Parlare del futuro, in ogni ambito tecnico o sociale, è sempre allettante, si può arrivare sino alla preveggenza dei maghi. Parlandone in modo rigoroso è, al contrario, un fatto molto serio: in realtà, ignoriamo quello che potrà accadere in futuro, anche trattandosi di un fatto certo al presente, ma è evidente che in tutti gli ambiti industriali, e quindi anche nella manutenzione degli asset, possiamo ridurre questa ignoranza attraverso la conoscenza.
Sono molti gli aspetti attraverso i quali il maintenance manager può “costruire” il futuro:
- definire le specifiche dei nuovi asset da acquistare;
- sviluppare le competenze dei propri collaboratori;
- facilitare il lavoro di team orizzontale anche con le imprese della rete di fornitura di servizi;
- memorizzare tutte le informazioni possibili sia su supporto umano (!), quindi le persone, sia su supporto informatico.
Questi punti, che svilupperemo brevemente nel seguito, si basano su una considerazione che il filosofo C.S. Pierce ci ha lasciato a cavallo del XIX e XX secolo:
«…consideriamo quali effetti, che possono avere concepibilmente conseguenze pratiche, noi pensiamo che l’oggetto della nostra concezione abbia. Allora, la concezione di questi effetti è l’intera nostra concezione dell’oggetto».
Applicando questa massima pragmatica alla manutenzione, risulta evidente la presa d’atto che soltanto attraverso la conoscenza si può costruire il futuro. Se conoscessimo tutti i trend tecnologici, l’evoluzione dei prodotti sul mercato e tutte gli eventi futuri, potremmo definire il futuro pezzo per pezzo.
È chiaro che questo è un pensiero non tecnico, che lasciamo ad altre discipline, ma per quanto riguarda la manutenzione possiamo esplicitare i punti suddetti per svilupparne il significato in termini di previsione per il futuro.
Definire le specifiche dei nuovi asset da acquistare
Soltanto investendo in competenze possiamo ottenere di poter scrivere capitolati di acquisto di nuovi asset in modo efficace per le nostre aziende.
Dalle attività quotidiane di manutenzione che si devono sviluppare, è necessario acquisire competenze circa le evoluzioni del mercato specie se si tratta di asset che hanno una vita di 10-20 anni: dobbiamo essere informati di quanto accade perché l’asset che stiamo manutenendo sarà tecnologicamente arretrato rispetto ai nuovi asset che si presentano sul mercato.
Questa competenza si sviluppa soltanto con una pratica costante e un’attenzione a ciò che si muove a livello tecnologico.
Sarà importante costituire il ruolo di capo commessa di fornitura di un asset poiché, specie per asset importanti, si dovrà organizzare un team, e per fare questo oltre alle competenze serviranno le soft skills che dovranno essere acquisite dai capi commessa che seguono la fornitura dei diversi asset. L’asset del futuro richiede quindi di aver costruito nel passato, attraverso il learning by doing (Dewey), le competenze necessarie nei propri collaboratori.
Sviluppare le competenze dei propri collaboratori
Il maintenance manager deve curare tutte le fasi di formazione dei propri collaboratori.
Non si tratta ovviamente, anche se è fondamentale, di programmare i costi con la funzione preposta. Sappiamo, infatti, che apprende soltanto colui che lo vuole. Per gli altri si arriverà a un addestramento allo svolgimento di talune attività ma non allo sviluppo della conoscenza. Ciò vuol dire costruire i percorsi di crescita per ognuno dei talenti che lavorano con noi.
Questi percorsi dovranno essere condivisi con i nostri collaboratori che lasceranno l’organizzazione. Anche questa attività, come si può ben vedere, richiede costruzione di futuro.
Sappiamo che non tutto andrà nel modo sperato ma ridurre la variabilità riduce i rischi di non sapere letteralmente cosa fare.
Facilitare il lavoro di team orizzontale anche con le imprese della rete di fornitura di servizi
I confini delle organizzazioni ormai sono osmotici con l’ambiente e in particolare con la rete organizzativa collegata alla nostra impresa.
Dovremo accettare che anche tra i fornitori ci siano delle persone che in modo motivato sviluppano le loro competenze. Le figure che hanno elevate competenze, come noto, tendono a formare dei clan poiché fanno fatica a farsi capire da altre persone, vista la specificità e la profondità della loro conoscenza. Il maintenance manager deve operare sia come coach che come mentore per facilitare queste attività in modo puntuale.
Dobbiamo far entrare in contatto la nostra anima con quella delle persone che vogliono apprendere ̶̶ con tutti gli altri è fatica inutile ̶̶ toccando la loro anima.
Non ci sono trucchi, i trucchi sono subito scoperti! Se si mente una volta sola è fatta.
Memorizzare tutte le informazioni possibili sia su supporto umano (!), quindi le persone, sia su supporto informatico
Si deve evitare l’autofagia cognitiva, cioè il fenomeno con il quale l’organizzazione mangia la sua stessa conoscenza non riuscendo a trasferirla in tempo, prima del pensionamento delle persone che la possedevano.
I maintenance manager si possono trovare nel caso in cui tre supervisori di alto livello raggiungono la quiescenza nello stesso anno: il calcolo è tragico: 3 x 33,3 (di anzianità aziendale) = 100 anni di competenze perse in pochi mesi.
Si dovranno mettere in atto tutte le possibilità attività: affiancamento, rotazione nelle mansioni, stage fuori azienda, percorsi di certificazione liv.2 e liv.3 CICPND per superare queste criticità.
Passando alle tecnologie: servono in parallelo tutti i sistemi informativi sul campo e per elaborare i dati anche dei device IoT, altrimenti la sfida sarà impossibile.
Conclusioni
In questa breve nota si è potuto toccare con mano cosa significhi, nella pratica, costruire il futuro, naturalmente senza pensare neppure per un istante che le cose andranno esattamente così.
Noi manutentori abbiamo sempre avuto il futuro dentro di noi: i nostri asset devono funzionare in futuro e non un solo sul momento.
Dobbiamo però passare dalla gestione delle attività alla definizione degli asset futuri.
In particolare, si deve considerare che da anni si sta imponendo il tema della sostenibilità e questo porta a dover definire scenari che vanno da oggi al 2030, 2040 e 2050. Quindi bisogna cercare di sviluppare le conoscenze, nostre e del nostro gruppo, per poter capire al meglio possibile queste evoluzioni e ridurre al minimo la nostra ignoranza.
Andrea Bottazzi, Responsabile Manutenzione Automobilistica, Tper Spa