Quando l’esperto di manutenzione sale in cattedra

Intervista esclusiva a Barbara Tognolo, Docente di Discipline Meccaniche – Polo Tecnico Professionale di Lugo

  • Dicembre 22, 2022
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  • Figura 1: banchi di prova con colonnine di alimentazione per  pannelli didattici – Polo Tecnico Professionale di Lugo (RA)
    Figura 1: banchi di prova con colonnine di alimentazione per pannelli didattici – Polo Tecnico Professionale di Lugo (RA)
  • Figura 2: officina macchine utensili – Polo Tecnico Professionale di Lugo (RA
    Figura 2: officina macchine utensili – Polo Tecnico Professionale di Lugo (RA
  • Barbara Tognolo, Docente di Discipline Meccaniche – Polo Tecnico Professionale di Lugo
    Barbara Tognolo, Docente di Discipline Meccaniche – Polo Tecnico Professionale di Lugo

Ciao Barbara, attualmente sei docente di ruolo presso il “Polo Tecnico Professionale di Lugo (RA)” dove insegni agli studenti dell’IPSIA Manfredi iscritti all’indirizzo “Manutenzione ed Assistenza Tecnica”; precedentemente sei stata però Ingegnere di Manutenzione presso “MEMC Electronic Materials SpA di Merano (BZ)” e sei certificata Livello 2 (SuperVisor di Manutenzione) secondo il Regolamento CICPND. Quali sono state le motivazioni, personali e professionali, che ti hanno portato a questo cambiamento nel lavoro?

Le motivazioni sono per lo più legate a motivi personali; ho lavorato 9 anni in MEMC: sono arrivata, neolaureata, dopo la tesi fatta in Danimarca e ne sono uscita con un notevole bagaglio umano e professionale. In MEMC ho ricoperto diversi ruoli, sempre in ambito manutentivo e professionalmente sono cresciuta e maturata molto. L’ambiente “manutenzione” all’inizio non è stato semplice, anzi l’impatto è stato piuttosto duro ma penso che umiltà e desiderio di imparare, uniti a un forte attaccamento ai valori dell’azienda, alla fine abbiano premiato, in generale penso che alla fine premino sempre. Dopo la nascita della mia seconda figlia hanno iniziato a farsi sentire alcune mancanze e ha iniziato a pesare la lontananza dalla famiglia d’origine mia e di mio marito. L’azienda ha sempre dimostrato molto rispetto per il mio duplice ruolo di professionista e di madre e ha sempre cercato di concedermi, laddove poteva, la flessibilità di cui potevo avere bisogno, ma come spesso accade la genitorialità porta con sé paure, preoccupazioni per il futuro e anche una revisione delle priorità personali. Così, io e mio marito abbiamo deciso di tornare in Emilia-Romagna, non senza rammarico per ciò che professionalmente stavamo lasciando, ma consapevoli che anche questa regione ci avrebbe dato buone opportunità di lavoro.

La scelta di insegnare è legata a una curiosità verso questa professione che avevo sin da giovane, unita alla convinzione che possa, soprattutto in questi anni, aiutarmi a gestire meglio la famiglia.

L’importanza di un raccordo stretto tra Scuola e Mondo del Lavoro è chiara a tutti. Con la tua scelta di cambiare lavoro rappresenti un esempio di come – maturando una significativa esperienza sul campo – si può diventare docente, trasferendo così, su questa attività, le competenze che si sono acquisite in tanti anni di lavoro, nel tuo caso nel settore Manutenzione, con ruoli anche di responsabilità. Cosa ha insegnato il tuo passato in Manutenzione al tuo oggi come docente?

Il rimando alla mia precedente esperienza in azienda è quasi giornaliero. Questo è il mio quarto anno da docente in una scuola secondaria di secondo grado e insegno primariamente nel ramo professionale. Gli studenti degli Istituti Professionali già dalla classe seconda possono effettuare periodi in azienda, all’interno di quelli che sono chiamati PCTO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento). Ritengo che quello che può sembrare a molti un incontro “precoce” con il mondo del lavoro sia invece un momento formativo unico e difficilmente sostituibile. Lo penso per due motivi ben precisi. La scuola difficilmente può tenere il passo con l’evoluzione tecnologica che le aziende vivono quotidianamente e che oggi ha ritmi serratissimi. Può farlo puntando sulla formazione dei docenti, certo, ma rischia di rimanere un passo indietro se iniziamo a parlare di laboratori, attrezzature, macchinari e infrastrutture. Ebbene: gli stage aziendali sono il modo attraverso cui la scuola dà l’opportunità agli studenti di accedere a laboratori reali e a tutte quelle attività non sempre sperimentabili entro gli edifici scolastici.

I miei studenti hanno come obiettivo principale un rapido inserimento nel mondo del lavoro e questi periodi in azienda danno loro modo di sviluppare quel genere di competenze che in ambito scolastico risulterebbe più difficile acquisire.

