Ing. Fassio, può introdurre ai nostri lettori la realtà di Rai Way? Di cosa si occupa quest’azienda e come è diventata un riferimento nella fornitura di infrastrutture e servizi di rete in Italia?
Rai Way nasce nel 2000 da uno spin-off della “Divisione Trasmissione e Diffusione” della RAI, l’ente concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo.
La Società è proprietaria di infrastrutture e impianti funzionali alla trasmissione e diffusione dei segnali radiotelevisivi. I principali servizi svolti da Rai Way sono la gestione e lo sviluppo delle reti di trasmissione e diffusione radiotelevisiva prioritariamente a favore della RAI e l'erogazione di servizi verso i clienti business quali la gestione dei servizi di trasmissione e trasporto dei segnali audio e video da un punto a un altro del territorio, sia in Italia sia all'estero, la diffusione dei segnali televisivi e radiofonici, il Towers Rental.
Nel corso degli anni Rai Way ha sviluppato una notevole esperienza nella progettazione e manutenzione delle reti di diffusione televisive e radiofoniche In Italia: i contenuti televisivi sono trasmessi principalmente attraverso il digitale terrestre (DTT) ed il satellite (DTH), con una sempre più crescente diffusione delle piattaforme internet (con modalità IPTV o OTT) favorita dal progressivo sviluppo di una rete di connettività avanzata (fibra e 5G) nel Paese.
In particolare, il DTT è il mezzo che garantisce il maggior livello di penetrazione, consentendo a RAI di assicurare l’universalità del servizio pubblico, grazie alla copertura di oltre il 99% della popolazione.
La diffusione terrestre è inoltre interessata da un importante processo di evoluzione tecnologica, che porterà alla transizione alla seconda generazione del DVB-T, il cosiddetto DVB-T2 che permette un miglior sfruttamento della banda del segnale trasmesso anche grazie a sistemi di compressione del segnale più efficienti (MPEG4/HEVC). La suddetta transizione avviene nell’ambito del piano europeo di liberazione della banda di frequenza 700 MHz (il cosiddetto Refarming), da completarsi nel 2022.
Per quanto riguarda la radiofonia, la trasmissione analogica in FM è affiancata dalla sempre più capillare presenza della rete digitale DAB+ (Digital Audio Broadcasting).
In questo contesto Rai Way mira a rafforzare il suo ruolo nella catena del valore lungo tre direttrici:
- continuare a garantire al servizio pubblico radiotelevisivo la trasmissione e la diffusione di contenuti televisivi e radiofonici;
- estendere i servizi offerti su piattaforme tradizionali ai clienti terzi;
- far evolvere il modello di business verso piattaforme innovative (es. IP, 5G).
Qual è invece il suo ruolo nello specifico e quali le sue responsabilità? Da quanto tempo svolge quest’incarico?
Sono entrato in RAI alla fine degli anni Ottanta e, dopo il passaggio alla consociata Rai Way, nel 2008 ho assunto la responsabilità della linea di progettazione degli impianti di diffusione in seno all’Area Ingegneria di Rai Way, responsabilità che ho mantenuto fino al 2014, anno della quotazione in Borsa di Rai Way.
Dal 2014 opero nell’area Operations a cui è demandata la gestione e la manutenzione degli oltre 2.300 siti e circa 6.000 impianti dislocati sul territorio italiano e oggi, a diretto riporto dell’ing. Marcello Picchiotti responsabile di Head of Operations, sono responsabile dell’Area Nord, con sede a Milano presso la Sede Regionale RAI per la Lombardia in corso Sempione.
L’Area Nord è costituita dalle “Regions” del Centro-Nord Italia (Toscana e Sardegna incluse), dagli uffici centralizzati per la gestione dell’ambiente e sicurezza e gli acquisti per l’Area. Analogamente all’Area Nord, l’Area Sud, con sede a Roma Via Teulada dove risiede il quartier generale di Rai Way, gestisce le ”Regions” e gli uffici centralizzati per il Centro-Sud.
Le reti gestite da Rai Way, inoltre, sono monitorate dalla terza area operativa di Operations, i Network Operations Centers per il broadcast e per i collegamenti, che telecontrollano lo stato degli impianti, ne effettuano il primo intervento da remoto e nel caso di fallimento attivano le squadre di manutenzione nella fase di pronto intervento per il ripristino sul campo.
Sono inoltre responsabile dell’ingegneria di manutenzione impianti. Per questa attività la mia responsabilità e competenza si estende su tutto il territorio nazionale.
