“Old wine in new bottles?” Questa è la domanda che nasce spontanea quando ti trovi ad ascoltare idee presentate come se fossero delle novità, anche se rimane il dubbio sul fatto che tali idee siano “prodotti” che si conoscono da diversi anni. Così, molte volte si fatica a discriminare quella che è realmente una proposta innovativa da quella che è una proposta che presenta un’etichetta alla moda, per rendere più attrattivo il contenuto grazie al nuovo contenitore.
A tal riguardo, non credo di dire nulla di eclatante se affermo che questa è una sensazione che si rischia di provare, talvolta, quando ci si trova ad ascoltare o a leggere di manutenzione predittiva in salsa 4.0. Di manutenzione predittiva, infatti, se ne parla da anni. Volendo capire cosa sta al di là della superficie, in queste occasioni una domanda sorge spontanea: “quale è la novità portata nel quadro dell’Industria 4.0 per la manutenzione predittiva?”
Prendo spunto, per una prima riflessione a riguardo, da alcune definizioni di Manutenzione 4.0 che chiamano in causa, giocoforza, la manutenzione predittiva. Le definizioni sono tratte dal booklet, recentemente presentato nel Convegno finale della ricerca, dell’Osservatorio Tecnologie e Servizi per la Manutenzione (TeSeM) della School of Management del Politecnico di Milano, di cui sono responsabile scientifico. Le definizioni sono state raccolte a partire da un panel di esperti intervistati in grandi aziende di diversi settori industriali, nelle quali la manutenzione e la sua evoluzione hanno un’importanza strategica.
«La Manutenzione 4.0 è un percorso evolutivo che, a partire dai big data e dalle nuove competenze, può permettere di prevedere i guasti e, quindi, di incrementare le performance, migliorando la reattività del sistema».
«La Manutenzione 4.0 è il passo oltre la predittiva; è una manutenzione intelligente che aiuta non solo dal punto di vista della disponibilità della macchina, ma anche a migliorare le performance di qualità».
«Manutenzione 4.0 serve per rendere più automatizzato il processo manutentivo, con sinergia nella raccolta e nell’analisi dei segnali e degli allarmi che offre l’impianto, utili per conoscere come sta funzionando e, quindi, per poter ottimizzare i processi produttivi. La Manutenzione 4.0 è, quindi, uno strumento utile per consentire l’integrazione gestionale della produzione con la manutenzione predittiva, che va, d’altra parte, fatta andando a vedere le criticità, scegliendo quali sono gli asset critici».
Ho scelto queste definizioni, tra le varie, perché mi aiutano a portare una prima riflessione sul ruolo della manutenzione predittiva all’interno della gestione degli asset industriali. La riflessione, per questo editoriale, è sintetizzata in due soli concetti.
La manutenzione predittiva viene sempre più percepita come una leva a tutto tondo per migliorare le operations di un impianto industriale, in un quadro più ampio di performance management che si focalizza non solo su indicatori di performance a cui la manutenzione è tradi zionalmente più sensibile. In tal senso, non si dice nulla di nuovo se si pensa alla manutenzione predittiva come leva per limitare il tempo di fermo impianto e la riduzione di disponibilità operativa. È più innovativo, invece, l’accento che sposta l’attenzione della manutenzione predittiva alla sua integrazione con la gestione operativa della produzione e, nello specifico, anche con approcci orientati alla garanzia della qualità del prodotto basati, ad esempio, su concetti di Zero Defect Manufacturing non nuovi ma con maggiori potenzialità di implementazione, oggigiorno, all’interno di un ciclo integrato di operations per la rilevazione, predizione, riparazione, prevenzione del difetto.
(Big) data analytics e competenze sono elementi basilari per permettere il pieno utilizzo di nuove potenzialità per sviluppare la manutenzione predittiva: infatti, con riferimento ancora alle evidenze raccolte con il TeSeM, la Manutenzione del futuro in una realtà industriale sarà centrata sul dato e, fortunatamente, sulla persona (i.e. vision di data- e human-centered maintenance). Si motivano così i trend attualmente osservati che, con l’impiego delle potenzialità delle nuove tecnologie di analytics, danno anche valore al change management per una più robusta preparazione – in termini di cultura aziendale, competenze, abilità – all’utilizzo di sistemi di presa delle decisioni basati sui dati/sulle evidenze generate dagli asset.
Questa prima riflessione è solamente l’incipit di futuri approfondimenti che intendo portare, sia sul piano tecnologico sia sul piano organizzativo, in prossimi editoriali. La traccia che intendo seguire, come assunto principale, pensa ad una manutenzione predittiva che non sia solo strumento per la funzione manutenzione, ma che diventi un tassello importante nel più ampio perimetro della gestione del ciclo di vita degli asset.
Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M