Maintenance Excellence, la chiave per la massima efficienza

Intervista esclusiva a Giuseppe Mele, Direttore del Birrificio HEINEKEN di Comun Nuovo (BG)

  • Febbraio 13, 2017
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  • L’ing. Giuseppe Mele, dal 2015 Direttore del Birrificio HEINEKEN di Comun Nuovo (BG)
    L’ing. Giuseppe Mele, dal 2015 Direttore del Birrificio HEINEKEN di Comun Nuovo (BG)
  • Nello stabilimento di Comun Nuovo, di proprietà di HEINEKEN dal 1995, si producono oggi circa quaranta tipologie di birre diverse
    Nello stabilimento di Comun Nuovo, di proprietà di HEINEKEN dal 1995, si producono oggi circa quaranta tipologie di birre diverse
  • L’efficientamento degli impianti esistenti rappresenta il focus da cui è scaturito il progetto Maintenance Excellence di HEINEKEN, avviato un anno fa
    L’efficientamento degli impianti esistenti rappresenta il focus da cui è scaturito il progetto Maintenance Excellence di HEINEKEN, avviato un anno fa
  • Il parco fotovoltaico complessivo di HEINEKEN Italia conta circa 17.000 pannelli, in grado di produrre a pieno regime ogni anno 5,52 GWh di energia, con una riduzione annua di 2.191 tonnellate di CO2
    Il parco fotovoltaico complessivo di HEINEKEN Italia conta circa 17.000 pannelli, in grado di produrre a pieno regime ogni anno 5,52 GWh di energia, con una riduzione annua di 2.191 tonnellate di CO2

Manutenzione T&M si è recata presso lo stabilimento HEINEKEN di Comun Nuovo (BG) per incontrare Giuseppe Mele, che dal settembre 2015 ricopre il ruolo di Direttore di Birrificio.

Con lui si è affrontato a 360° il tema della manutenzione nel più grande birrificio d’Italia e dei programmi specifici che HEINEKEN sta implementando per perseguire l’obiettivo dichiarato dell’eccellenza.

Ing. Mele, HEINEKEN è una realtà internazionale, leader nel mercato della birra. Ci può fare una breve panoramica della sua storia e i momenti salienti che l’hanno portata a conquistare questo ruolo di leadership?

HEINEKEN è una azienda internazionale con sede ad Amsterdam che si occupa di produzione e vendita di birra; inoltre in alcuni Stati è presente con altri tipi di bibite (acqua, soft drink, vino, bibite a base di malto, etc). L’azienda nacque circa 150 anni fa su iniziativa di Gerard Adriaan Heineken il quale, nel 1863, acquisì un vecchio birrificio ad Amsterdam, stabilendo lì la produzione e focalizzandosi molto sulla qualità del prodotto.

Ancora oggi HEINEKEN è un’azienda familiare. Grazie alla scoperta e all’utilizzo del famoso lievito A, la birra Heineken cominciò ad avere successo in Olanda e successivamente anche all’estero, ricevendo numerosi riconoscimenti internazionali.

L’internazionalità è nel DNA dell’azienda. Dopo il proibizionismo negli Stati Uniti, la birra Heineken fu una delle prime birre importate e tuttora l’export in USA rimane fondamentale per il gruppo. Dopo questa fase il brand cominciò a crescere, anche non organicamente, attraverso una serie di acquisizioni, sia in Olanda – la più importante delle quali fu quella di Amstel Brewery, secondo produttore di birra dei Paesi Bassi – sia all’estero, ad esempio in Italia con le acquisizioni di Birra Dreher, Birra Ichnusa, Birra Moretti, ed altre in Sud America, e poi ancora in Europa e nel continente Asiatico. Anche in Africa HEINEKEN è cresciuta, acquisendo birrifici in Etiopia. In un primo momento ci fu quindi un rafforzamento della posizione del brand nei mercati maturi, e successivamente una crescita nei mercati emergenti. Oggi il portafoglio di HEINEKEN è diversificato a livello mondiale.