In esse operano ingegneri e tecnici con esperienza di gestione dell’organizzazione della manutenzione e di gestione delle problematiche impiantistiche specializzati in problemi manutentivi degli impianti elettrici e sulle tecnologie di diffusione e trasmissione, un tecnico formatore che si occupa di formazione dei tecnici sul territorio e di tecnici per la gestione della logistica e del magazzino che per ragioni di criticità relativa ai disservizi verso i nostri clienti (fra i quali il principale è RAI come servizio pubblico) vengono trattati con personale interno qualificato.
Da fine 2018 abbiamo iniziato la progressiva implementazione di un nuovo modello organizzativo ispirato alla TPM Toyota nelle Operations di RaiWay, con l’adozione di principi ispiratori Lean for Operations, con l’implementazione della metodologia RCM (Reliability Centered Maintenance), la classificazione dei guasti secondo la metodologia FMECA e la formulazione di nuovi KPI.
A tal proposito voglio ringraziare l’A.I.MAN. per le indicazioni suggeritemi durante le discussioni e i convegni a cui ho partecipato in merito all’importanza di un’ingegneria di manutenzione che sappia essere di supporto alle attività manutentive e l’amico ing. Francesco Cominoli per il supporto offertomi negli ultimi anni sulle metodologie di analisi introdotte.
Come è strutturato il team di manutenzione in Rai Way? Quali sono le competenze principali dei vostri manutentori?
La suddivisione in regioni territoriali fa sì che l’Azienda abbia a disposizione teams che operino localmente per la manutenzione dei siti e degli impianti compresi nel perimetro regionale.
Sono risorse con competenze tecniche che spaziano dalla conoscenza delle tecniche di trasmissione in ponte radio, fibra ottica, tramite satellite e tramite sistemi di diffusione terrestre, unitamente a conoscenze di impiantistica elettrica e conoscenze informatiche per l’utilizzo di software dedicati alla manutenzione e alla misura delle caratteristiche radioelettriche degli impianti e dei segnali irradiati.
Da qualche anno infatti abbiamo istituito la figura del “tecnico multiskill” in grado di effettuare la manutenzione ordinaria e straordinaria, le installazioni dei nuovi apparati e le misure radioelettriche, anche in area di servizio, al fine di certificare la qualità del segnale irradiato.
L’attività manutentiva è effettuata con le risorse interne nella quasi totalità: le uniche attività terzializzate sono quelle relative a tecnologie non di core quali la manutenzione meccanica dei gruppi elettrogeni, le attività di manutenzione edile, la cura del verde e le verifiche di impianti tecnologici che necessitano per legge l’intervento di un soggetto accreditato.
Come avviene la loro formazione? È eseguita con personale interno o vi affidate a ditte esterne?
La formazione delle risorse è gestita dall’Area HR che periodicamente istituisce corsi relativi alla formazione tecnica, tenuti da risorse interne. L’utilizzo di formatori esterni avviene per la trattazione di materie tecniche altamente specialistiche o tematiche di rilievo quali la sicurezza, la salute sul lavoro, i temi della legalità e della prevenzione della corruzione.
Devo segnale un’importante iniziativa, avvenuta nel corso del 2019, relativa al progetto di sviluppo delle ”Soft Skills” del personale operativo, con l’obiettivo di incoraggiare l’ampliamento della vision lavorativa e della consapevolezza di un ruolo proattivo nel contesto del processo di Digital Transformation che Rai Way sta intraprendendo.
Rai Way è un’azienda molto ricettiva nei confronti delle nuove frontiere dell’Industria 4.0 e della Digital Transformation. Ci può parlare dei progetti che avete sviluppato e state sviluppando in questa direzione?
Prima di tutto vorrei definire il modello manutentivo implementato da Rai Way per poter meglio descrivere la visione verso cui vorremmo tendere.
Le Operations di Rai Way attuano un modello standard della manutenzione a programmazione ciclica per tutti i siti in attuazione al piano di Manutenzione Preventiva annuale per tutti i reparti di manutenzione delle Regions, operativi nelle Aree Nord e Sud. Il modello organizzativo della manutenzione si ispira, come ho già detto, alla metodologia TPM (Total Productive Maintenance), ai principi del Lean Thinking e alle indicazioni della raccomandazione UNI 10366, relativa ai criteri di progettazione della manutenzione.
Nell’ottica di un’ottimizzazione delle performance, negli ultimi due abbiamo sperimentato nuove applicazioni relative a una particolare area della manutenzione: la manutenzione predittiva.
