Nell’ultimo numero della rivista è stato introdotto un nuovo percorso sulla “Maintenance in Evolution”, con contributi che hanno permesso di rimarcare l’importanza del ruolo che la manutenzione ha nella gestione degli asset, attraverso i valori di cui manutenzione è portatrice, le capacità ingegneristiche che offre e, non ultimo, il ruolo politico.
Sono tutte caratteristiche che sono associate all’uomo e non alle macchine. In un mondo che evolve con una crescente complessità nei processi di business e nelle sfide associate, e grazie alle opportunità create in una società sempre più digitale, l’uomo deve altrettanto cambiare per essere il vero fulcro dell’evoluzione. È una considerazione connaturata alla storia evolutiva di scienza e tecnologie, nulla di nuovo, vale anche per l’uomo di manutenzione del giorno d’oggi.
Ecco perché inizia ad emergere sempre più la prospettiva umana nei sistemi di smart maintenance: gestire l’evoluzione tecnologica degli asset fisici ingegneristici porta con sé la naturale necessità di saper organizzare il capitale umano come una risorsa strategica per la “maintenance in action”. Di conseguenza, è importante saper pianificare lo sviluppo delle conoscenze, competenze e skill della manutenzione, al fine di disporre di una caratteristica “chiave” per il raggiungimento degli obiettivi della funzione di manutenzione.
Per il futuro, bisogna tenere in debito conto la transizione al paradigma dell’Industria 4.0: non è solo un fatto di moda, usato e abusato in molti eventi e iniziative, bensì è un fatto strutturale dell’evoluzione dei prossimi anni. La manutenzione non può non essere parte del percorso di crescita di un’azienda o, in generale, di un sistema socio-tecnico in questo paradigma, essendo – per sua natura – un prim’attore della “tecnologia della conservazione” (ndr “terotecnologia”, termine precursore dell’asset management).
D’altronde, per un sistema socio-tecnico del futuro, è prima di tutto opportuno ricordare che c’è una teoria ancora poco consolidata per quanto riguarda le competenze e skill che saranno di valore per le tecnologie emergenti, come – tra le tecnologie “chiave” – l’Artificial Intelligence (AI). In secondo luogo, non abbiamo ancora informazioni dettagliate e precise a riguardo dell’esatto ambiente di task della smart maintenance: in combinazione con i segnali di estensiva delega e automazione di diversi task decisionali a sistemi di machine learning, rimane sempre la possibilità di mantenere l’AI come risorsa di complemento (e non di sostituzione) del decisore umano. Nonostante le incertezze sul futuro, è evidente che un’azienda (o sistema socio-tecnico) con asset fisici tecnologici potrà eccellere solo se sarà capace di far leva sul capitale umano di manutenzione, per sfruttare la capacità creata con sue conoscenze, competenze e skill come fonte chiave per creare valore dagli asset fisici.
Non voglio spingermi molto più in là nel ragionamento, fermandomi a sottolineare che, nel futuro prossimo, essere smart vorrà dire pensare a Human + Machine in un quadro più simbiotico, in cui l’intelligence umana è concentrata su determinati task, e l’intelligence artificiale va in parte a sostituire, in parte a complementare l’intelligence umana in altri task. Nel trend attuale per l’AI l’intelligent data processing sta giocando un ruolo importante tra le aree applicative più promettenti della Smart Factory (cfr. i risultati recentemente divulgati durante il convegno finale dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano1). Anche se sappiamo che c’è ancora parecchia strada da percorrere, dobbiamo pensare alla tendenza di più lungo termine. In tal senso, non si può mancare di prepararsi alla continua gestione del matching tra tecnologie e conoscenze, competenze e skill: il capitale umano di manutenzione dovrà progressivamente evolvere perché il cambiamento tecnologico altera le specificità di conoscenze, competenze, skill richieste; sarà quindi necessaria sempre più una capacità di adattamento della risorsa umana di manutenzione per garantirne l’adeguatezza alle nuove tecnologie e al cambiamento dell’ambiente di task decisionali e operativi della smart maintenance.
Concludendo, se dovessi proporre un focus da sviluppare nel piano editoriale della rivista, suggerirei un titolo per una prossima tematica, fondamentale per i prossimi anni: come gestire il capitale umano per essere asset della manutenzione del futuro? Questo può essere un titolo per ispirare contributi anche per la “Maintenance in Evolution”.
Nota
Digital New Normal: essere 4.0 ai tempi del Covid. Osservatorio Industria 4.0, report 2020.
Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M