Quali nuove prospettive con la quarta rivoluzione industriale?

L'importanza di proiettarsi nel futuro e pensare al cambiamento delle mansioni indotto dalla spinta dell'Industry 4.0

  • Gennaio 17, 2017
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    Quali nuove prospettive con la quarta rivoluzione industriale?

Dedico questo primo editoriale dell’anno ad un tema che è diventato molto caldo negli ultimi mesi: la quarta rivoluzione industriale, anche conosciuta come Industry 4.0 o Industrie 4.0 se si vuole ricordare l’origine del termine dovuta al corrispondente programma tedesco.

Non farò la solita cronistoria che, all’inizio di ogni evento dedicato al tema, è facile ascoltare (dalla prima alla seconda e terza per arrivare oggi alla quarta rivoluzione). Mi voglio invece soffermare sul problema ancora aperto della piena comprensione delle tendenze che la quarta rivoluzione industriale sta generalmente portando, con alcune brevi riflessioni sulle ricadute che si possono pensare per la Manutenzione. D’altronde, in questo editoriale non potrò che inquadrare uno scorcio di un fenomeno complesso ancora in evoluzione, rimandando per una maggiore profondità ai contributi che certamente raccoglieremo in una delle macro-aree culturali della rivista, “Manutenzione e Industria 4.0”.

Inoltre, mi limiterò ad un’interpretazione frutto dei progetti di ricerca e sviluppo nei quali ho potuto lavorare nel panorama della manifattura europea, oltreché di alcuni spunti che posso portare da eventi a cui ho partecipato, sto pensando in particolare ad un tavola rotonda sulla trasformazione nel manifatturiero a cui ho contribuito nell’ambito del dodicesimo workshop IFAC sui sistemi manifatturieri intelligenti (Intelligent Manufacturing Systems). Giocoforza, tralascerò altri settori di interesse della digitalizzazione – che è uno degli elementi portanti del cambiamento tecnologico in corso – come quello delle infrastrutture e del costruito.

Cos’è la quarta rivoluzione industriale? Cercando di cogliere le tendenze mondiali in atto, nell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, di cui sono co-direttore assieme ai colleghi Giovanni Miragliotta e Sergio Terzi, abbiamo dato una definizione estesa di smart manufacturing, un concetto, tra i vari citati, in stretta relazione con il cambiamento portato con la quarta rivoluzione industriale.

Smart manufacturing è“una visione del futuro secondo cui le imprese manifatturiere, grazie alle tecnologie digitali, aumenteranno la propria competitività grazie alla maggiore interconnessione delle proprie risorse (impianti, persone, informazioni), siano esse interne alla fabbrica o distribuite lungola catena del valore”.

Dietro questa definizione si nascondono parecchi temi da dibattere. Pensando al perimetro interessato dal cambiamento, la quarta rivoluzione industriale avrà impatto sia all’interno della fabbrica che oltre ai muri della stessa: ciò porta a pensare ad una varietà di processi e attori nell’intera catena del valore a copertura del ciclo di vita di prodotti e asset industriali. Inoltre, con l’interconnessione delle risorse si aprono tante nuove opportunità che interessano parecchi portatori di interesse.

Se parliamo il linguaggio dei fornitori di tecnologie, le opportunità diventano, ad esempio, quelle dell’Internet of Things, dei Big Data e l’Analytics relativa, e del Cloud computing, tutte originate dall’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), piuttosto che le promesse dell’additive manufacturing o della robotica avanzata (co-bot e droni), che sono tecnologie innovative associate, per origine, più alla tradizione industriale e dell’automazione dei processi produttivi (Rimando alla consultazione del piano nazionale Industria 4.0 presentato lo scorso settembre per un quadro più ampio delle tecnologie abilitanti).

Se consideriamo la prospettiva dell’azienda manifatturiera, utente delle tecnologie, si delineano nuove opportunità per la gestione delle operations, ad esempio, nella gestione degli asset in un impianto industriale, piuttosto che nella creazione di nuovi servizi associati al prodotto, o nella collaborazione tra aziende lungo la supply chain. In questa prospettiva Industry 4.0 diventa un nuovo “strumento” per raggiungere l’obiettivo, sempre centrale, di garantire competitività per il business aziendale attraverso l’innovazione dei prodotti e dei processi industriali.

A tal riguardo mi sembra utile menzionare un caso che ho avuto modo di riscontrare: la presenza, in un’organizzazione aziendale, di un responsabile dell’operational excellence (eccellenza operativa) – parola non certamente nuova – e di un responsabile del programma Industry 4.0. È del tutto naturale, nella mia interpretazione, avere due figure professionali complementari che collaborano, perché la prima – che mira all’eccellenza operativa – rappresenta quanto cercato da sempre da un’azienda manifatturiera che fa del miglioramento dei processi industriali un cardine per la competitività, mentre la seconda – che studia le opportunità dell’industria 4.0 – serve alla gestione dell’innovazione portata con il nuovo paradigma pieno di promesse dalle tecnologie abilitanti, spendibili per l’eccellenza operativa.

A parte questo caso specifico usato solo a titolo esemplificativo (diverse scelte organizzative possono infatti rispondere alle medesime necessità), in fondo siamo sempre di fronte ad un “classico” problema di gestione del cambiamento indotto dall’evoluzione delle tecnologie, seppur con leve per l’eccellenza e la competitività non ancora del tutto conosciute negli impatti manageriali e organizzativi.

Continuando la prospettiva dell’azienda manifatturiera utente delle tecnologie abilitanti, oggi userei tre parole chiave per caratterizzare la ricerca dell’eccellenza e della competitività: la collaborazione, la velocità e la trasparenza.