Il Gruppo HEINEKEN oggi è presente in più di 70 paesi nel mondo con 165 stabilimenti e 81.000 dipendenti. Con più di 2.000 dipendenti in Italia, HEINEKEN è inoltre il primo produttore di birra nel nostro Paese, dove produce e commercializza oltre cinque milioni di ettolitri di birra, investendo costantemente in innovazione e sviluppo.

Lo stabilimento di Comun Nuovo (BG) nel quale ci troviamo è oggi il più grande birrificio d’Italia. Com’è strutturato nello specifico e quali sono le sue caratteristiche principali?

La storia dello stabilimento di Comun Nuovo (in provincia di Bergamo) ha inizio con la famiglia Von Wunster, la quale si stabilì qui per iniziare la produzione di birra a Bergamo. Successivamente il Birrificio fu venduto ad InterBrew che a sua volta nel 1995 vendette lo stabilimento ad HEINEKEN che iniziò ad investire nel potenziamento del Birrificio.

Oggi lo stabilimento di Comun Nuovo è il più grande birrificio d’Italia. A Comun Nuovo si producono circa quaranta tipologie di birre diverse. Lo stabilimento ha un’anima industriale, producendo birre di ampio successo commerciale; questo non limita la capacità e la fantasia dei nostri mastri birrai a creare birre sempre nuove e di stili diversi. La produzione della birra segue un processo naturale. Qui a Comun Nuovo si svolge in caldaie ed impianti più grandi. Il nostro plus è l’utilizzo di standard di qualità internazionali.

 

Nel 1996 HEINEKEN ha acquisito Birra Moretti S.p.A. raggiungendo le dimensioni organizzative attuali. L’80% della produzione è infatti riservata alle birre Heineken e Birra Moretti, mentre il 20% riguarda quelle 38 birre diverse prodotte in quantità minori, tra queste si segnalano le birre regionali e le birre speciali.

Nel reparto packaging c’è la parte industriale vera e propria: l’80% della birra va in bottiglia, il 20% in fusti. La distribuzione è vasta e capillare, va dai grandi ipermercati ai dettaglianti del settore alimentare, fino ai concessionari. Questo stabilimento in generale è un punto di riferimento per il centro-nord e per l’export in bottiglia.

Parlando del suo ruolo, come ha vissuto il passaggio dalla gestione dello stabilimento HEINEKEN di Assemini (CA) a quello di Comun Nuovo? Come sono cambiate oggi, se sono  cambiate, le sue responsabilità? E che eredità le ha lasciato il suo predecessore Ing. Giovanni Sorce?

Lo stabilimento di Assemini, a Cagliari, di cui sono stato direttore per quasi tre anni, conta tra gli 80 e i 120 dipendenti, a seconda della stagione, e presenta sicuramente un ambiente e delle dimensioni diverse. L’obiettivo principale ad Assemini è la produzione di birra Ichnusa, prodotta solo in Sardegna. L’ambiente, ricco di persone speciali, mi ha permesso di apprendere e acquisire diverse conoscenze, essendo stato, quello, il mio primo incarico da Direttore di Stabilimento.

Le differenze principali tra i due birrifici sono le dimensioni e di conseguenza gli impatti sui risultati del gruppo: lo stabilimento di Comun Nuovo è infatti responsabile per più della metà della produzione e quindi del fatturato del gruppo; bisogna sempre essere performanti, non far mancare il prodotto, garantire la massima qualità e preparare anche nuovi prodotti innovativi. Comun Nuovo conta dai 150 ai 230 dipendenti e ha un’altissima produttività, soprattutto se si pensa alla grande complessità di prodotti che escono ogni giorno dalle linee.

Giovanni Sorce mi ha lasciato in eredità un Birrificio efficiente ed altamente produttivo. Egli ha inoltre efficacemente gestito la crescita e gli investimenti che negli ultimi dieci anni hanno reso Comun Nuovo il Birrificio più grande d’Italia, nel contempo Sorce ha iniziato ad integrare i cambiamenti necessari a gestire una estensione di portafoglio prodotti come quella che abbiamo al momento. Oggi la mia sfida personale è mantenere ed aumentare questo livello di efficienza operativa offrendo più birre ed un livello di servizio maggiore, senza nessun compromesso sulla qualità del prodotto.

