La manutenzione è l'insieme di tutte le azioni tecniche, amministrative e gestionali, che si possono eseguire durante il ciclo di vita di un sistema, destinate a preservarlo e, quando necessario, a riportarlo in uno stato in cui possa eseguire la funzione che gli si richiede. La manutenzione ha perciò il compito di adeguare costantemente i sistemi alle esigenze espresse dai loro utilizzatori, e se possibile migliorarne le prestazioni, ricorrendo dove necessario alla loro riprogettazione o alla loro sostituzione, quando i sistemi non sono più in grado di svolgere compiutamente la funzione loro assegnata. Persegue pertanto obiettivi di fruibilità e conservazione del valore dei sistemi nel tempo, utilizzando una molteplicità di tecniche e di strumenti. Chi si occupa di manutenzione sa perciò che si prefigge lo scopo di assicurare le azioni necessarie al raggiungimento di tali obiettivi e, quindi, la disponibilità di risorse ben formate per realizzare tali azioni in modo adeguato (figura 1).
La formazione di chi si occupa di manutenzione
La norma tecnica UNI 11420 "Manutenzione - Qualifica del personale di manutenzione" nel giugno 2011 ha già identificato le figure professionali che hanno responsabilità tecnico-gestionali nelle azioni di manutenzione o che operano comunque in piena autonomia: lo specialista di manutenzione (preposto e/o operativo), il supervisore dei lavori di manutenzione, l'ingegnere di manutenzione e il responsabile del servizio o della funzione manutenzione. Per ciascuna figura individuata lo standard UNI definisce le conoscenze, le abilità e le competenze necessarie per ottenere la qualifica professionale corrispondente. L'attestazione della qualifica o la certificazione dellla stessa saranno, più che la semplice frequenza di un corso, gli strumenti che consentiranno il riconoscimento formale che le competenze sono realmente possedute dal professionista; le attestazioni potranno essere rilasciate rispettivamente da un'Associazione professionale o da un Organismo di certificazione come risultato di un processo di valutazione e convalida che stabilisce che i risultati dell'apprendimento corrispondono a quelli definiti dallo standard. E' da tenere presente l'apprendimento di cui si parla è sia di tipo formale, e cioè risultante dall' istruzione, sia di tipo non formale, e cioè risultante da formazione pianificata in accordo a quanto fissato dallo standard, sia informale e cioè risultante dall'addestramento e dall' esperienza, anche eventualmente per transfer da altro settore professionale o persino dalle attività svolte nel tempo libero o di volontariato.
E' da evidenziare inoltre che la professionalità non è acquisibile una tantum, ma va mantenuta nel tempo, nello spirito europeo dell'apprendimento permanente, il lifelong learning, cui fa riferimento il Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente, EQF. Ciò garantisce la rispondenza delle competenze alla richiesta del mercato e, per i professionisti, anche una maggiore vendibilità della loro qualifica in tutto il mercato europeo del settore (figura 2, , tratta e adattata da CEDEFOP - The Dynamics of qualifications). Il riferimento al livello EQF cui è relativa la qualifica professionale raggiunta permetterà il suo riconoscimento automatico in tutta l'Unione europea, attraverso i meccanismi che sono sintetizzati nella figura 3, (tratta da ISFOL e adattata) e in particolare tramite il CV in formato Europass.
E' ovvio che le conoscenze e abilità relative al sistema sicurezza e salute sul lavoro e alla protezione ambientale non possono essere considerate un optional nello standard UNI 11420, ma è necessario che siano integrate a quelle tecnico-specialistiche di settore attraverso la pratica (le procedure e le prassi aziendali) e i comportamenti personali e organizzativi.
Abbiamo visto così come l'unica maniera di ottenere una manutenzione efficace è di affidarla a chi dispone di personale ben formato la cui professionalità sia dimostrabile e sia aggiornata permanentemente. Ma come un'organizzazione ; che ha come business la manutenzione, può crescere e sostenersi nella competizione globale? La risposta, se analizziamo bene cosa ci sta succedendo intorno, è unica: adottare una visione d'insieme, un' ottica olistica, che integra nella sostenibilità (economica, ambientale e sociale) e non esclude i nostri stakeholder (il personale, i fornitori, i clienti, ecc.). Capiremo allora che stiamo parlando non della sostenibilità del mondo in genere, ma tout-court della sostenibilità del nostro business, e cioè della sopravvivenza sia della professionalità e cultura della manutenzione, sia delle imprese che, responsabilmente, la attuano.
Dalla responsabilità verso la sicurezza, la protezione ambientale e l'innovazione
In Italia il D.Lgs. 231/2001 che aveva introdotto in Italia la responsabilità "amministrativa" delle organizzazioni, che in realtà è una responsabilità penale, ha avuto un effetto piuttosto limitato finchè il D.Lgs. 123/2007 ne ha esteso l'applicazione a gravi reati contro la salute e sicurezza sul lavoro e, similmente, il D.Lgs. 121/2011 a gravi reati contro l'ambiente. Così si è affermato finalmente il concetto che le organizzazioni sono responsabili delle conseguenze delle azioni scorrette del loro personale, ove ne traggano beneficio economico. E finalmente il D.Lgs. 231/2001 ha avuto, e avrà ancor più nel futuro, effetti importanti per il mondo economico italiano, semplificando la vita delle imprese, con vantaggi in termini di maggiore efficienza e di trasparenza dei comportamenti, ossia di capacità e disponibilità di rendere conto delle proprie azioni alla comunità e allo Stato. Parallelamente, a livello internazionale la pubblicazione della norma ISO 26000, nel 2010, ha chiarito come si può declinare la responsabilità delle organizzazioni verso le comunità tecniche e sociali, locali o globali, a seconda della sfera d'influenza della propria attività sul territorio.
Per questa norma un'organizzazione è socialmente responsabile se attua un comportamento etico e trasparente che:
- contribuisca allo sviluppo sostenibile, includendo la salute e il benessere della società;
- tenga conto delle aspettative dei portatori d'interesse, gli stakeholders
- sia in conformità con la legislazione applicabile e coerente con le norme internazionali di comportamento;
- integri i temi della responsabilità sociale in tutta l'organizzazione e li metta in pratica nelle relazioni relative alla propria attività (prodotti, servizi e processi) nella propria sfera d'influenza.
Sette sono le tematiche attraverso le quali un' organizzazione può contribuire, attraverso l'impatto delle proprie attività, allo sviluppo sostenibile e al benessere della società:
- il governo stesso dell'organizzazione (la cosiddetta governance);
- il rispetto dei diritti umani;
- i rapporti e le condizioni di lavoro (inclusa la sicurezza e la salute sul lavoro);
- l'ambiente;
- le corrette prassi gestionali;
- gli aspetti specifici relativi ai consumatori;
- il coinvolgimento e lo sviluppo della comunità.
L'integrazione dei metodi e principi della qualità alla gestione operativa garantirà il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento, di efficienza e di efficacia, che deriveranno dalla strategia di responsabilità e di cultura imprenditoriale aperta all' innovazione e alle esigenze degli stakeholder che sarà coerentemente adottata.
Giuseppe Angelico, Consulente Sistemi integrati Qualità, Salute e Sicurezza sul lavoro