Come noto, la manutenzione predittiva permette la prevenzione di guasti a macchina ancora operativa ed è fondamentale per Rai Way per mantenere attivo il servizio televisivo e radiofonico, permettendo di prevenire il comportamento dell’apparato, prevedendo un possibile stato anomalia o avaria nel futuro e predisponendo l’intervento di manutenzione appropriato. Con la manutenzione predittiva, quindi, il numero di interventi in sito da parte delle squadre di manutenzione non risulta più essere costante calcolato su base annuale ma solo a evidenza dell’anomalia, permettendo un risparmio di risorse economiche e temporali.
È stato quindi sviluppato un progetto per l’implementazione della manutenzione predittiva sia di tipo “manuale”, da effettuarsi durante gli interventi di visita ispettiva del sito trasmissivo da parte dell’operatore di manutenzione o da soggetti incaricati, tramite la misura di parametri individuati dalle norme di manutenzione, sia in modo “automatico”, tramite l’installazione di sensori nel sito di diffusione, che raccolgano periodicamente i dati utili alla predizione di una situazione anomala di funzionamento.
Al primo ambito, che si sviluppa intorno alle misurazioni predittive di tipo manuale, sono interessati in particolare gli impianti elettrici dove sono state effettuate analisi di temperatura senza contatto con termocamera a infrarossi, utili per individuare punti caldi mediante l'analisi di immagini a infrarossi, e analisi a ultrasuoni per individuare anomalie nei trasformatori.
Le fonti di alimentazione primaria quali la cabina MT e sezionatore, i trasformatori, gli impianti a bassa tensione e i quadri elettrici sono alcuni esempi di apparecchiature elettriche sulle quali è stata utilizzata la termografia.
Il secondo ambito in cui si è sviluppata la sperimentazione è quello basato sul piano «Industria 4.0» con l’utilizzo delle tecnologie «Industrial Internet of Things (IIOT)» e sulle tecniche predittive offerte oggi dall’IT tramite applicazioni di Intelligenza Artificiale e Machine Learning, che ne rappresenta un sottoinsieme.
Sono stati individuati tre siti di classe di manutenzione diversa localizzati in aree geografiche differenti, uno nel Nord Italia, uno al Centro e uno nel Sud Italia nei quali è stata implementata una Proof of Concept.
In ognuno di questi siti sono state monitorate, tramite sonde di tipo IIOT a basso costo, le condizioni ambientali del locale apparati, le caratteristiche di alimentazione elettrica del sito e degli apparati così come i parametri radioelettrici più significativi disponibili dagli apparati.
A ogni grandezza misurata è stato associato un time stamp e l’identificatore dell’apparato misurato.
L’insieme dei dati è stato raccolto su supporto locale e inviato ad un «data lake temporaneo» su cloud in modo protetto, leggibile da remoto. L’obiettivo è predire il tempo del prossimo guasto in modo da inviare al reparto di manutenzione un warning di trigger.
In fase di learning vengono prelevati a livello di cloud i «pattern ricorrenti», gli insiemi cioè di indicatori che permettono la classificazione delle condizioni operative normali e quelle di guasto. Una volta messo a punto, il modello ottimizzato lavorerà in fase di predizione a livello di «edge» all’interno del gateway locale.
I dati finali verranno interpretati dalla nuova figura professionale che vogliamo introdurre, quella del data-scientist una volta che il progetto verrà implementato in modo definitivo.
Trattandosi di un test di tipo «Proof of Concept» il software utilizzato è stato implementato in configurazione minimale.
A seguito dei POC effettuati e in funzione del percorso di trasformazione digitale che Rai Way ha intrapreso, l’Azienda ha pianificato per un prossimo futuro l’introduzione di una piattaforma software per la gestione integrata di controllo per la sensoristica IIoT per supportare ed efficientare le indispensabili attività di visita presso i siti, che si integri con la piattaforma di controllo attuale e con le piattaforme EAM per la gestione degli asset e WFM per la gestione delle risorse manutentive, al momento in fase di implementazione.
Grazie al successo delle vostre numerose iniziative lei è stato recentemente insignito da A.I.MAN. del primo premio come miglior Maintenance Manager italiano per il 2020. Cosa significa per lei questo riconoscimento? Quali le sue sensazioni?
La candidatura al premio nasce da un’esigenza di far conoscere la realtà operativa di Rai Way e la nostra visione di transizione alla trasformazione digitale: quelle che definiamo Maintenance Digital Transformation. Sono onorato del riconoscimento che dedico all’Azienda, a tutto il personale e ai miei più stretti collaboratori che contribuiscono alla riuscita di un servizio che richiede impegno, dedizione e conoscenza approfondita a tutti i livelli.
Per la sua esperienza, quanto ritiene sia diffusa oggi in Italia la cultura della manutenzione industriale? Cosa è stato fatto di buono e cosa ancora si può fare invece per contribuire a far sì che la manutenzione torni a essere percepita come un investimento e non più come un costo per le aziende?