Io stessa penso che se avessi avuto l’opportunità di vivere realtà produttive prima degli studi universitari avrei affrontato il successivo inserimento nel mondo del lavoro con una consapevolezza diversa

Nello specifico, il mio passato in manutenzione mi rende oggi una docente piuttosto pragmatica, che cerca di generare competenze attraverso il racconto e l’esempio di prassi aziendali che ormai ho interiorizzato e che fanno leva proprio sul confronto che gli studenti possono operare quasi in parallelo nei loro periodi di tirocinio in azienda.

Molti dei ragazzi che oggi imparano da te i basilari della Manutenzione, saranno i manutentori che troveremo domani nelle nostre fabbriche. Quali sono i messaggi chiave che ti impegni a trasmettere affinché i tuoi allievi comprendano il valore e l’importanza di questa professione?

I miei studenti sono poco inclini allo studio di nozioni teoriche e dimenticano in fretta definizioni dai termini troppo sofisticati, ma spesso hanno forti passioni e un gran bisogno di comunicare e mettersi in gioco. Quando mi trovo ad approcciare per la prima volta l’argomento “manutenzione” (per l’indirizzo “Manutenzione e Assistenza Tecnica” questo tema copre tutto il quinto anno ed è materia della seconda prova dell’esame di Stato per il conseguimento del diploma) lascio che siano loro a dirmi cosa gli viene in mente sentendo questa parola. Ne nascono riflessioni molto puntuali e sempre diverse che mi permettono di iniziare a raccontare quali sono gli obiettivi della manutenzione e le strategie attraverso le quali noi operatori la rendiamo possibile. Pur avendo in testa una chiara idea del taglio che voglio dare allo specifico intervento didattico faccio in modo che siano i loro esempi a fornirmi il materiale per spiegare in maniera pratica ciò che diversamente resterebbe una pura definizione da normativa. Insisto molto su alcuni punti a mio parere importanti per le giovani menti che mi trovo di fronte: 1) la manutenzione va di pari passo con la sicurezza di persone e ambiente, è un legame imprescindibile, non esiste l’una senza l’altra; 2) la manutenzione va prevista e considerata fin dalla fase di progettazione di una macchina/impianto: pensare alla manutenzione di una macchina solo dopo che questa è stata costruita e magari installata è una pratica sorpassata e dai risvolti spesso costosi; 3) non esistono strategie manutentive valide in assoluto, esistono invece persone che, basandosi su un’attenta analisi di criticità, prendono decisioni a volte modificabili nel corso del tempo; 4) la manutenzione è un processo di miglioramento continuo, non è statica ma è in continua evoluzione, il suo monitoraggio è la chiave per perpetuare il miglioramento.

Quale sono, secondo te, le competenze di base del manutentore che opera in un contesto industriale 4.0? Come accompagni i tuoi allievi a desiderare di svolgere una professione che si pone a tutela e garanzia del bene collettivo e quindi a diventare protagonisti della Economia Circolare?

Con la riforma degli Istituti Professionali del 2017 il diplomato di istruzione professionale nell’indirizzo “Manutenzione e assistenza tecnica”: pianifica ed effettua, con autonomia e responsabilità coerentemente al quadro di azione stabilito e alle specifiche assegnate, operazioni di installazione, di manutenzione/riparazione ordinaria e straordinaria, nonché di collaudo di piccoli sistemi, macchine, impianti e apparati tecnologici. Il contesto industriale 4.0 richiede al manutentore conoscenze in ambito sia elettrico che meccanico, che deve apprendere grazie alla scuola e concretizzare durante le attività di PCTO; ma richiede soprattutto spirito critico, capacità di applicare in ambiti diversi principi teorici interiorizzati durante i periodi di formazione, il tutto con uno sguardo sempre attento agli aspetti di sicurezza. Fondamentale, perché i ragazzi apprezzino le mille ricadute della manutenzione (anche in termini di opportunità professionali) è far nascere in loro una sana curiosità. La presentazione di best practices, l’analisi delle modalità e delle cause di guasto degli apparati comunemente studiati a scuola, il ragionamento autonomo sulle possibili politiche manutentive da adottare su un dato asset mostra loro l’aspetto più creativo e quasi mai noioso di questa professione. Devo dire poi che prospettare loro anche una plausibile crescita professionale, da operatore di produzione a manutentore a capo squadra a tecnico di reparto, spesso aiuta a far assaporare quell’indipendenza (anche economica) che ragazzi ormai maggiorenni iniziano ad agognare.

A giugno del 2015, proprio su questa rivista, hai pubblicato, con un collega di MEMC, un interessante e, in quel momento, innovativo, articolo sul tema della Sicurezza Comportamentale, testimoniando cosa MEMC stesse facendo per la sicurezza del proprio personale.

La Sicurezza rappresenta, in manutenzione, un Valore assoluto. In che modo entra nei tuoi programmi formativi?