La passione per la qualità è una prerogativa da sempre presente in HEINEKEN: si vuole garantire una produzione di livello premium per andare incontro al gusto degli appassionati e degli intenditori e promuovendo nel contempo la cultura birraia ed il consumo responsabile.

Entrando nel dettaglio dell’argomento manutenzione, come è strutturato a Comun Nuovo questo comparto? Di quanti addetti è costituito? E come avviene la loro formazione? Vi affidate a ditte esterne o è una competenza che gestite con personale interno?

A Comun Nuovo il comparto della manutenzione è diviso in tre aree. La prima è quella della manutenzione operativa, costituita da una squadra interna di circa 15 manutentori, strutturata per lavorare su più turni o, se necessario, in ciclo continuo, e da tecnici a giornata, per ispezioni e attività specifiche giornaliere.

La seconda area è l’ingegneria di manutenzione. Un ingegnere di manutenzione, figura che esiste qui da poco tempo, si occupa di coordinare e sviluppare i piani e le tecniche di manutenzione, ma anche di coordinare gli ingegneri di esercizio, che si occupano di supportare in modo specifico le attività di manutenzione correttiva, coordinare i vari gruppi di lavoro TPM, sviluppare in dettaglio i progetti di manutenzione migliorativa e definire le modifiche ed i miglioramenti ai piani di manutenzione pianificata.

La terza area è quella dei progetti ed dell’innovation, che si occupa di progetti di innovazione, di ciò che riguarda l’installazione e l’upgrade di nuovi impianti e/o processi, oltre al coordinamento di progetti di miglioramento dell’efficienza. Egli gestisce anche l’installazione degli impianti legati all’innovazione di prodotto. Tutto questo grazie ad un link diretto con l’engineering centrale. La gestione delle modifiche degli impianti, è da noi considerata una attività core.

Quali sono le maggiori problematiche manutentive per una realtà particolare come la vostra? E quali strategie/politiche avete messo in atto in questi ultimi anni per ottimizzarla? Ci può parlare a questo proposito del progetto Maintenance Excellence?

La manutenzione di impianti specifici del nostro comparto produttivo è affidata a manutentori interni. Una delle problematiche è quella legata alla difficoltà di trasmissione di conoscenze e competenze tra manutentori nei casi di tournover. Un manutentore, quando va in pensione, spesso non può essere sostituito adeguatamente.

Nel nostro caso attingiamo le nostre risorse tecniche dalla produzione. Normalmente si inizia con la stagionalità. Dopo un periodo di lavoro di lavoro stagionale, agli operatori che presentano i requisiti giusti offriamo un contratto di lavoro stabile. Essi effettuano qualche anno in produzione ed infine iniziano ad effettuare dei periodi di affiancamento con i manutentori. In seguito, qualora essi presentino delle capacità di competenza di tipo tecnico, se mostrano anche doti di problem solving diventano manutentori a tempo pieno appena vi è una opportunità.

I nostri manutentori hanno un’età variabile dai 35 ai 55. Abbiamo quindi un buon mix tra chi conosce bene lo stabilimento e chi porta nuove tecniche o idee innovative.

Un altro punto critico è l’aggiornamento delle competenze in linea con il progresso tecnologico. Qui a Comun Nuovo abbiamo il top della tecnologia, in quanto esiste un aggiornamento continuo degli impianti.

L’IoT e l’Industry 4.0 sono per noi argomenti di grande interesse. I nostri specialisti di automazione seguono con grande attenzione il tema e partecipano ai corsi di aggiornamento organizzati dai nostri fornitori di automazione.

Questo ci consentirà di cogliere immediatamente delle opportunità laddove fosse necessario. Il nostro focus principale è però l’efficientamento degli impianti esistenti.

Proprio per questa motivazione un anno fa abbiamo avviato il progetto Maintenance Excellence, che partito a livello Corporate si è poi esteso anche nei vari birrifici e quindi anche a Comun Nuovo. Sicuramente l’azienda punterà su di esso, sia dal punto di vista dei costi sia dal punto di vista dei miglioramenti che si ottengono sugli indicatori di efficienza.

