L’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione sono ambiti disciplinari dell’Ingegneria dei Sistemi che beneficiano di una lunga storia di sviluppo di conoscenze teoriche e esperienze pratiche in diversi settori, con ricadute sia nell’impiantistica industriale sia nelle infrastrutture.
Pensare al passato, presente e futuro di questi ambiti disciplinari è utile, essendo di aiuto per rimarcare l’importanza funzionale dell’approccio ingegneristico a studi sull’affidabilità e sulla manutenzione di asset industriali.
Pertanto, con il breve focus del presente editoriale, voglio stimolare alcuni riflessioni, senza avere la pretesa, nemmeno lo scopo, di completare la discussione con un discorso organico. Il mio unico obiettivo è quello di anticipare ulteriori approfondimenti che potranno essere portati con prossimi editoriali e contributi alla macro-area di Ingegneria di Affidabilità e di Manutenzione, istituita all’interno di questa rivista.
La riflessione guarda, in questo editoriale, ad alcune tendenze oggi emergenti e che si possono pensare proiettate per i prossimi anni, nel caso in cui un’azienda intenda investire nell’Asset management.
Ricordo che, quando definimmo il nuovo piano editoriale con la mia direzione, questa macro-area fu presentata come un’area fondamentale, perché rimarca la centralità dell’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione come “chiave” per progettare, controllare e migliorare le strategie e i piani di gestione del ciclo di vita e di manutenzione degli asset attraverso la valutazione delle prestazioni RAMS (Reliability, Availability, Maintainability, Safety, …) e di produttività (Throughput, Utilizzazione, Overall Equipment Effectiveness, …).
Questa motivazione è fondata su alcuni tratti caratteristici, voglio sottolinearne alcuni.
- La gestione di un asset industriale nel suo ciclo di vita richiede, nella fase iniziale della vita (fase di Beginning of Life), la capacità di costruire nell’asset, e di valutare, le diverse caratteristiche di Reliability, Availability, Maintainability, Safety, …, studiate sia a livello di componenti e asset individuali, sia a livello di sistema di asset (asset systems). Infatti, quando è progettato per soddisfare determinati requisiti di sistema, l’asset industriale garantisce non solo le prestazioni locali di produttività (nei singoli equipment / asset), ma permette anche di assicurare, nelle sue potenzialità, le prestazioni di sistema, come, ad esempio, il throughput per raggiungere gli obiettivi di capacità produttiva di un impianto industriale, piuttosto che la qualità del servizio di un’infrastruttura. È ovvio ma anche importante ricordare che le prestazioni di sistema sono un elemento essenziale per assicurare la generazione di valore per il business di un’azienda.
- La gestione delciclo di vita richiede, quindi, il monitoraggio e l’analisi delle condizioni degli asset industriali per assicurare decisioni orientate al controllo e al miglioramento continuo dei requisiti di sistema, già stabiliti in Beginning of Life, durante la fase operativa del ciclo di vita dell’asset (fase di Middle of Life). Tra i miglioramenti possibili, ad esempio, ci può essere l’adeguamento dei piani di manutenzione, che può essere più robusto se si basa, non solo sull’esperienza tecnica, ma anche sullo studio e analisi ingegneristica dell’affidabilità e della manutenzione.
- Le stesse decisioni sul fine vita (End of Life) possono trovare nell’analisi dei requisiti di sistema e delle attuali condizioni raggiunte dagli asset alcuni elementi “chiave” – non gli unici – per contribuire a valutazioni sull’integrità degli asset e su opzioni di estensione della vita dell’asset (asset life extension) piuttosto che di termine vita, e conseguente dismissione.
È evidente l’importanza dell’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione, come cardine dell’approccio alle decisioni richieste nel corso della vita dell’asset industriale. Il lifecycle management dell’asset industriale diventa quindi un contesto che dà una ragione in più per pensare all’importanza di ruoli organizzativi che siano in grado di portare questi ambiti disciplinari nelle normale pratiche aziendali.
Pensando all’evoluzione futura della disciplina dell’Asset management, sarà utile avere contributi che portino sia esperienze industriale sia visioni scientifiche sul modo di operare l’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione nelle diverse fasi del ciclo di vita e, poiché queste vengono coperte da più attori economici diversi nella catena del valore, anche riflessioni su un processo e su una rete di collaborazione tra i diversi attori che siano benefici non solo per obiettivi di breve termine (questo accade ancora troppo spesso) ma anche per obiettivi di lungo termine, sul ciclo di vita dell’asset.
I contributi di questo mese portano già a pensare in questa direzione, a partire dall’editoriale del mese, a cura di Andrea Ferrero, che contribuisce con una riflessione molto interessante su come la disciplina dell’Asset management possa andare ad “innestarsi” nel tessuto dei processi aziendali. La matrice ingegneristica è un ingrediente di questo “innesto”, anche se poi l’innesto è veramente vivo e vitale – come suggerisce anche Ferrero – avendo una nuova filosofia organizzativa, che superi i silos organizzativi, per arrivare a un approccio asset-centrico alle decisioni.
Prof. Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M