Nel 2021 ho conseguito la certificazione di Formatore per la Sicurezza in accordo al Dlgs81/08 e insieme a un piccolo gruppo di colleghi mi occupo della formazione di studenti, docenti e di tutto il personale della scuola. Il nostro istituto è inquadrato nel livello di rischio medio, ma noi docenti di discipline tecniche, avendo l’opportunità di eseguire attività laboratoriali dobbiamo obbligatoriamente essere formati per un livello di rischio ALTO come lo sono anche tutti gli studenti. Da quest’anno possiamo garantire a tutti gli studenti delle classi prime formazione completa in accordo al Dlgs/81 sino al rischio elevato. All’interno delle discipline tecniche permane inoltre una trattazione più vicina ai rischi specifici dei macchinari/impianti/attrezzature che gli studenti si trovano ad utilizzare: banalmente anche mentre si spiegano le macchine utensili si può e si deve proporre agli studenti uno sguardo critico sugli accorgimenti di sicurezza che devono essere presenti sulla macchina o rappresentati da prassi consolidate di lavoro.  

Che si tratti di corsi specifici sulla sicurezza o di spunti che emergono durante le lezioni cerco sempre di avere un’attenzione particolare nei confronti di tutti quegli studenti che sono prossimi ad affrontano le attività di stage. L’approccio che tengo quando faccio le ultime raccomandazioni prima della partenza è quello imparato in azienda, una sorta di slogan. “Un bravo manutentore non sarà solo colui che risolverà il guasto nel più breve tempo o al minor costo… ma anche senza mettere in pericolo sé stesso e gli altri”.

Gli stage in azienda sono un momento formativo unico, come ho già sottolineato, ma rappresentano anche un momento molto delicato in cui occorre una forte collaborazione fra azienda e scuola. Avendo lavorato in azienda mi rendo conto di quanto tempo e risorse comporti l’accoglienza di uno studente, se affrontata con l’importanza e l’attenzione che merita. D’altra parte, mi rendo conto che la scuola deve dare il massimo supporto attraverso la figura del tutor scolastico, che ha la responsabilità di supportare studente e azienda in questo percorso. Al primo posto va sempre messa la sicurezza. Fortunatamente ho avuto modo di constatare che le aziende che collaborano col nostro istituto non sono avventate nella scelta delle mansioni da affidare ai ragazzi e attraverso un colloquio conoscitivo iniziale e visite periodiche da parte dei docenti riusciamo a garantire dei percorsi formativi adeguati e sicuri.

Da tempo A.I.MAN., consapevole del proprio patrimonio culturale sulla Manutenzione, ha avviato un progetto di collaborazione con la Scuola, avente l’obiettivo di favorire l’introduzione degli insegnamenti sulla Manutenzione in tutti gli Organismi Scolastici. Cosa può fare l’Associazione per la Scuola, cosa può fare la Scuola per A.I.MAN.? E cosa puoi fare tu per la Scuola, in quanto Socio A.I.MAN.?

La scuola, recependo anche quelle che sono le necessità del tessuto industriale italiano, ha da tempo riconosciuto la necessità di formare i giovani alla professione di manutentore per altro disegnando un indirizzo ad hoc all’interno dell’istruzione professionale (già con la riforma Gelmini del 2010). Una sinergia fra A.I.MAN. e la Scuola rappresenta una garanzia sul comune obiettivo di diffondere la cultura manutentiva nei nostri giovani e andrebbe potenziata iniziando magari da un coinvolgimento più diretto dei docenti (anche in occasione degli eventi di cui l’Associazione si fa promotrice) e da una comunicazione mirata all’utenza scolastica.

La mia conoscenza con A.I.MAN. è stata resa possibile grazie all’azienda in cui ho lavorato ma noto che in ambito scolastico l’Associazione è forse ancora poco conosciuta o vista come un ente di formazione parallelo, cosa che non è affatto. Penso che come me molti docenti potrebbero trovare in A.I.MAN. una fonte di approfondimento e apprendimento permanente che ci aiuti a rendere le tematiche che siamo chiamati a insegnare meno nozionistiche e più aderenti alle realtà delle aziende italiane.

Personalmente, anche una volta conclusa la mia esperienza in azienda ho sempre cercato di partecipare, attraverso i webinar, a eventi quali “Il Mese della Manutenzione”. Ho selezionato quegli interventi che oltre a soddisfare un interesse personale potevano rappresentare una sorta di “ispirazione” per le mie lezioni. Mi rendo conto che si tratti di eventi mirati a una platea principalmente composta da direttori di stabilimento, direttori tecnici e responsabili di manutenzione, ma spero che fra le figure tecniche collegate all’ambito manutentivo si contino anche i docenti che come me intendono rimanere aggiornati sull’evoluzione della manutenzione nel panorama italiano ed europeo.

Quanto al mio (piccolo) contributo, auspico che possa esprimersi in un impegno nell’avviare un processo di avvicinamento di A.I.MAN. alla scuola anche attraverso suggerimenti sulla possibile ideazione di eventi alla portata di un pubblico giovane, fatto di studenti, sicuramente meno esperto ma potenzialmente affascinato da quel magico mondo che è la manutenzione.