L’importanza dell’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione per l’Asset Management

Cardine dell’approccio alle decisioni richieste nel corso della vita dell’asset industriale

  • Marzo 12, 2018
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  • L’importanza dell’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione per l’Asset Management
    L’importanza dell’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione per l’Asset Management

L’Ingegneria dell’Affidabilità e della Ma­nutenzione sono ambiti disciplinari dell’Ingegneria dei Sistemi che beneficiano di una lunga storia di sviluppo di conoscen­ze teoriche e esperienze pratiche in diversi settori, con ricadute sia nell’impiantistica industriale sia nelle infrastrutture.

Pensare al passato, presente e futuro di questi ambiti disciplinari è utile, essendo di aiuto per rimarcare l’importanza funzionale dell’approc­cio ingegneristico a studi sull’affidabilità e sulla manutenzione di asset industriali.

Pertanto, con il breve focus del presente edi­toriale, voglio stimolare alcuni riflessioni, senza avere la pretesa, nemmeno lo scopo, di com­pletare la discussione con un discorso organi­co. Il mio unico obiettivo è quello di anticipare ulteriori approfondimenti che potranno essere portati con prossimi editoriali e contributi alla macro-area di Ingegneria di Affidabilità e di Ma­nutenzione, istituita all’interno di questa rivista.

La riflessione guarda, in questo editoriale, ad alcune tendenze oggi emergenti e che si possono pensare proiettate per i prossimi anni, nel caso in cui un’azienda intenda in­vestire nell’Asset management.

Ricordo che, quando definimmo il nuovo piano editoriale con la mia direzione, questa macro-a­rea fu presentata come un’area fondamentale, perché rimarca la centralità dell’Ingegneria dell’Affidabilità e della Manutenzione come “chiave” per progettare, controllare e migliora­re le strategie e i piani di gestione del ciclo di vita e di manutenzione degli asset attraverso la valutazione delle prestazioni RAMS (Reliabili­ty, Availability, Maintainability, Safety, …) e di produttività (Throughput, Utilizzazione, Overall Equipment Effectiveness, …).

Questa motivazione è fondata su alcuni tratti caratteristici, voglio sottolinearne alcuni.

  • La gestione di un asset industriale nel suo ciclo di vita richiede, nella fase iniziale della vita (fase di Beginning of Life), la capacità di costruire nell’asset, e di valutare, le di­verse caratteristiche di Reliability, Avai­lability, Maintainability, Safety, …, studiate sia a livello di componenti e asset indivi­duali, sia a livello di sistema di asset (as­set systems). Infatti, quando è progettato per soddisfare determinati requisiti di sistema, l’asset industriale garantisce non solo le pre­stazioni locali di produttività (nei singoli equi­pment / asset), ma permette anche di assi­curare, nelle sue potenzialità, le prestazioni di sistema, come, ad esempio, il throughput per raggiungere gli obiettivi di capacità pro­duttiva di un impianto industriale, piuttosto che la qualità del servizio di un’infrastruttura. È ovvio ma anche importante ricordare che le prestazioni di sistema sono un elemento essenziale per assicurare la generazione di valore per il business di un’azienda.
  • La gestione delciclo di vita richiede, quindi, il monitoraggio e l’analisi delle condizioni degli asset industriali per as­sicurare decisioni orientate al controllo e al miglioramento continuo dei requisi­ti di sistema, già stabiliti in Beginning of Life, durante la fase operativa del ciclo di vita dell’asset (fase di Middle of Life). Tra i miglioramenti possibili, ad esempio, ci può essere l’adeguamento dei piani di manutenzione, che può essere più robusto se si basa, non solo sull’esperienza tecnica, ma anche sullo studio e analisi ingegneristi­ca dell’affidabilità e della manutenzione.
  • Le stesse decisioni sul fine vita (End of Life) possono trovare nell’analisi dei requisiti di sistema e delle attuali condizioni raggiun­te dagli asset alcuni elementi “chiave” – non gli unici – per contribuire a valutazioni sull’integrità degli asset e su opzioni di estensione della vita dell’asset (asset life extension) piuttosto che di termine vita, e conseguente dismissione.

È evidente l’importanza dell’Ingegneria dell’Af­fidabilità e della Manutenzione, come cardine dell’approccio alle decisioni richieste nel corso della vita dell’asset industriale. Il lifecycle mana­gement dell’asset industriale diventa quindi un con­testo che dà una ragione in più per pensare all’im­portanza di ruoli organizzativi che siano in grado di portare questi ambiti disciplinari nelle normale pratiche aziendali.

Pensando all’evoluzione futura della disciplina dell’Asset management, sarà utile avere contribu­ti che portino sia esperienze industriale sia visioni scientifiche sul modo di operare l’Ingegneria dell’Af­fidabilità e della Manutenzione nelle diverse fasi del ciclo di vita e, poiché queste vengono coperte da più attori economici diversi nella catena del valore, anche riflessioni su un processo e su una rete di collaborazione tra i diversi attori che siano benefici non solo per obiettivi di breve termine (questo acca­de ancora troppo spesso) ma anche per obiettivi di lungo termine, sul ciclo di vita dell’asset.

I contributi di questo mese portano già a pensa­re in questa direzione, a partire dall’editoriale del mese, a cura di Andrea Ferrero, che contribuisce con una riflessione molto interessante su come la disciplina dell’Asset management possa andare ad “innestarsi” nel tessuto dei processi aziendali. La matrice ingegneristica è un ingrediente di questo “innesto”, anche se poi l’innesto è veramente vivo e vitale – come suggerisce anche Ferrero – aven­do una nuova filosofia organizzativa, che superi i silos organizzativi, per arrivare a un approccio as­set-centrico alle decisioni.

Prof. Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M