Miglioramento Continuo, ISO 9000:2015 e IATF

Il focus sulla gestione dei rischi, elemento centrale delle nuove ISO 9000:2015, comporta un superamento del semplice miglioramento continuo, il quale dovrà essere affiancato da una sistematica manutenzione migliorativa

  • Gennaio 15, 2019
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La definitiva entrata in vigore degli aggiornamenti alle ISO che dal 14 settembre scorso invalidano i certificati ottenuti con le precedenti, è stato uno stimolo per le aziende, in manutenzione, ad avviare una serie di processi molto simili alle istanze portate dal World Class Manufacturing (WCM), che però finora hanno interessato solo una quota minoritaria di imprese.

I signori della qualità devono portare pazienza.

“Un martello vede solo chiodi intorno a sé” (Arthur Bloch), questo per dire che noi, occupandoci di ingegneria di manutenzione, vediamo nelle nuove ISO 9000:2015 e nell’appendice Automotive delle IATF, uno spunto per migliorare e adeguare le azioni manutentive. Dato che il nostro martello è la manutenzione.

Fuor di metafora, siamo consapevoli che la normativa sia ben più ampia rispetto al semplice perimetro della manutenzione migliorativa, ma riteniamo la migliorativa una dote portata dalla manutenzione alla qualità assai più qualificante della semplice manutenzione preventiva, come è avvenuto negli ultimi 25 anni di ISO 9000.

C’è una sovrapposizione di intenti fra la nuova normativa e il WCM molto interessante. Entrambi hanno una visione proattiva sui rischi e, per conseguenza, danno uno stimolo ad individuare le opportunità di miglioramento e di efficientamento dei sistemi.

Miglioramento e prevenzione o, nell’ordine, prevenzione e miglioramento vanno a braccetto e il WCM ci fornisce gli strumenti per rendere più efficace l’azione manutentiva.

Come applicare in manutenzione le linee guida fornite dalla norma?

Un approccio è partire dalla analisi dei rischi, si evidenziano le maggiori criticità, secondo diversi criteri (inefficienze, pericoli, scarti), e poi ci si focalizza.

Ma noi preferiamo partire da un percorso più esperienziale, esplorando solo in un secondo momento le eventuali criticità rimaste.

Si parte da una fermata. Come per molti anni ci ha insegnato Sejiki Nakajima: la fermata non va accettata. Punto.

E qui c’è una meravigliosa fusion fra Total Productive Maintenance (TPM) e WCM. Il WCM ha raccolto una serie di metodi, ereditati in gran parte dai sistemi qualità, per analizzare ogni fermata di oggi, con lo scopo di eliminarla per il futuro attraverso la manutenzione migliorativa. Solo in casi particolarmente difficili da risolvere con la migliorativa (economia, tecnica, budget), è ammesso progettare un intervento di prevenzione, meglio se “su condizione”.

Anche con il cd FMECA (o AMDEC, o MAGEC) applicato alla manutenzione era ipotizzata fra le possibili contromisure la migliorativa, ma con il WCM la migliorativa diventa da una possibile opzione, il percorso preferito.

Dunque, ad ogni fermata si applicano una serie di analisi (5W+1H, 5 perché, RCA, o analisi della causa radice) con lo scopo di identificare precisamente la causa prima e, con la migliorativa, eliminarne ogni successiva apparizione.

L’approccio basato sulla migliorativa è seguito dal settore Automotive e relativa filiera, da una decina d’anni, dove è stato ampiamente collaudato.

Ora, le nuove ISO9000:2015, ci danno l’opportunità di applicare la migliorativa come priorità ed estendendo l’esperienza del settore Automotive a tutte le imprese manifatturiere.

Nell’Automotive con le IATF, i metodi imparentati con il WCM divengono ancora più serrati intorno agli obiettivi di prevenzione, miglioramento e gestione dei rischi.

In tutto il mondo manifatturiero ora, se in manutenzione non si applica diffusamente la migliorativa, si ottengono delle non conformità e, alla lunga, si perde la certificazione. Non basta più testimoniare le azioni di preventiva e documentare programmi ed esiti, occorre evidenziare come siano attive pratiche indirizzate alla eliminazione delle cause prime delle fermate, metodi e, ovviamente, misure, avanzamenti, risultati.

Il contributo della manutenzione ad una oculata gestione dei rischi.

Può sembrare una forzatura questo legame fra migliorativa e gestione dei rischi, invece, a veder bene è proprio quello che deve fare la manutenzione per realizzare quell’obiettivo del “Servizio Manutenzione come centro di profitto”, paventando invece l’essere considerati un semplice centro di costo.

Tutto qui? Ma non è poco, ancora troppe aziende hanno faticosamente messo in piedi un programma di manutenzioni preventive, con una Direzione disposta solo a pagare il ripristino delle apparecchiature guaste (la cd Manutenzione Ordinaria), una triste voce di budget taglieggiata anno dopo anno.

Si chiede ora di andare oltre, di mettere a punto il piano di manutenzione, come minimo sindacale, e di praticare costantemente la migliorativa come strumento per trasformare la manutenzione in centro di profitto. Non si fanno profitti ripristinando le macchine guaste, quello è e rimarrà unicamente un costo, ma migliorando il sistema, riducendo fermate, infortuni, scarti, scorte, la manutenzione diventa un elemento per creare valore.

E il miglioramento continuo? Anche quello come il piano di manutenzione è il minimo sindacale, ma non è sufficiente, i piccoli ma continui miglioramenti sono l’esito dell’apprendimento, la curva dell’esperienza che porta ogni giorno a limare le imperfezioni. Ma solo con interventi migliorativi volti a rimuovere “tutte” le cause di fermata si interviene pesantemente sul rendimento del sistema (guasti, infortuni, scarti, scorte) accelerando l’esperienza lungo un’esponenziale.

La manutenzione è al centro di un sistema che ha competenze, professionalità e risorse per realizzare alcuni degli obiettivi più cari a questa nuova versione della normativa, per questo il nostro compito di manutentori, oggi, dopo l’entrata in vigore delle ISO 9000:2015 e IATF, è tanto importante.

E la migliorativa, da qualche mese, è diventata un passaggio obbligato per ottenere la certificazione.

 

 

Maurizio Cattaneo