La collaborazione è indotta naturalmente come opportunità conseguente all’interconnessione delle risorse; del resto, è necessaria dovendo gestire un parco di asset tecnologicamente complesso per l’elevata multidisciplinarietà che sottende a ciascun dispositivo (elettronica e ICT sono cresciute di molto accanto alle tecnologie più tradizionali).

Perché velocità? È ancora una potenzialità che consegue alla interconnessione tra più soggetti, anche dislocati in diversi ambiti geografici; allo stesso tempo, è anche il segno dei tempi perché oggi, e ancor di più domani, la competitività passa attraverso un’elevata responsiveness di fronte alle richieste del mercato, ciò che induce la necessità di essere flessibili, nel breve, e riconfigurabili, nel lungo termine, per disporre di un sistema di risorse pronto alla responsiveness (la parola responsiveness viene recentemente usata soprattutto nella letteratura scientifica per indicare una strategia di manufacturing orientata a prestazioni tempestive e affidabili per le consegna dei prodotti al cliente, e alla rispondenza ai bisogni del cliente attraverso le caratteristiche del prodotto consegnato. Non è quindi solo reattività anche se di certo il fattore tempo è importante, sia per quanto riguarda il progetto del prodotto che l’operatività del sistema produttivo).

E trasparenza? Questa caratteristica è un effetto diretto della maggiore digitalizzazione di prodotti ed asset industriali, grazie alla massiccia presenza di tecnologie elettroniche, dell’informazione e della comunicazione, e può avere varie ricadute positive, sia in efficienza che in efficacia, nella gestione delle operations.

La trasparenza è una caratteristica chiave per la Manutenzione, principio fondante di tutta l’attività per contribuire ad un’elevata efficienza nei processi e negli asset che sia al passo coi tempi, anzitutto con il potenziamento della politica di manutenzione su condizione. Oggi esistono molti meccanismi per guadagnare in trasparenza, primo fra tutti lo sviluppo dell’analytics per la manutenzione predittiva. Naturalmente questo sviluppo non viaggia da solo, dovendo essere integrato in un sistema di gestione.

La possibilità di collaborare mediante piattaforme ICT – che “collegano” la conoscenza della manutenzione in azienda con quella che risiede nel costruttore degli asset (OEM, Original Equipment Manufacturer) e/o nei fornitori di servizio – o di favorire la stretta connessione con gli operatori sul campo – con il supporto di dispositivi mobile che si giova oggi di nuovi prodotti (smart phone, tablet…) pur non essendo, a onore del vero, propria di questa rivoluzione industriale poiché se ne parla da più di un decennio – potranno, assieme alla predictive analytics ed altre soluzioni ICT, favorire la velocità di risposta desiderata, consona alle nuove sfide del business.

E che dire delle tecnologie industriali più innovative?

Cito un esempio con riferimento all’additive manufacturing e alle sue potenzialità per rivoluzionare la supply chain dei materiali tecnici.

Mi sono recentemente imbattuto in un’interessante notizia: un grande operatore logistico dichiara un progetto per l’integrazione della produzione additiva con stampanti 3D nella supply chain, con il supporto di un ben noto operatore IT per gestire la produzione additiva nel processo che va dalla digitalizzazione alla certificazione, fino all’ordine di produzione e la consegna, e un’azienda specializzata che offre una piattaforma di produzione che unisce alla stampa 3D altre tecnologie di produzione relativamente più tradizionali.

È una notizia che non riguarda la manutenzione? Niente affatto: uno dei benefici è proprio orientato all’esigenza di riduzione di inventari per parti a bassa rotazione, alias diverse parti di ricambio. Con materiali realizzati con l’additive manufacturing caratterizzati dalle stesse affidabilità certificate di quelli prodotti per via tradizionale, benefici e forze in gioco non potranno che muovere verso una direzione imprescindibile, che porterà ad un cambiamento ancora una volta caratterizzato da collaborazione di diversi attori lungo la supply chain e velocità di risposta di fronte alle esigenze di rimpiazzo nascenti dal parco degli asset installati.

Ciò detto, continuo a pensare il presente editoriale come un “pezzo” molto limitato, quindi insufficiente per sintetizzare un fenomeno complesso come la quarta rivoluzione industriale. In un prossimo editoriale mi propongo di offrire un ulteriore scorcio, direttamente a partire da qualche caso concreto oltreché dagli stimoli del recente Congresso Nazionale di Manutenzione organizzato da A.I.MAN. sul tema della “Manutenzione nelle Industrie e Infrastrutture 4.0”.

Mi pare infatti utile continuare nella linea di pensiero ora impostata, anche allargandone la prospettiva, pensando a tutto il raggio d’azione che non è coperto da questo editoriale, e che è già oggi e sarà ancor di più domani influenzato dalla tendenza alla digitalizzazione con effetti di maggiore trasparenza, velocità e collaborazione nella gestione degli asset: non solo smart manufacturing ma anche smart building nel costruito e smart infrastructure nelle infrastrutture, per citare due altri campi di applicazioni rilevanti.

Tornando al manifatturiero per chiudere, invito il lettore a riflettere in senso critico su quanto mostra la foto scelta per l’editoriale, proiettandosi nel futuro e pensando al cambiamento delle mansioni indotto dalla spinta di Industry 4.0.

Due semplici domande: cosa facciamo oggi in azienda? e cosa faremo domani? Alla prossima puntata per approfondimenti, anche avendo raccolto risposte a queste domande…

Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M