell’uomo. Tante sono la ra­gioni che portano a pensare che – a garanzia dello sviluppo sostenibile – le infrastrutture gioche­ranno, oggi come domani, un ruolo fondamen­tale. Personalmente, vorrei misurare tale ruolo in relazione alla capacità di supportare la centralità dell’uomo nell’ambiente in cui vive. Per questo, se anche parleremo di infrastrutture smart (e questo accadrà senza dubbio), sarà l’esigenza dell’uomo a guidarne gli sviluppi, così come saranno deter­minanti le capacità innovative – dell’uomo – a por­tare nuovi servizi che rispondano al rispetto della protezione e conservazione delle risorse del terri­torio. Sarà anche questo, in prospettiva, a motiva­re il ruolo primario dell’asset management, a tutto tondo, pensando, cioè, non solamente a impianti tecnici primari e ausiliari, a flotte di veicoli, a ma­gazzini, a edifici, a infrastrutture di vario tipo, ma anche più generalmente al territorio.

In questo mese, la rivista propone, quindi, il nuo­vo focus sulle infrastrutture, giovandosi di quattro contributi selezionati dal contesto di infrastrutture a rete. Questo tipo di focus mensile verrà mante­nuto anche l’anno prossimo, unitamente all’auspi­cio di potenziare la prospettiva sulle infrastrutture anche nell’ambito delle sei macro-categorie cul­turali della rivista. Le sfide a cui le infrastrutture sono soggette sono, di certo, foriere di maturità nelle scelte strategiche e operative, con le conse­guenti pratiche di gestione e organizzazione – an­che fondate sulle nuove tecnologie abilitanti – che possono diventare lessons learnt da trasmettere ad altri settori di business. Inoltre, se l’esigenza della sostenibilità è un nostro desiderio, e se si vorrà avere una cura appropriata del nostro pia­neta, sarà imprescindibile la riflessione ampia e profonda sul ruolo giocato dalle infrastrutture per questa aspirazione. Ultimo, e non meno impor­tante, le infrastrutture saranno anche un buon indicatore segno dei tempi, come lo è sempre stato: basti guardare l’evoluzione delle infrastrut­ture e il loro cambiamento tecnologico nella figura riportata in questo editoriale come suggestione dell’evoluzione (ndr la figura è stata parzialmente riadattata a partire dalla pubblicazione originaria di Grübler A (1999).

Dei tre motivi, quello che preferisco è quello legato alla centralità dell’uomo e della terra in cui vive. Pertanto, chiudo con un’immagine musicale, mu­tuando le parole scritte da Woody Guthrie, per una folk song americana da me conosciuta con la voce di un altro cantautore americano, Bruce Spring­steen. Questa folk song è stata ispirata – quan­do fu scritta – da un periodo di crisi importante, poi nel tempo è stata usata per ragioni diverse. Io voglio usarla per rimarcare alcune priorità nella gestione e cura degli asset, dove il land è un asset come tutte le strutture che vi sono state costruite (sperabilmente, a misura d’uomo). “When the sun came shining, and I was strolling, and the wheat fields waving and the dust clouds rolling, as the fog was lifting a voice was chanting: this land was made for you and me” (This Land is Your Land, W. Guthrie). Arrivederci al prossimo anno.

 

Prof. Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M