La richiesta di ispezioni per il controllo dello stato di danno delle scaffalature di magazzino cresce, a conferma che finalmente, dopo dieci anni dalla pubblicazione della prima norma europea in materia, anche in Italia si ritiene importante mantenere in efficienza e sicurezza uno dei protagonisti più importanti, ancorché silenzioso, della catena logistica, cioè la scaffalatura.
Va detto che nell’ambito delle attività di immagazzinamento che prevedono l’utilizzo di scaffalature industriali, la manutenzione è una problematica assai più connessa alla sicurezza del luogo di lavoro che non alla efficienza e alla capacità produttiva.
La norma EN 15635 del novembre 2008, recepita e pubblicata in Italia (e in Italiano!) il 19 marzo del 2009 rappresenta uno strumento semplice per mettere a fuoco tutte le problematiche di sicurezza e gestione che attengono alle attrezzature di stoccaggio, riferite alle cosiddette “condizioni al contorno”, che nello specifico sono i mezzi di movimentazione, le unità di carico e l’edificio che le contiene. Attraverso l’applicazione di questa norma, si sfata il luogo comune, dannoso quanto incancellabile, che addossava alla distrazione del carrellista tutte le colpe per i danni alle scaffalature (…e che fare contro la distrazione???), e si apre uno scenario in cui il danno, specialmente quello sistematico e ripetitivo, può discendere da altre cause, a patto di saperle riconoscere, isolare e rimuovere per sempre.
Tanti sono i fattori che entrano in gioco: il corretto montaggio della scaffalatura, la adeguatezza (mai scontata!) dei mezzi di movimentazione delle merci, la geometria e la disposizione delle unità di carico, la regolarità della pavimentazione, ma anche l’illuminazione e la pulizia dell’area operativa. Partendo dallo stato attuale del magazzino, nuovo o vecchio, ordinato o disordinato che sia, la EN 15635 si presta, a mio avviso, ad una implementazione graduale e progressiva, aiuta ad accrescere la sensibilità degli operatori, sempre più coinvolti per la sicurezza del loro operare e anche formati, stimolati e coordinati da una persona dal nome impronunciabile: il PRSES = person responsible of the storage equipment safety. Se questo acronimo suonasse soltanto un po’ più familiare nei magazzini delle nostre aree industriali, qualsiasi RSPP si sarebbe già reso conto che avere una figura del genere nei luoghi dove sono installate le scaffalature, darebbe a lui stesso un supporto e una capacità di controllo sulla sicurezza di quelle aree inarrivabile senza una onerosa preparazione specifica e una lunga pratica applicativa.
Ma che dire dei costi derivanti alla applicazione delle prescrizioni della norma EN15635 e che includono sorveglianza interna e sostituzione delle parti danneggiate? Sono destinati ad aumentare senza possibilità di recupero?
La risposta è no, e le esperienze di aziende che operano in modo virtuoso lo stanno già dimostrando, continuando a spingere in questa direzione e non tornando indietro. Queste le ragioni in dettaglio:
1. Di sicuro, intervenire sui componenti danneggiati è obbligatorio, specialmente su quelli strutturali e non più affidabili; se pianificato, anche un intervento oneroso come la sostituzione di diverse spalle, che prevede lo scarico di elementi della scaffalatura, evita interruzioni improvvise di produzione, ritardi imprevisti, danni alle merci.
2. I costi dei ricambi, cioè di sostituzione degli elementi danneggiati sono ineliminabili, mentre una pianificazione corretta e ben gestita dell’intervento di manutenzione permette di tagliare tutti i costi derivanti dal compiere queste operazioni in condizioni di emergenza.
3. Il contributo alla analisi del danno che “l’esperto” - come prescritto dalla norma - può dare, permette spesso di rimuovere non solo il danno in sé, ma la causa stessa facendo sì che intervento di “bonifica” sia definitivo, con significativo recupero di costi.
4. La corretta gestione della documentazione tecnica e lo storico delle azioni di adeguamento del sistema di stoccaggio garantiscono precisione e velocità nel recupero delle informazioni. Questa efficienza in caso di riconfigurazioni o modifiche anche parziali o temporanee delle scaffalature e nelle decisioni da prendere con la certezza di non avere ridotto i margini di sicurezza di utilizzo è facilmente riconducibile ad un risparmio significativo.
5. Dotarsi di un sistema documentato di manutenzione controllata secondo uno standard europeo riconosciuto e condiviso come la EN 15635 consente l’oppugnabilità in sede giudiziaria contro accuse spesso pesanti e testimonia la massima attenzione dell’utilizzatore a garantire sicurezza e corretta gestione delle sue aree di lavoro. Del resto il D.L. 81/2008 impone il miglioramento continuo delle sicurezze e stimola ad operare con riferimento alle più avanzate cognizioni, tecnologiche o gestionali, purché capaci di migliorare la sicurezza delle attività e dei luoghi di lavoro.
Operando come la norma EN 15635 prescrive, si mantiene confermato quello stato di “idoneità all’uso” che è la massima garanzia per l’utilizzatore e per le merci. Ma proprio la EN 15635 e ancor meglio la UNI 11636, che aggiunge maggiore dettaglio alle stesse prescrizioni generali già indicate nella sua ispiratrice europea, spiega che la “validazione d’uso” è la somma di 4 diverse validazioni che sono concorrenti alla sicurezza delle attrezzature di stoccaggio:
- la validazione statica, che garantisce la prestazione richiesta alla scaffalatura nella condizione di utilizzo in cui si trova;
- la validazione documentale, che permette di vedere se la scaffalatura si trova ancora in una configurazione compatibile con quella originale di progetto oppure se modifiche e adattamenti l’hanno trasformata preoccupandosi della sola funzionalità e non della sicurezza;
- la validazione di montaggio, assolutamente essenziale affinché la composizione di un sistema modulare restituisca le caratteristiche prestazionali attese.
Queste tre validazioni, insieme alla “implementazione di un sistema di manutenzione secondo UNI EN 15635” che significa “validazione della struttura rispetto ai danni condotta da un esperto referenziato a scadenze prefissate in funzione delle attività del magazzino”, permettono di dichiarare la “validazione d’uso” delle scaffalature; in pratica la garanzia che la struttura ospitante è idonea e sicura per l’impiego previsto, rinnovabile e rinnovata di anno in anno.
Giuseppe Fabbri, Coordinatore della commissione UNI/CT021/SC03/GL1 Scaffalature; Delegato CEN TC 344