Il difficile è sempre far capire quanto i benefici della manutenzione si possano tramutare in benefici dell’impresa. Laddove siamo riusciti a trasmettere questo passaggio, si sono percepiti i vantaggi anche economici.

Un tema molto attuale in ambito industriale è quello dell’efficienza energetica e della sostenibilità. Anche voi siete sensibili al tema, avendo promosso il progetto Brewing a Better World. In che cosa consiste esattamente?

Da uno dei nostri valori aziendali, il rispetto per le persone e per il pianeta, deriva il nostro impegno verso la sostenibilità e la massima attenzione sulle modalità con cui ogni singola attività impatta sul territorio e sulle comunità in cui operiamo. Dal 2010 l’approccio al tema della sostenibilità ha cambiato il modo di pensare e di agire di HEINEKEN, diventando elemento protagonista e parte del business stesso. Un cambiamento che ha preso concretamente forma attraverso “Brewing a Better World”, piano globale di sostenibilità che coinvolge tutte le funzioni d’azienda: dall’approvvigionamento delle materie prime alla produzione, dalla distribuzione alle comunità locali, fino al consumo della birra.

Per HEINEKEN essere sostenibili non significa solo rispettare l’ambiente e le persone ma anche, nella specificità del proprio business, determinare cambiamenti positivi nella società promuovendo il consumo responsabile.

Tutti gli stabilimenti hanno dei programmi di miglioramento focalizzati verso la riduzione progressiva dei consumi e quindi dell’impatto ambientale. Noi a Comun Nuovo, ad esempio, ci siamo muniti di un impianto da un megawatt di pannelli fotovoltaici e di condensatori evaporativi che riducono il consumo di acqua.

Nel 2012 sono stati installati 8.136 pannelli solari sui tetti dei birrifici di Comun Nuovo (3.984 moduli fotovoltaici) e Massafra (4.152 pannelli), cui si sono aggiunti, nel 2016, ulteriori 8.848 pannelli solari a Massafra, che hanno portato il parco fotovoltaico complessivo di HEINEKEN Italia a circa 17.000 pannelli, in grado di produrre a pieno regime ogni anno 5,52 GWh di energia, con una riduzione annua di 2.191 tonnellate di CO2.

Dell’efficienza energetica se ne occupa una figura, l’Energy Manager, il quale cura tutta la parte dei consumi e segue i progetti dell’efficientamento energetico e della riduzione degli impatti ambientali. Al momento vi sono sul tavolo tante idee, alcune delle quali già con un piano incentrato su come ridurre l’impatto energetico delle nostre attività.

Secondo la sua esperienza, quanto ritiene sia diffusa oggi in Italia la cultura della manutenzione industriale? Cosa è stato fatto di buono e cosa ancora si può fare invece per contribuire a far sì che la manutenzione torni a essere percepita come un investimento e non più come un costo per le aziende?

La manutenzione “purtroppo” la si vive quasi esclusivamente all’interno degli impianti industriali, e questo è un problema di non poco conto. Al di fuori se ne parla ancora poco, non ci sono scuole né esami da superare che riguardino la manutenzione nello specifico, si tratta di una cultura ancora poco diffusa. I due step da fare sarebbero innanzitutto istituire, a livello accademico, un esame di manutenzione, soprattutto nelle facoltà di ingegneria industriale.

Reputo necessario fornire una buona base sul come mantenere in buono stato ciò che si costruisce, in secondo luogo bisognerebbe favorire la divulgazione di dimostrazioni, attività di formazione e management che evidenzino i benefici apportati dalla manutenzione in termini di P&L di un’impresa, sia riducendo i costi di esercizio, sia riducendo i mancati guadagni.

Se è vero infatti che la manutenzione ha il primo obiettivo di evitare il sorgere di diversi problemi, è altrettanto vero che impostare un’attività adeguatamente strutturata possa rivelarsi un business importante per l’azienda. Tuttavia questo non è ancora un concetto automatico per tutti: proprio per questo è assolutamente fondamentale sapere argomentare in merito, soffermandosi sui benefici che potrebbe apportare una maggiore attenzione al tema, e investire su di essa il più possibile.

Alessandro Ariu