La manutenzione in Italia come in Rai Way ha avuto nel corso degli anni una grande evoluzione ultimamente accelerata dall’avvento di nuove tecnologie fruibili. Nel 1963 la Ocse definiva la manutenzione “funzione aziendale che ha come scopo il mantenimento in efficienza di macchine e apparecchiature”. Già nel 1992 l’UNI aggiornava la definizione come la combinazione di tutte le azioni tecniche ed amministrative, incluse le azioni di supervisione, volte a mantenere o a riportare un’entità in uno stato in cui possa svolgere la funzione richiesta.
Un grande passo avanti in trent’anni di esperienza sul campo, in cui la cultura di manutenzione venne vista come trasferibile in modo proficuo in settori diversi da quelli industriali tradizionali, su cui contò il boom degli anni Sessanta.
La manutenzione, da compiti semplicemente correttivi passò a compiti di prevenzione dei malfunzionamenti e di adeguamento a livelli prestazionali sempre crescenti.
Il successivo salto di paradigma introdotto nel mondo manutentivo di questi ultimi trent’anni vede protagonisti i principi ispiratori di nuovi modelli orientati ai processi, al cliente, al valore e alla sostenibilità. Dal punto di vista dei processi, alla manutenzione oggi viene riconosciuto il ruolo di interazione propositiva con l’ingegneria che presiede le nuove tecnologie e i nuovi impianti, per assicurarne quanto più velocemente possibile le caratteristiche di affidabilità e manutenibilità.
Al suo interno l’integrazione si manifesta in una combinazione di azioni correttive, di manutenzione preventiva, di manutenzione predittiva e azioni proattive anche rivolte a favore della sicurezza e dell’ambiente. Il tutto secondo un’azione di miglioramento continuo che coinvolge l’intero ecosistema della manutenzione: asset, risorse umane, risorse economiche.
L’evoluzione dei processi nell’ottica Industria 4.0, inoltre, ha creato una visione nuova del concetto di manutenzione: la sensoristica IoT connessa agli asset produttivi e alle strumentazioni, utilizzata non solo in ambiti di industria meccanica o di processo ma anche nell’ambito delle aziende di servizi, permetterà una razionalizzazione e una valorizzazione del patrimonio aziendale e delle risorse umane di manutenzione, che dovranno assumere, nel prossimo futuro, il ruolo di specialisti con competenze informatiche altamente specialistiche oltre che a quelle tecniche del proprio ambito di riferimento.
Sono proprio le risorse umane quindi un altro aspetto centrale del processo di mutamento dell’“Universo Manutenzione”, la “Maintenance Digital Transformation”, che si basa sulla gestione coordinata e informatizzata dei processi manutentivi, la conoscenza istantanea dello stato degli asset, la capacità di estrapolare dai “laghi di dati” i “data lakes” operativi, le linee guida di miglioramento e, per ultimo ma non ultimo per importanza, il cambiamento dell’atteggiamento organizzativo e mentale di manager e operatori. Il principio della collaborazione, a tutti i livelli, assicura infatti un efficientamento delle risorse, con un notevole incremento della produttività aziendale e, riducendo sprechi ed errori, della competitività aziendale all’interno del mercato di riferimento.
Concludo sottolineando i tre keyfactors a cui ho accennato durante la premiazione dello scorso novembre per guardare con ottimismo al futuro della nostra attività.
1 – Innovazione e sviluppo digitale. L’evoluzione dei processi nell’ottica Industria 4.0 ha creato una visione nuova del concetto di manutenzione: la sensoristica IIoT connessa agli asset produttivi, utilizzata non solo in ambiti di industria meccanica o di processo ma anche nell’ambito delle aziende di servizi, permetterà una razionalizzazione e una valorizzazione del patrimonio aziendale.
2 – Competenza e valorizzazione delle risorse. L’evoluzione dei processi nell’ottica Industria 4.0 non deve far dimenticare che l’uomo è il motore dell’evoluzione: formazione digitale e competenza (il saper fare) dovranno far sì che le risorse umane di manutenzione assumano, nel prossimo futuro, il ruolo di specialisti digitali con competenze informatiche ritagliate sulla mansione oltre che alle tradizionali competenze tecniche del proprio ambito di riferimento.
3 – Sostenibilità. L’evoluzione dei processi tecnologici non deve far dimenticare che l’uomo vive in un ecosistema e deve preservarlo con tutti i mezzi: la sicurezza e l’ambiente siano la stella polare nel percorso verso la «Maintenance Digital Transformation».